L’obiettivo della precarizzazione del settore della Formazione professionale è ad un passo dall’essere raggiunto.
In una formazione professionale colabrodo che ha ingrossato le fila dei disoccupati, scardinato in parte il sistema clientelare che legava taluni enti a precisi ambienti politici, disatteso le leggi regionali, mortificato il Contratto collettivo nazionale di lavoro della categoria il ruolo della rappresentanza è fallito. E le critiche piombate da più parti ne sono la logica conseguenza. E non potrebbe essere diversamente. Le associazioni degli enti formativi hanno perso l’occasione di espellere per tempo gli enti canaglia, di allontanare ed isolare coloro che operavano in maniera allegra e clientelare. Anche i sindacati in generale, hanno perduto le tante occasioni per contrastare incisivamente sulle scelte del Governo del presidente Rosario Crocetta, ripiegando sempre e comunque sulle posizioni dell’esecutivo regionale.
Negli ultimi anni sono stati siglati protocolli d’intesa e accordi che – alla luce dei fatti – sono serviti solamente a garantire al Governo regionale di rinviare le criticità nel tempo senza assumere alcuna decisione, in attesa che i fatti giudiziari dessero la spinta – quasi naturale – al licenziamento di migliaia di lavoratori. Oggi si contano circa 4000 operatori della formazione professionale che rischiano di perdere seriamente il posto di lavoro.
Un susseguirsi di iniziative dall’Albo regionale degli operatori aggiornato- ‘svenduto come la soluzione a tutti i mali’ – per finire alla mobilità orizzontale regionale, passando per il contratto di solidarietà difensiva che nell’intento di contenere la ‘macelleria sociale’, di fatto l’hanno amplificata.
Senza dimenticare il progetto ‘Prometeo’, nato per garantire un posto di lavoro ‘precario’ a 1415 operatori e franato sotto i colpi dell’inadeguatezza del Ciapi di Priolo, carente di organizzazione e risorse umane sufficienti a dare adeguate risposte. Sono meno di 700 gli operatori che oggi lavorano nella classi, più o meno vuote di allievi.
Il modello pubblico introdotto dal Governo Crocetta nella Formazione professionale e nella politiche di orientamento attraverso l’approvazione dell’articolo 14 della legge regionale n.13 dell’11 giugno 2014, modificativa dell’articolo 12 della legge regionale 26 novembre 2000, n.24, in tema di Servizi per l’impiego, alla luce dei fatti, dei numeri e dei lavoratori sospesi o licenziati, ancora a spasso, è fallito.
Con l’inizio del 2015 e la consapevolezza di aver ereditato tutti i problemi e le criticità che assillano il settore della Formazione professionale da anni, nel mondo sindacale torna il fermento per riflettere sulle possibili azioni da intraprendere per venire incontro al disorientamento dei lavoratori che mantiene alta la tensione sociale.
Anche nel mondo sindacale ovviamente vanno fatti i distinguo. Ogni organizzazione sindacale ha la sua storia e vanta una sua personale capacità di ‘penetrazione’ tra i banchi dell’Assemblea regionale siciliana oltre che a Palazzo d’Orleans, sede del Governo regionale.
Non tutte le sigle sindacali possono vantare una rappresentanza più o meno folta al Parlamento siciliano e tra i componenti della giunta regionale guidata dal presidente della Regione Crocetta.
Ci sono sindacati nell’Isola che, in questo preciso momento della storia politica siciliana, esprimono un peso non indifferente nelle decisioni strettamente politiche all’interno di alcuni partiti di maggioranza che all’Ars sostengono le sorti parlamentari dell’esecutivo Crocetta.
Parlamentari di chiara provenienza sindacale che sulla formazione professionale hanno assunto, a seconda della criticità trattata, posizioni sempre e comunque compatte ed in linea con un proprio disegno politico di pensare e riorganizzare la Formazione professionale con contenuti non sempre chiari. Di certo, se il caos, dopo due anni di Governo Crocetta e la ‘macelleria sociale’, continuano a rappresentare una costante nel settore, se i perdenti posto sono aumentati raggiungendo la ragguardevole cifra di circa 4000 operatori, una certa dose di responsabilità questo ambiente politico-sindacale lo deve pur avere. Quanto meno, trattandosi di politici con l’animo sindacale, nel senso di non aver saputo (o voluto) arginare lo scempio sociale e difeso i lavoratori, il sistema delle tutele e le regole poste a governo del sistema formativo, non ultimo il rispetto e l’applicazione degli istituti contrattuali.
