La scena iniziale è quella dell’assedio dei Cartaginesi alla greca e fiorente Akragas, l’allora più bella città dei mortali. Lo scrittore empedoclino Andrea Camilleri, nella sua opera uscita in libreria, La moneta di Akragas (Skira editore), col suo solito e ormai classico dosaggio di italiano e dialetto letterario, accompagna il lettore in un viaggio affascinante nella Sicilia del V secolo a. C., passando per l’immane tragedia del terremoto che colpì Messina nel 1908 (con tanto di narrazione di un episodio poco conosciuto e legato alla Russia zarista) per poi concentrare l’attenzione su alcuni eventi che si svolsero tra Vigàta e Girgenti (sorprendentemente non chiamata Montelusa) nell’inverno a cavallo tra il 1909 e il 1910.
E’ un’opera corale i cui protagonisti sono tutti conterranei ma cronologicamente molto lontani tra loro: si va da un ex soldato akragantino, Kalebas, che attraversa un misterioso luogo caro alla città della Rupe, al medico condotto Gibilaro, appassionato di numismatica, da un gruppo di tre contadini impegnati in faticosi lavori agricoli, che riservano loro una grande sorpresa, a un generale marchese du cuntimenti ma dal viso sorprendentemente già visto, fino al re d’Italia Vittorio Emanuele III, passato alla storia (e in buona compagnia) anche come grande collezionista di monete.
Sono tutti attori primari di un volume che può tranquillamente essere inserito nell’ampia gamma dei lavori di Camilleri che riportano alla luce, salvandole dall’oblio, microstorie siciliane, spesso intime e personali ma dai rilevanti, e a volte sorprendenti, risvolti storici. La trama, già significativamente incisa nel titolo, narra di una moneta d’oro, la “piccola Akragas”, un pezzo unico al mondo e dall’inestimabile valore, che, abbandonata in pieno assedio cartaginese, darà in seguito (forse consapevolmente) l’avvio a una girandola di avvenimenti, circostanze, eventi e colpi di scena tali da intessere una fitta rete narrativa dai risvolti imprevisti, tra memorie familiari e fantasie immaginarie più o meno certe.
Antonio Fragapane
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