La corda si è spezzata.
Con la sentenza n.312 del 2015 pronunciata dal Tribunale amministrativo regionale per la Sicilia sulle nuove ‘Disposizioni per l’accreditamento degli organismi operanti sul territorio della Regione siciliana è stato decretato il fallimento del Governo regionale, guidato dal presidente Rosario Crocetta, nel settore della formazione professionale. Era stato abbondantemente scritto, era stato più volte raccontato che l’introduzione di norme in aperta violazione con la Carta costituzionale e con diverse leggi avrebbe portato a sbattere. Eppure, l’esecutivo regionale, l’assessore alla formazione professionale dell’epoca, con il codazzo di collaboratori e pseudo esperti e l’allora dirigente generale al dipartimento al ramo, Anna Rosa Corsello, non han no voluto sentire ragioni ed hanno pensato bene, invece, di poter ‘imporre’ restrizioni, per esempio alla libertà di difesa, tentando – forse – di condizionare gli attori del sistema, come più volte raccontato a denti stretti da diversi operatori. Adesso che è venuta fuori la verità il rischio è che il sistema si arresti ed a piangerne le conseguenze, tanto per cambiare, potrebbero essere gli operatori della Formazione professionale.
Dalla sentenza dei giudici amministrativi, che hanno accolto le ragioni degli enti ricorrenti (ricorsi n.2451 e 2473 del 2013), emergono due aspetti che ritornano in pista prepotentemente.
Il primo è che l’amministrazione non poteva e non può procedere a revocare l’accreditamento agli enti gestori a seguito di una lite o contenzioso in corso. Bisognerà capire se, nel frattempo, si siano conclusi procedimenti di revoca per tale ragione. Il secondo è legato al procedimento di formazione del provvedimento amministrativo.
Dalla lettura della sentenza il quadro che emerge è chiaro: il procedimento va rifatto.
Riportiamo il passaggio della citata sentenza al riguardo per tracciare, successivamente, gli eventuali scenari.
“Le disposizioni ‘de quibus’ hanno infatti la caratteristica della novità, introducendo condizioni, caratterizzate altresì dalla generalità ed astrattezza, ulteriori rispetto a quelle fino a quel momento esistenti l’accreditamento di enti di formazione e per il mantenimento dello medesimo status: in altri termini quelle di cui si discute si atteggiano quali vere e proprie norme di carattere secondario rispetto la disciplina primaria. Ciò considerato, è altresì incontrovertibile che l’Ordinamento della Regione Siciliana non consenta l’introduzione di norme di carattere regolamentare attraverso modalità diverse da quelle previste dalle disposizioni statutarie, come per altro recentemente ribadito da questo Tribunale (sez. II, 20 maggio 2009 n. 952 e con Sez. I, 15 marzo 2010, n. 2927). Invero dagli artt. 2 e 3 del Decreto Legislativo del Presidente della Regione Siciliana 28 febbraio 1979 n. 70 si ricava che nell’Ordinamento siciliano i regolamenti devono essere deliberati dalla Giunta di Governo ed adottati nella forma del Decreto Presidenziale, mentre ai singoli assessori spetta esclusivamente il potere di proporre l’adozione di regolamenti nelle materie di rispettiva competenza”.
Gli effetti sono duplici ed alternativi.
Una prima strada potrebbe portare l’amministrazione regionale a dover ricostruire il percorso amministrativo avviando una procedura che porta, vista al natura regolamentare delle ‘Disposizioni per l’accreditamento’, al decreto del Presidente della Regione.
E per far questo l’opzione potrebbe essere quella di mettere in moto la procedura che prevede il parere del Consiglio di giustizia amministrativa in sede consultiva, della Corte dei Conti e dell’Ufficio legislativo e legale. Procedura che comporta mesi e mesi di lavoro.
L’alternativa è quella di presentare il ricorso al Cga sulla procedura oggetto di contestazione, tenendo anche conto che il sistema di accreditamento precedente si reggeva comunque su un decreto assessoriale.
Sicuramente l’amministrazione regionale si dovrà confrontare con gli organi di consulenza ed in primis l’Avvocatura dello Stato, per individuare il percorso più rapido per uscire fuor da questo empasse.
Indubbiamente si dovranno verificare i fattori che potrebbero indebolire le revoche già fatte fermo restando che naturalmente vanno analizzate le singole autorizzazioni del relativo provvedimento. In buona sostanza, l’amministrazione regionale si presume che debba rivedere ognuna delle revoche effettuate al fine di valutare se esistono, sulla scorta della citata sentenza del Tar, elementi che possano rideterminare il giudizio.
E per farlo, gli uffici dovranno partire dalla ricognizione delle revoche.
Il dato forte ed indiscutibile che emerge, però, è che tutto il sistema formativo viene messo in discussione. Da questioni che attengono all’Unità di costo standard (Ucs) che pesa 11 milioni, alla questione del Ciapi che pesa un milione di euro dopo l’ordinanza del Tar in favore dell’ente formativo Ted Formazione professionale sul mancato scorrimento della graduatoria dell’Avviso 20/2011. Per passare alla gestione: da un lato si tende a mettere in mezzo la forma amministrativa e dall’altro la sostanza che è quella che è. Enti come Enfap e Ial Sicilia hanno vissuto una stagione particolare e di questo occorre tenerne conto perchè ricadono sulla citata sentenza n.312 del Tar.