Per la verità, qualche sindacato, pochi per la verità, da tempo oramai si distingue per le battaglie portate avanti a sostegno delle ragioni dei lavoratori. Tra questi e per ragioni diverse è possibile annoverare la Cisl. Nel passato sono tanti gli articoli che raccontano delle scelte – talora forti e coraggiose – operate dal sindacato che è stato guidato da Maurizio Bernava prima di ricoprire lì incarico di segretario confederale a Roma.
La Cisl, guidata da qualche settimana in Sicilia dal nuovo segretario generale Mimmo Milazzo, ha sentito il dovere di replicare al nostro articolo di ieri dove, parlando di crisi della rappresentanza, abbiamo richiamato le responsabilità anche del mondo sindacale in un settore come la Formazione professionale, ormai alla deriva sociale.
Dalla segreteria regionale della Cisl Scuola fanno sapere al nostro giornale che: “Il sindacato non ha mai mollato ed ha lottato e continua a farlo vicino ai lavoratori, iscritti e non, tant’è che si è occupata e continua ad occuparsi dei tanti problemi non ancora risolti, come nel caso, per esempio, della Cassa integrazione guadagni in deroga”.
Il sindacato riferisce che: “Proprio il 7 gennaio scorso si è tenuta una riunione presso la Cisl Scuola di Palermo, alla presenza di Francesca Bellia, segretario regionale Cisl Scuola, Serena Russo, coordinatore Cisl Palermo per la formazione professionale, Vito Tartamella, coordinatore per la Formazione professionale di Trapani, iscritti e lavoratori del settore, per programmare azioni concrete ed unitarie atte a far capire che il sindacato non intende abbassare la guardia e che la tensione nel settore resta alta, visto e considerato le insufficienti e inconcludenti risposte da parte del Governo e dell’amministrazione regionale”.
In particolare la Cisl Scuola denuncia la paradossale situazione in cui versano gli uffici del dipartimento regionale Formazione professionale sulla vicenda dei circa 200 mandati di pagamento a fine anno rimbalzati tra il Servizio gestione e la Ragioneria.
“Sulla situazione dei rilievi ai 200 mandati posti dalla Ragioneria tornati indietro all’Ufficio erogazione – fanno sapere dalla Cisl scuola – resta la confusione. Purtroppo dal 29 dicembre ad oggi non sono ancora state fornite le risposte dai funzionari della Ragioneria sui motivi posti alla base dei rilievi. Resta, quindi, ancora aleatoria la documentazione a conferma della lentezza burocratica che appesantisce mostruosamente l’iter che dovrebbe portare al riconoscimento delle retribuzioni ai lavoratori”.
Va aggiunto senza fronzoli che, speculare politicamente ed elettoralmente sulla pelle di 8000 operatori è un responsabilità che deve far riflettere coloro che vantano un ruolo per decidere, per arrestare la ‘macelleria sociale, per porre fine all’emergenza con misure e interventi straordinari che pongano fine alla crisi strutturale.
Serve buon senso e la volontà di tutti, Governo regionale e Parlamento siciliano. Adesso la partita si gioca sul terreno parlamentare in sede di discussione del disegno di legge di stabilità e della riforma del settore, il cui testo dovrebbe essere incardinato per la discussione in Commissione Cultura e Lavoro all’Ars nei prossimi giorni.
32 commenti
Da @SiciliaOnPress: La crisi della rappresentanza sindacale all’ombra della precarizzazione di 8000 oper… – {c… http://t.co/LBkZ8DqSrZ
Non c’è crisi della rappresentanza sindacale, c’è l’azzeramento.
CONTRATTI DI SOLIDARIETA’
Si segnalano le novità che, in atto, si registrano sui contratti di solidarietà.
1. Contratti di solidarietà difensivi ex art. 1 della legge n. 863/1984: diversamente da quanto operato per lo scorso anno dal 1° gennaio 2015 l’integrazione torna ad essere del 60%.
2.Contratti di solidarietà ex art. 5 della legge n. 236/1993: per tali contratti previsti per le imprese non rientranti nel campo di applicazione della Cigs e, nel tempo estesi anche alle aziende con meno di 15 dipendenti, per il 2015 non risulta alcun specifico finanziamento proveniente né dalla legge di stabilità 2015 (n.190/2014), né dal D.L. “mille proroghe” (n.192/2014) in corso di conversione.
(Fonte: Studio Vitale & Associati Caltanissetta)
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Ma è’ mai possibile che fino ad ora l’unico tentativo di normare per legge la possibilità che il dipartimento formazione professionale paghi direttamente le spettanze dovute agli ottomila lavoratori così come previsto dalla legge nazionale lo abbia fatto il direttore di un ente di formazione e per giunta attirandosi le ire un po di tutti ?
Messina se è vero risponda.
Ma gli altri tutti gli altri dove erano ?
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