E’ ufficiale: la Sicilia colonizzata dall’impero romano. La storia che si ripete? Pare proprio di si. Non deve sembrare un paradosso ma semmai la cruda constatazione di uno stato di fatto a cui si giunge analizzando lucidamente la degenerazione politica, economica e sociale che si respira nella Regione siciliana. C’è lo zampino romano in una Terra paralizzata, senza mordente e in caduta libera.
In Sicilia il disorientamento generale è alimentato dal cocciuto atteggiamento del Governo Crocetta di proseguire imperterrito per la sua strada. Un percorso politico che miete sempre più ‘vittime’, in una macelleria sociale senza precedenti che non risparmia nessun settore dell’economia. Emergenza rifiuti, contenimento della spesa pubblica, riforma degli enti locali, riorganizzazione dei forestali e dei precari degli enti locali, il trasporto locale urbano e la rete ferroviaria siciliana, senza dimenticare la rete ospedaliera e gli sprechi nella sanità sono e restano pesantissimi macigni.
È nel settore della Formazione professionale, però, che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha profuso i maggiori sforzi nell’intento di esercitare il suo potere volto a smantellare non solo le fondamenta e l’impalcatura su cui ha ruotato per 38 anni il sistema formativo regionale ma anche la sua architettura. Un settore volutamente orfano di un progetto alternativo che si ritrova con 8000 famiglie nel panico, impoveriti e senza futuro. Una sfilza di provvedimenti adottati negli ultimi due anni dall’esecutivo regionale che ha degenerato il clima sociale, presto trasformatosi in macelleria e quindi dramma familiare.
E la Sicilia appare sempre più come una sorta di ‘tirannide’ in salsa moderna. Senza scomodare illustri personaggi della storia antica, come Dionisio da Siracusa, il Governatore della Sicilia si presenta, ogni giorno che passa, come un condottiero, una sorta di ‘Tiranno’, per la’appunto, rinchiuso nella fortezza – Palazzo d‘Orleans – per difendere le proprie scelte e quelle degli amici degli amici e tutelarsi dal fuoco politico ‘nemico’. Un sorta di moderno ‘Tiranno’, dicevamo, che tira avanti per la sua strada lasciando dietro di se, incurante della sorte riservata al suo popolo, mietendo disoccupati d’ogni età, in un dramma sociale senza precedenti che assomiglia ad una moderna forma di pestilenza: quella dell’angoscia del posto di lavoro perduto, delle depressione che pervade uomini e donne, madri e padri di famiglia sfiancati dall’assenza di una prospettiva futura. In una sola battuta: un popolo perde la speranza di un giorno migliore. Ed è la fine.
Un sorta di Tiranno, come dicevamo, che, giocando d’astuzia sulla politica orientata verso i giovani, con frasi ad effetto e bei propositi, ha scippato, due anni fa, la fiducia ‘elettorale’ al suo popolo, convincendo tutti che la Sicilia, sotto la sua guida, avrebbe registrato una ripresa economica, tornando all’antico splendore, puntando proprio sulle nuove generazioni. Un tradimento al popolo siciliano – non solo ai giovani – di dimensioni che appaiono sempre più ‘inumane’ e che alimenta una bomba sociale pronta ad esplodere.
I numeri sono schiaccianti e non ammettono giustificazioni. La Sicilia resta il fanalino di coda delle politiche attive del lavoro indirizzate ai giovani. I tirocini formativi, dopo lo scandaloso ‘flop-day’ dell’agosto 2014, restano al palo ed il piano della Garanzia Giovani Sicilia comincia solo adesso a muovere i primi timidi passi in avanti dopo otto mesi di agonia. Per non parlare del Piano Giovani, rimodulato per ben quattro volte in 24 mesi e che non decolla, con le risorse sempre più ridotte dal governo romano ‘sanguisuga’. Ed intanto i giovani che non studiano, non lavorano e non cercano occupazione (Neet) sono circa 400 mila. Per non parlare della dispersione scolastica che ha raggiunto dimensioni davvero preoccupanti che lasciano supporre ad una prossima nuova ondata di microcriminalità soprattutto nelle aree metropolitane e nei quartieri degradati delle grandi città. Tutto l’opposto della legalità tanto sbandierata dal Governo regionale.
Il paradosso è che, nell’ipocrisia generale dove i politici, eletti a Roma e quelli che scaldano la poltrona a Sala d’Ercole all’Ars, fatte le dovute eccezioni, hanno preferito comodamente tenere la testa sotto la sabbia tirando a campà, si è dovuto attendere l’arrivo di un ‘condottiero’ inviato dal governo centrale che appare sempre più come una sorta di impero romano per certificare la sconfitta dell’era crocettiana.
Il fallimento del progetto politico del centro-sinistra siciliano è tutto nel contenuto del Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) e certificato dall’inviato romano, Alessandro Baccei. È il resoconto drammatico, quello descritto dal ‘condottiero’ fiduciario del cosiddetto ‘impero roamano’, mandato giù in Sicilia a controllare le casse regionali nello atrategico ruolo di assessore all’Economia. Dal racconto viene fuori una Sicilia martoriata dalle mancate riforme,dilaniata dagli sprechi in consulenze, dove nulla funziona, con le famiglie sempre più povere che non arrivano nemmeno alla fine della prima settimana del mese, ed i giovani che scappano verso l’ignoto alla ricerca di un luogo sicuro dove costruire il progeto di vita con la disoccupazione, infine, che dilaga sempre più. Un quadro apocalittico, un’ammissione di grave colpevolezza da parte dell’amministrazione Crocetta, incapace, in oltre due anni di lavoro, di fare qualcosa di buono per i siciliani. L’assessore/condottiero Baccei sembra aver raggiunto così l’obiettivo di descrivere una ‘colonia’ sull’orlo del precipizio economico e sociale che non può più fare a meno del governo centrale, ossia del richiamato – in senso ironico – impero romano.
