Ieri sera, seduta del Consiglio comunale caratterizzata dai rinvii. Rinviata la decisione sulla nomina della commissioni sulle Pari opportunità e sulla supplenza del consigliere Carmelo Vassallo Todaro.
L’assise comunale ha preferito non decidere e rinviare sulla proposta della commissione per le Pari opportunità risalente al 2011 per riaprire i termini e consentire nuove domande di partecipazione.
Sulla supplenza di Vassallo Todaro è stata approvata con i voti favorevoli della maggioranza e dell’opposizione, con la sola astensione di Stefano Valenti, la proposta di Antonio Palumbo del rinvio per consentire al Comune di acquisire i pareri legali.
“Non posso fidarmi – ha detto il consigliere di Rifondazione comunista – dello stesso dirigente che prima ha portato avanti la supplenza e adesso ne chiede l’annullamento”. A tal proposito sia Palumbo che il presidente del Consiglio comunale hanno chiesto al sindaco di adottare i dovuti provvedimenti sul dirigente comunale. Non sono, tra l’altro, mancati momenti di forte contrasto tra il sindaco, favorevole all’immediato annullamento, e il presidente del Consiglio comunale e Antonio Palumbo di parere opposto a Manganella.
Assolutamente singolare è stato, comunque, il metodo scelto dal civico consesso per arrivare alla votazione del rinvio del punto all’ordine del giorno. Proprio all’inizio del dibattito sulla “supplenza” hanno deciso di sospendere i lavori per quindici minuti per ragionare fuori dall’aula Falcone Borsellino. Un fatto mai visto prima, hanno abbandonato il luogo deputato al dibattito pubblico per andarsene a ragionare, tutti inseme maggioranza e opposizione, negli uffici della presidenza. Come dire, a Favara è sempre di più e si supera la regola del rinvio per consentire alla singola maggioranza o alla singola opposizione o a un singolo gruppo di sospendere per discutere nel chiuso di una stanza sulla posizione da adottare su un punto. Nella nostra realtà tutto il Consiglio si sposta dall’aula e si trasferisce in un luogo chiuso al pubblico per decidere. Da noi è così.