L’amara verità è che i soldi non ci sono, l’intero sistema così come era tarato tre anni fa non c’è più. E nel contempo occorre che l’amministrazione regionale vada avanti sulla programmazione senza dimenticare da un lato di seguire gli effetti provenienti dal passato. Disegnare la riprogrammazione al nuovo Fondo sociale europeo con la necessità di dover mettere una pezza alle atrocità amministrative del recente passato.
Non si può guardare il futuro con la testa rivolta dietro, il sistema così è scoppiato nei suoi contenuti. Queste sono, purtroppo, scorie della mala formazione degli anni scorsi che non sottrae dalla responsabilità politica nessuno, a partire dall’assessore dell’epoca, Nelli Scilabra e dal dirigente generale, la dottoressa Corsello. Senza dimenticare il presidente della Regione, Rosario Crocetta. Una macelleria annunciata che si è puntualmente verificata e le cui dimensioni sono superiori a quanto si poteva immaginare.
Questo aspetto patologico che da la misura della gravità dello ‘stato di salute’ in cui versa la Formazione professionale in Sicilia.
Indubbiamente questi fatti ci sono e vanno gestiti. Bisogna guardare a ciò che bisogna fare e non per fare una quarta annualità dell’Avviso 20/2011 ma creare il giusto percorso virtuoso per garantire il futuro della Formazione professionale. Magari transitoriamente ci si appoggerà ad una fotocopia dell’Avviso 20 come ultima appendice per evitare il disastro: il futuro, però, non è questo ma passa da una sana e virtuosa programmazione che possa garantire l’occupazione agli operatori tutti.
L’operazione più difficile da mettere in moto è quella di restituire credibilità alla formazione professionale. Un settore che continua ad essere visto come figlio di un sistema politico clientelare e questo non va più. Il sistema va riqualificato e reso virtuoso senza clientela e qualunquismo. Senza alcuna dietrologia, l’impatto degli ultimi anni sul sistema formativo è stato devastante e va restituita la credibilità al settore.
Adesso il tema è un altro: da un lato ci sono le refluenze del passato e dall’altro la proiezione futura. Il rischio di corto circuito è fortissimo.
Nel più breve tempo possibile le risorse a disposizione, le uniche che possono dare la prospettiva di lavoro e gestione virtuosa della Formazione professionale, devono essere innestate in una programmazione virtuosa, senza chiacchiere ed annunci, senza più perdere più tempo.
Quindi, lo scenario è chiaro: da un lato un cruscotto di azioni che vanno messe in moto e dall’altro fronti aperti e criticità, che asfissiano il sistema, ma a cui va data una risposta.
Ed allora, forse un ricompattamento del tavolo partenariale, con dentro le regole certe e trasparenti per tutti, uffici dell’amministrazione regionale compresa, per mettere su un percorso virtuoso potrebbe rivelarsi la chiave di successo per riprendere le fila del sistema formativo siciliano ormai allo sbando.
Del resto, lo ripetiamo, il tentativo goffo e pericoloso, di frapporre il condizionamento del proprio agire, attraverso il contestato decreto assessoriale 23 luglio 2013 sulle ‘Disposizioni per l’accreditamento’, è franato inesorabilmente. E di questo occorrerà tenerne conto a tutti i livelli politici ed amministrativi.
Il rischio è che il sistema si possa fermare perché non più alimentato dalle risorse. E questo lusso la Sicilia non può permetterselo.
Aver alimentato un sistema drogato alla ‘Genovese’ ha prodotto effetti devastanti, comportando la riduzione degli impegni da più istituzioni, come ne caso delle continue rimodulazioni del Piano Giovani, nel finanziare il sistema. Questo è il prezzo che il sistema sta pagando, che in parte il mondo degli enti ha pagato e che soprattutto i lavoratori hanno pagato e stanno pagando. La politica adesso la smetta di mettere la testa sotto la sabbia, come fanno gli struzzi, e si assuma la responsabilità di restituire dignità alla formazione professionale siciliana per troppo tempo terreno di conquiste clientelari ed affaristiche.
3 commenti
Più che correre ai ripari i siciliani chiedono di correre nuovamente alle urne. Basta… la misura già da tempo è colma, il resto è la cronaca annunciata di un disastri.
Se non ho letto troppo velocemente, mi sembra che l’articolo ometta di ricordare tra i padri del disastro attuale la buonanima di centorrino, il condannato in primo grado per mafia lombardo ed il super dirigente (ma de che?) Albert.
Meritavano una citazione …..non foss’altro per la sapienza e la lungimiranza giuridica spesi nel distruggere enti e personale per trasferire finanziamenti e creare nuove clientele.
In questa loro “mission” si sono serviti di un gruppo di nuovi dirigenti di area preparati ed affiatati, verosimilmente resi sicuri delle loro scelte da quanto apprendiamo dalle intercettazioni ambientali effettuate nell’auto del capo della segreteria tecnica dell’assessore centorrino, salvatore la macchia.
Attendiamo fiduciosi iniziative del nuovo procuratore della Repubblica di Palermo su tali argomenti, che la procura di Messina, verosimilmente per questioni di competenza territoriale, ha solo potuto sfiorare. Ma ha sollevato il coperchio del contenitore della rumenta……
il Tar boccia
ancora il decreto di Nelli
Il provvedimento firmato dall’ex assessore regionale stabiliva che gli enti in contenzioso con la Regione sarebbero stati privati dell’accreditamento. Ora il tribunale amministrativo, che aveva già sospeso la decisione della Scilabra, dice no e dà ragione alle oltre quaranta strutture formative che hanno presentato ricorso