Un successo, quindi, quello ottenuto dalla potenza romano, targata sempre centro-sinistra, attraverso le ammissioni dell’assessore Baccei, che dà il via libera alla definitiva colonizzazione dell’Isola. Roma potrà, dunque, comandare indisturbata sulla Sicilia e continuare il saccheggio delle casse regionali, basti pensare alla mancata compensazione con le accise del maggiore gettito prelevato dalla produzione petrolifera sulla compartecipazione alla spesa sanitaria nazionale senza dimentica la mortificazione dello Statuto siciliano conquistato con il sacrificio del popolo siciliano. Non è un caso che in assenza di interventi di sostegno economico da parte di Roma, la Sicilia non sarà in grado di chiudere il bilancio, soffocato dagli ultimi provvedimenti assunti del governo centrale.
Si concretizza così la ‘conquista’ di Roma a danno della colonia ‘Sicilia’.
Sicilia ON Press. Tutti i diritti riservati. Testata giornalistica registrata al Tribunale di Agrigento al n. 314 del 10/01/2013. Direttore: Franco Pullara. Società editrice: SE.CO.FORM. S.R.L.
Sito creato da Salvo Vinciguerra Architetto.
La Sicilia cede a Roma sotto le macerie di 8000 formatori scippati del futuro
By vedisotto5 Minuti di lettura
7 commenti
E le Procure della Repubblica, che potrebbero fare qualcosa (i precedenti ci sono, vedi Berlusconi), tengono, come le figure citate nell’articolo, la testa sotto la sabbia.
Vertenza Formazione Professionale – Comunicato stampa – Nessuna riforma ma solo licenziamenti collettivi nel settore della Formazione professionale siciliana. Per questo siamo pronti a riprendere la protesta. Daremo voce alla disperazione dei lavoratori, da mesi senza stipendio e senza occupazione. Questa famiglie hanno bisogno di risposte immediate e concrete o altrimenti a Giugno sarà la morte completa del settore e di oltre ottomila operatori”. Lo dice Giuseppe Raimondi, della segreteria della Uil Sicilia, che insieme a Cgil e Cisl, ha chiesto già un incontro al Presidente Crocetta e agli assessori Lo Bello e Caruso. E Raimondi continua: “Manca ancora una programmazione per la futura attività formativa e dal Governo nazionale arrivano solo tagli agli ammortizzatori sociali. A pagare il conto saranno come sempre le fasce più deboli. Per questo chiediamo alla Regione un cambio di rotta. E’ necessario subito un confronto con le organizzazioni sindacali per rilanciare il settore e dare certezze a questi lavoratori. Intanto la prossima settimana la Corte europea dovrebbe esprimersi sull’ammissibilità del ricorso della Uil Scuola in merito all’esclusione degli enti dai benefici della cassa integrazione in deroga. Infine – conclude Raimondi – anche i nostri iscritti potranno partecipare allo sciopero del settore indetto il prossimo 06/febbraio!
La colonizzazione è stata facile perché i veri colonizzatori stavano proprio nelle viscere della nostra terra, proprio Serpi in seno. I nomi si conoscono sono chiari a tutti . Ed è proprio a loro che dobbiamo dire Grazie. Grazie per la rivoluzione, che porterà alla rivolta, grazie per le incapacità espresse , grazie per l ignoranza profusa e palesemente messa in atto, provvedimento su provvedimento.
Ancora grazie
Allerta – incominciano ad arrivare segnali negativi su finanziamento Contratti di solidatietà – chi ha notizie lanci sulla rete
il 6 feb tutti insieme
Il tutto è sempre impiantato per garantire gli amici degli amici…prima si configurano gli appalti e succesivamente le assunzioni…povero colui che non ha santi …..In paradiso, alla faccia delle riforme anticorruzione ed antimafia-
6 FEBBRAIO 2015: MARCIA PER I DIRITTI DEI LAVORATORI DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE!!!
Alla luce delle dichiarazioni vuote ed inconcludenti dell’Assessore Lo Bello, di quelle preoccupanti del D.G. Silvia, del silenzio totale dell’Assessore Bruno Caruso e degli scarsi risultati della D.G. Corsello riteniamo ormai improcastinabile l’intervento del Governatore della Sicilia per fare chiarezza sul futuro di 8.000 lavoratori della Formazione Professionale!
La riforma delle pensioni, non l’ha fatta Monti e la Fornero, loro hanno prestato la faccia, la riforma l’hanno voluta tutti i partiti e tutti i sindacati insieme appassionatamente, per continuare a garantirsi il loro status quo.
La riforma della formazione professionale in Sicilia, la vogliono tutti i partiti e tutti i sindacati, Crocetta Scilabra Lo Bello, sono solo delle comparse, che pensano di trarne vantaggi politici personali.
Bisogna solo far sì che la Commissione parlamentare speciale d’indagine e studio sulla Formazione professionale, appena nominata, sia affiancata da una commissione parallela formata da un gruppo di noi operatori della formazione professionale.
Noi sappiamo bene come sono andate le cose, e abbiamo la certezza assoluta che non vogliamo per nessun motivo pagare colpe altrui.
Tutti i politici che hanno ricoperto incarichi di assessore e presidente della Regione, dovranno essere messi a confronto con il numero delle assunzioni nella formazione professionale, mentre loro ricoprivano l’incarico.
Sì scopriranno in questo modo i loro conseguenti successi elettorali, e l’inizio della fine della nostra attività lavorativa.
Se siete d’accordo, facciamo presto.