Ricorre il quindicesimo anniversario della morte di Mpari Nto, Antonio Lombardo
Mpari non stava per compare, ma per compagno. La sua fede era il Comunismo. Non è stato un eroe, come tutti soggetto ai dolori, alle gioie della vita, al bisogno, alle ansie, alle legittime attese, mai una volta, comunque, girò le spalle ad un suo concittadino vittima della supremazia e dell’arroganza , in particolare, del pubblico potere.
Chi non riusciva ad ottenere un suo diritto andava da Mpari Nto, che, senza perdere tempo, attaccava a muso duro la casta politica dai banchi del Consiglio comunale o dai microfoni della sua emittente privata, Radio Onda Rossa.
“Nu tegnu gruppa a nuddru (non mi faccio cavalcare da nessuno”. E non si è fatto cavalcare neppure dalla morte che “governò e programmò” anche nei minimi particolari. Consapevole che la vita gli si stava spegnendo, scelse, acquistò e si fece portare a casa la bara. Fece preparare la lapide da posare sulla sua tomba con scolpite la falce e il martello simbolo del Pci.
Ho raccontato questi fatti sul giornale “La Sicilia” e Rai Uno “La vita in diretta” all’epoca condotta da Michele Cucuzza fece propria la notizia e inviò telecamere e giornalista a Favara per riprendere Mpari Ntò.
Esorcizzò la morte, felice di avere per se la scena nazionale. Mostrò la bara, tenuta nel magazzino, la lapide ancora in via di definizione, ma gli brillavano gli occhi quando indicò al giornalista di Rai Uno la bandiera rossa posata su un pilastro all’ingresso della abitazione. Quella bandiera c’è ancora, i figli hanno voluto continuare ad esporla, per rispettare la volontà del loro genitore.
Sono passati quindici anni, la sua storia, le sue lotte vivono ancora nel ricordo dei concittadini e dei suoi compagni del partito di Rifondazione comunista. La sezione di Favara porta il suo nome, Antonio Lombardo.