DAL DOCUMENTO ECONOMICO E FINANZIARIO, PRESENTATO IN AULA DALL’ASSESSORE ALL’ECONOMIA BACCEI, MESSE A NUDO LE DEFICIENZE DI UN GOVERNO INCAPACE DI RISANARE I CONTI. IL GIUDIZIO CRITICO DI FALCONE (FI), TANCREDI (M5S), LO SCIUTO (NCD) E IOPPOLO (LISTA MUSUMECI VERSO FORZA ITALIA)
Ad un passo dal fallimento dell’Isola. Succube degli ‘interessi’ romani, la Sicilia del Governo guidato da Rosario Crocetta, supportato da una maggioranza parlamentare a trazione Partito democratico, si scopre impotente a dare un senso alla manovra finanziaria, a ritrovare la strada maestra per quadrare i conti in dissesto.
Un esecutivo privo di idee che, dopo aver acceso un ulteriore mutuo di 1,8 miliardi di euro, vorrebbe cavalcare la disponibilità di fondi extraregionali per evitare il default. Una Sicilia, quella che esce fuori dal dibattito sui conti in corso all’Ars, schiacciata da Roma in uno scontro frontale, tutto a sinistra e tutto in seno al Pd, che rischia di deragliare l’Isola nel caos economico-finanziario e, quindi, sociale.
Con la presentazione in Aula all’Ars, lo scorso 3 febbraio, del Documento economico-finanziario (Def) 2015/2017, si è aperto, dicevamo, il dibattito sui contenuti della legge di stabilità che il Parlamento siciliano dovrà approvare entro il prossimo 30 aprile se non vuole anticipare la fine della legislatura.
L’esame del Def è stato rinviato al prossimo 18 febbraio ed intanto, però, l’assessore all’economia, Alessandro Baccei, uomo-ombra inviato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Graziano Delrio, per controllare i conti della Sicilia, ha presentato la ricetta per superare la devastata situazione finanziaria dell’Isola.
La linea tracciata per salvare la Sicilia dal default, secondo l’inviato del Governo Renzi è chiara: consegnare in toto le sorti dell’Isola ai diktat di Roma. Difatti, non si affronta minimamente la battaglia per il riconoscimento della montagna di risorse che la Sicilia potrebbe e dovrebbe rivendicare, Statuto siciliano alla mano, al governo centrale e che potrebbe risanare i conti contribuendo a ridurre sensibilmente il buco di bilancio.
Ed invece, da Roma arriva l’ennesima mazzata. Si, perché è Roma, è il governo del presidente Matteo Renzi che decide sul da farsi.
Al punto tale che, l’assessore Baccei ha tracciato il suo percorso che passa da Roma e che calpesta l’autonomia siciliana.
Una visione ‘singolare’ per evitare il fallimento della Sicilia. Ed in questo, il governatore siciliano è spettato passivo o protagonista dello sfascio dell’Isola?
Da un lato si assiste alla stesura del Def, giunto a Sala d’Ercole con mesi di ritardo – fatto che la dice lunga sull’incapacità del Governo Crocetta nel disegnare una decente politica finanziaria – che prevede la partecipazione delle associazioni datoriali, le forze di opposizione e le parti sociali e con il contributo del parlamento e che dovrà passare al vaglio di Roma attraverso l’apertura di un tavolo con il governo centrale. Sottomissione della Sicilia a Roma? Sembra proprio di si.
Dall’altro lato, si punta – almeno sulla carta – alla capacità di spendere bene i fondi extraregionali, pari a circa 20 miliardi, che arriveranno in Sicilia nei prossimi dieci anni. E visti gli atavici ritardi della burocrazia siciliana, l’impresa appare davvero ardua.
Altro non dice l’assessore Baccei, forse perché il mandato ricevuto è quello di spingere verso la definitiva sottomissione della Sicilia a Roma? Ed il presidente Crocetta che fa?
Ad osservare quanto sta accadendo, ahinoi, siamo sulla strada giusta. E quel che è peggio, non si parla per niente della difesa delle prerogative siciliane.
La specialità siciliana non sembra interessare al Governo regionale ed ai partiti che lo sostengono all’Ars, in primis il Pd. Eppure è sotto gli occhi di tutti l’enorme danno provocato dalla mancata applicazione degli articoli dello Statuto in materia di imposizione tributaria e la mancata applicazione di leggi finanziarie in favore della Sicilia che ne permetterebbero un futuro finanziario migliore.
