La fortissima esigenza di libertà e sperimentazione lo spinge ad andare oltre il Sud America, fino ad approdare nella sua amata Italia, da sempre considerata come una chimera irraggiungibile ma che infine riesce a “catturare” nell’estate del 1992, quando con la moglie Emilse sbarca a Genova, dove vive durante le successive cinque estati, alternandole alle estati argentine. In questo periodo, i vicoli della città della Lanterna costituiscono il palcoscenico sul quale il nostro artista ha un primo approccio con la sofisticata realtà artistica europea, contatto che gli consentirà, nel 1997, di trasferirsi definitivamente (finalmente, dice lui) nella sua tanto sognata Santa Elisabetta, la terra delle sue origini, alla quale si è sempre sentito legato da uno strettissimo, ma invisibile, legame. Mi sono sempre sentito parte della natura, racconta Militello, un tutt’uno con essa, libero come una rondine e a Santa Elisabetta ho scoperto il mio cielo da solcare con le pennellate e i colori dei miei quadri.
Quello di trasferirsi a Santa Elisabetta è stato per lui il sogno di una vita. Si è sempre sentito siciliano, e sabettese in particolare, tanto che, racconta orgogliosamente, quando in Argentina gli capitava di tagliarsi durante il lavoro, alla vista del sangue dicesse ai presenti guardate, questo è sangue siciliano. Solo nel suo piccolo paese il maestro Nazareno Militello, l’uomo dalle sgargianti tele che tanto ammaliano, dice di aver finalmente trovato, dopo un’intera vita di ricerca, il suo ambiente umano ed artistico ideale: qui mi sento vivo e felice. Da Santa Elisabetta, infatti, viaggia quotidianamente in autobus per recarsi ad Agrigento e posizionarsi di fronte al cinema Astor, dove è possibile incontrarlo, conoscerlo e scambiare con lui impressioni e giudizi.
Qui dipinge ed espone i suoi lavori, essendo questa, infatti, la caratteristica principale della sua arte, ovvero l’esprimersi sul momento, veloci e precisi colpi di pennello in mezzo al traffico, prospettive e proporzioni che prendono forma in un attimo, sembrerebbe quasi spontaneamente ma con una tecnica unica, che cattura lo sguardo e l’attenzione dei passanti, i quali spesso si soffermano affascinati nel guardarlo dipingere, dimostrando, nel contempo, di apprezzare le sue tele, molte volte acquistate subito dopo essere state ultimate. Una bella soddisfazione per quest’uomo, fresco ottantenne, che ha fatto dell’arte e dell’espressione pittorica un vero motivo di vita e la sua personale cifra stilistica della libertà.
Antonio Fragapane
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