LE LEGGI CI SONO, IL CONTRATTO PURE, COSI’ COME LE DECISIONI DELLA MAGISTRATURA. MANCA ALL’APPELLO IL MONDO POLITICO SICILIANO CHE NON APPARE ALL’ALTEZZA DI TIRARE PER I CAPELLI UN SETTORE ALLA DERIVA CON 3500 LAVORATORI RIDOTTI IN POVERTA’
La gestione del personale della Formazione professionale sospeso o senza lavoro è al centro di una colossale confusione che perpetra da troppi anni. La cifra degli operatori a spasso sono è esageratamente alta. Si parla di almeno tre mila e 500 lavoratori che non lavorano, non studiano, vista l’età e non cercano lavoro, trovandosi nel limbo di una legislazione regionale che – sulla carta – li tutela ed un sistema politico-sindacale che li espelle dal mercato del lavoro per ridimensionare il settore. Una sorta di Neet dai quarant’anni in su. Le procedure di licenziamento collettivo non si contano più, così come non si contano le decisioni della magistratura che vanno nella direzione opposta e cioè quella di riconoscere gli effetti delle leggi regionali in materia che tutelano il posto di lavoro nel settore della Formazione professionale. Il fatto, forse, è un altro. Si dice che siano troppi. Sarà certamente così. Se partiamo dall’assunto che gli operatori sono troppi per le reali esigenze del servizio da erogare, bisogna – allora – avere il coraggio di affrontare ‘il toro per le corna’ e trovare soluzioni rispettose della dignità umana. Leggi alla mano, è possibile pensare ad un piano per ridurre entro un tempo congruo il numero dei lavoratori nel settore con misure incentivate, accettate su base volontaria, che garantiscano il futuro occupazionale dei lavoratori dentro o fuori il sistema formativo regionale. E per mettere su un percorso virtuoso non si può far finta che non esista un quadro legislativo regionale che ha in serbo le possibili soluzioni. In un sistema fondato sulla legalità e sul rispetto di regole e norme di legge è possibile – lo sottolineiamo – avviare iniziative per il ricollocamento dei lavoratori rimasti senza contratto, ad esempio, per effetto della revoca dell’accreditamento all’ente di appartenenza da parte della Regione siciliana. Difatti, il quadro normativo e contrattuale di settore indica chiaramente che il personale va ricollocato all’interno del sistema formativo regionale (mobilità interna) prioritariamente e prima di procedere ad ulteriori assunzioni oppure all’esterno del comparto. A stabilirlo l’articolo 2 della legge regionale 7 maggio 1996, n.31 che integra la legge regionale n.25 del 1 settembre 1993, aggiungendo l’articolo 2-bis che recita: “L’assessore regionale per il lavoro, la previdenza sociale, la formazione professionale e l’emigrazione è autorizzato ad attuare per il personale di cui al comma 1 rimasto totalmente privo di incarico, i processi di mobilità previsti dal contratto collettivo nazionale di lavoro degli operatori della formazione professionale”.
Il personale è quello iscritto all’Albo regionale degli operatori della Formazione professionale disciplinato dall’articolo 14 della legge regionale n.24 del 6 marzo 1976 e recentemente sottoposto ad aggiornamento con circolare assessoriale n.1 del 15 maggio 2013 e successivamente modificato, fino alla settimana scorsa, con provvedimenti dirigenziali.
L’Allegato 12 del Contratto collettivo di lavoro della Formazione professionale in vigore, nel confermare i contenuti degli articoli 17 e 26 del Ccnl 1994/96, recepiti dalla normativa regionale con il citato articolo 2-bis della legge regionale n.25/93, attua la mobilità del personale dipendente all’interno del sistema regionale della Formazione professionale. E lo fa mediante accordi sottoscritti in appositi tavoli trilaterali con la presenza della Regione siciliana. Peraltro, esiste un precedente ancora attualissimo. È il caso dei lavoratori dell’Ente nazionale per l’ istruzione professionale nel Mezzogiorno (Enipmi) ricollocati, dopo un percorso di riqualificazione preso altri enti formativi a seguito della cessazione dell’esperienza dell’Ente.
E per garantire la continuità lavorativa al personale dell’Enipmi il legislatore siciliana fisso con una leggina le regole. Richiamiamo per maggiore chiarezza il primo comma della legge regionale n.12 del 22 aprile 1987.
All’articolo 1 della citata legge è riportato: “Al fine di favorire la permanenza nel settore della formazione professionale del personale con rapporto di lavoro a tempo indeterminato dell’ Ente nazionale per l’ istruzione professionale nel Mezzogiorno (Enipmi), l’assessore regionale per il lavoro, la previdenza sociale, la formazione professionale e l’emigrazione è autorizzato a finanziare progetti di formazione professionale appositamente elaborati, anche in deroga alla vigente normativa, per consentire la realizzazione di attività formative, nonchè la riqualificazione e l’aggiornamento del personale predetto sulla evoluzione delle tecnologie, della didattica e dei sistemi formativi proposti dal soggetti di cui all’ articolo 4 della legge regionale 6 marzo 1976, n. 24, anche di nuova costituzione”. E per sgombrare il campo da possibili errate interpretazioni circa la ‘ratio legis’ del legislatore siciliano in merito alla salvaguardia e tutela occupazionale, l’Assemblea regionale siciliana è tornata a legiferare sull’argomento.