Così come non sembrano interessare all’esecutivo regionale l’eccessivo incremento della compartecipazione sanitaria, che si aggira intorno al 7 per cento in più rispetto a tutto il resto d’Italia, e le accise sugli idrocarburiche che non sono mai stati riconosciuti all’Isola, nonostante le leggi lo prevedano e che costa alla Sicilia un mancato introito all’anno di almeno 300 milioni di euro.
Nessuno scatto in avanti per difendere l’autonomia finanziaria siciliana, questo è il dato politico che emerge in questa delicatissima fase della vita istituzionale che vede le sorti della Sicilia appese ad un sottile filo di speranza.
Prendono le distanze dal Def, dalle dichiarazioni dell’assessore Baccei e dalle scelte di governo in materia di politica economica e finanziaria i partiti di opposizione all’Ars.
Per il capogruppo di Forza Italia al Parlamento siciliano, Marco Falcone, il presidente Crocetta sbaglia a non coinvolgere le opposizioni al tavolo romano per dare più forza alle richieste dell’Isola.
“Il tavolo romano – afferma Falcone – che dovrebbe affrontare la devastata situazione finanziaria siciliana, individuando una ‘exit strategy’ capace di mettere l’Isola al riparo dal fallimento, non mi pare abbia dato al momento spunti interessanti, se non l’ormai consueto invito al governo Crocetta ad operare quelle riforme che in oltre due anni non è stato in grado di fare”.
“Forza Italia – aggiunge – esorta il presidente della Regione ad aprire il tavolo anche all’opposizione, per rafforzare l’azione politica, rendendola incisiva, dando in tal modo più vigore alle richieste siciliane”.
Anche tra i grillini all’Ars c’è malumore.
“Riconoscendo a Baccei di aver trovato spunti interessanti nel Def – dice Sergio Tancredi, parlamentare del M5s all’Ars – siamo contrari alle soluzioni prospettate che non appaiono risolutive rispetto alla voragine del disavanzo finanziario che ricordo è ampiamente procurato dallo stesso Stato che si comporta come vessatore”.
Critica la posizione del Nuovo centro destra al Parlamento siciliano.
“In questo documento – chiarisce Giovanni Lo Sciuto, esponente del Ncd e componente della Commissione Cultura e Lavoro all’Ars – l’assessore Baccei non fa altro che analizzare tutte le deficienze che ci sono nel sistema siciliano, mettendo a nudo l’assenza di idee sul risanamento dei conti ed il fallimento del Governo Crocetta in questi degli ultimi due anni”.
“Con il Def – sostiene l’esponente del Ncd – non si prospettano soluzioni decise, semmai è stato acceso un ulteriore mutuo da 1,8 miliardi di euro che impegnerà le tasche dei siciliani per trent’anni, anziché rivendicare il riconoscimento del gettito sulle accise provenienti dalla produzione in Sicilia di idrocarburi e l’affermazione dei diritti dei siciliani nei confronti di Roma. Andare a concertare un tavolo tecnico per risollevare la Sicilia appare pratica insolita, una sorta di viaggio della speranza di cui non si conoscono contenuti e finalità”.
Dalla Lista Musumeci verso Forza Italia arriva la stoccata pungente sullo scollamento tutto a sinistra tra il Governatore della Sicilia e l’assessore Baccei, che appare, giorno dopo giorno, sempre più uno scontro politico tra il Pd romano e quello siciliano.
“Nessuno sa – puntualizza Gino Ioppolo, esponente della Lista Musumeci verso Forza Italia – se Baccei parla a nome dell’intero governo e quindi anche di Crocetta o a titolo personale e tutt’al più imbeccato da Renzi e Delrio”.
“Il problema siciliano in atto – solletica il parlamentare catanese – sta tutto in questa contraddizione: Crocetta, ma solo a parole, rivendica spazi per l’autonomia siciliana, Baccei, in nome e per conto del governo nazionale, impone i compiti per casa che Crocetta non vuole e non sa eseguire”.
“Povera Sicilia – conclude Ioppolo – che deve sottostare ai burocrati europei, ai tiranni del governo nazionale e che è governata con la mentalità dei sudditi e non degli uomini liberi”.