Favara poteva essere la prima città metanizzata dell’agrigentino ed, invece, il progetto si arenò per l’ingordigia del “pi mmia chi c’è”.
Si inizia a parlare di metano nel 1989, con in sindaco Salvatore Puma e suo vice Rosario Manganella. Il Consiglio comunale dell’epoca approvò il progetto di metanizzazione, si arrivò alla gara e all’aggiudicazione. Poi tutto si è fermato senza conoscerne le reali ragioni. Quasi sicuramente fu lotta tra neri in una notte senza Luna per arrivare a mettere le mani sulla milionaria torna del metano.
E’ stato il sindaco Lorenzo Airò a rilanciare il progetto attraverso il sistema project financing, una sorta di asta aperta tra promotore e concorrente. Il sindaco, Mimmo Russello continuò il lavoro del suo predecessore con la costituzione di una commissione tecnica composta dall’ingegnere Ignazio Puccio, dall’avvocato Raimondo Alaimo e dal dottore Giuseppe Giambrone. La commissione tecnica ha prodotto gli atti necessari per permettere al sindaco Manganella di continuare l’iter della metanizzazione.
Manganella il 14 dicembre 2012 firma il contratto con l’Ati CPL Concordia un’azienda della provincia di Modena aggiudicataria dei lavori di realizzazione, gestione e manutenzione della rete di distribuzione gas metano nella città di Favara. La durata della concessione è di venti anni, mentre il tempo di realizzazione è di 17 mesi.
L’importo dei lavori è di 17 milioni di euro, un terzo dei quali è legato al finanziamento pubblico.
Oggi abbiamo la quasi certezza del finanziamento da parte del Governo Renzi.
Si chiuderebbe così un’avventura cominciata nel lontano 1989, che ha mortificato i favaresi privandoli di un importante servizio. La metanizzazione la dice lunga su come è stata amministrata la città. Mentre appare difficile il ripetersi degli errori e dei fatti del passato, per il maggiore controllo da parte dello Stato, per i protocolli sulla legalità e la trasparenza e per la presenza, oggi, massiccia di testate giornalistiche che garantiscono una migliore informazione. Ci sono, insomma, troppi fari accesi che renderebbero estremamente visibili eventuali mani sulla torta.