È con l’articolo 16, quarto comma, della legge regionale 15 maggio 1991 n.27 che l’esperienza Enipmi viene estesa a tutto il settore della formazione professionale. Richiamiamo, qualora fosse sfuggito a chi ha il compito di trovare la quadra in un settore alla deriva sociale, il testo della richiamata norma che riporta: “Le norme di cui alla legge regionale 22 aprile 1987, n. 12, nel caso in cui si verifichino le condizioni in essa previste, sono estese a tutto il personale dipendente dagli enti di formazione professionale con contratto di lavoro a tempo indeterminato e in servizio alla data di entrata in vigore della presente legge”. Un percorso normativo tracciato con chiarezza che andrebbe attualizzato al nuovo quadro finanziario. Una strada che, se vi fosse la volontà politica, potrebbe armonizzarsi con le nuove regole comunitarie e nazionali che impongono i paletti all’azione amministrativa.
Addirittura è dal primo gennaio 2003 che la legge regionale prevede che le attività formative trovino copertura finanziaria con le risorse comunitarie, oltre a quelle regionali e nazionali, con il principio del cofinanziamento.
È la l’articolo 39 della legge regionale 23 dicembre 2002, n.23 che dispone che per realizzare le attività formative in Sicilia “si provvede con le modalità previste per le attività formative cofinanziate dal fondo sociale europeo”.
Eppure questo non è accaduto e non accade ancora. Il nuovo corso tracciato dall’assessore regionale alla Formazione professionale, Mariella Lo Bello, pare riaprire un barlume di speranza. L’approvazione con delibera di giunta n.31 del ‘Piano straordinario per rafforzare l’occupabilità in Sicilia’, documento approvato a seguito della rimodulazione del piano operativo Fondo sociale europeo Sicilia 2007/2013, prevede ‘Il rafforzamento per gli interventi per il rafforzamento lavorativo’ con l’Azione contratti di ricollocazione per 15 milioni di euro e l’Azione per ricollocazione e riqualificazione dei lavoratori del sistema della formazione professionale siciliana per 20 milioni di euro. Finora, in oltre due anni di governo regionale guidato dal presidente Rosario Crocetta si è dovuto registrare solamente buoni propositi e slogan ad effetto ma nulla di più. Sarà questa la volta buona? Riuscirà l’energico vicepresidente della Regione siciliana e assessore regionale dell’Istruzione e della Formazione professionale, Mariella Lo Bello, a invertire la rotta e portare in salvo la nave della Formazione professionale?
Il primo passo, quello della rimodulazione delle risorse comunitarie ancora non spese è stato fatto. Adesso la parola passerà all’amministrazione regionale, a cui va il riconoscimento per aver operato da settembre ad oggi per metter in sesto una baracca in dissesto. Servirà mettere mano a provvedimenti amministrativi condivisi con le parti sociali. Servirà un clima propositivo e soprattutto occorrerà correre per recuperare l’enorme tempo perduto. Il settore è allo sbando per le scelte scellerate della precedente gestione politica e i lavoratori sono ridotti in miseria e soprattutto disillusi. Lavoratori che dopo due anni di chiacchiere non credono più a nessun santo, ammesso che ne siano rimasti in giro. Pur tuttavia da qualche parte bisognerà pure partire.
3 commenti
Il “salvagente”.
Dice bene Messina, “… dopo due anni di chiacchiere…”. Infatti dopo due anni di “tutela” e “spara” del Governo Crocetta sulla formazione professionale chi può credergli più? Quando Crocetta deve togliere le “castagne” dal fuoco spara sulla formazione e quando, come oggi, non sa dove sbattere la testa, per cercare di riprendere quota vuole salvarla. Oramai della formazione è rimasta solo la carbonella e fra non molto le ceneri. Crocetta è quindi all’ultimo atto utile per la vera salvaguardia dei lavoratori e di quello che è rimasto della formazione, non si perda in altri rinvii, soprattutto non utilizzi la tutela dei lavoratori come volano posto a salvaguardia solo della sua poltrona.
L’intervento della magistratura è diventato indispensabile, perche’ quando non c’e’ un potere politico che prende decisioni importanti, come al solito si sfocia in una decisione di un magistrato che rimane l’unico
potere.
Il caso Mous è emblematico.
Quando i no Mous disperati accusavano Crocetta che non voleva ascoltarli, lui li ha accusati: «Mafiosi, farò i nomi».
Il Tar è intervenuto a decidere quello che la politica non voleva decidere.
il popolo della form dovrebbe andare domenica alla leopolda sicula e dovrebbe dare il benvenuto al premier che piu di slogan non ha raccontato in questo periodo e dovrebbe svergognare crocetta grande politico di grande spessore. Fino ad oggi crocetta sembra il figlio di renzi dicono solo parole che il vento spazza in un secondo e le persone mangiano parole sia di renzi che di crocetta, dopo due crocetta dovrebbe dire la verita sulla formazione perche le persone hanno una dignita. Oppure vuole rispondere il parolaio fiorentino andate tutti alla leopolda a svergognarli a tutti siete tutti invitati popolo della formazione