CHIESTA LA PROROGA DEL CONTRATTO TRIMESTRALE. UN GRUPPO DI LAVORATORI DELLA PROVINCIA DI ENNA IN UN DOCUMENTO LANCIANO L’APPELLO ALLE ISTITUZIONI PER FARE CHIAREZZA SULLE POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO E SULLO SVILUPPO DEL PROGRAMMA GARANZIA GIOVANI SICILIA. LE CRITICITA’ E LE DEBOLEZZE VANNO DEBELLATE PER EVITARE IL FALLIMENTO ED IL DISAGIO SOCIALE SIA DEI GIOVANI CHE DEI 1580 PROFESSIONISTI IMPEGNATI PRESSO I CPI
Non si pacano le polemiche intorno alla gestione delle politiche attive del lavoro in Sicilia. Argomento che necessariamente tocca il programma Garanzia Giovani ed il suo svolgimento. A bilanciare l’inspiegabile silenzio del mondo sindacale i lavoratori che organizzati in gruppi assumono iniziative lodevoli finalizzate a far conoscere all’opinione pubblica le debolezze di un sistema che non decolla. La Sicilia è una delle pochissime regioni a non avere una rete dei servizi per il lavoro in grado di erogare politiche attive del lavoro a tutto tondo.
Le ultime dichiarazioni riportate dalla stampa, e con specifici approfondimenti anche dal nostro giornale, da parte dell’assessore regionale al Lavoro, Bruno Caruso, hanno alimentato malumori e reazioni tra i lavoratori.
In una nota diffusa, un gruppo di operatori ex sportelli multifunzionali della provincia di Enna hanno rimarcato le criticità che imbrigliano l’attività che, tra mille difficoltà, i circa 1580 operatori erogano in Sicilia attraverso un Avviso pubblico del luglio 2014 che li ha selezionati per le azioni previste dal piano di Garanzia Giovani Sicilia.
Nel documento vengono sviscerate le debolezze come il: “Divario tra il numero dei profilati e quello degli iscritti, che risulta essere inferiore se non decisamente basso, in alcuni Centri per l’Impiego. Aspetto che dovrebbe spingere i responsabili degli uffici periferici del dipartimento Lavoro a ricontattare l’utenza. Modalità operativa che non sempre viene attuata. Anzi, ogni giorno che passa i Centri per l’Impiego, da quanto abbiamo appreso da indiscrezioni raccolte, appaiono sempre meno collaborativi e sempre più da ostacolo.
E poi, dalla lettura del citato documento emerge una “incompatibilità tra i tempi assegnati per l’adempimento del piano e i tempi assegnati per la profilazione dell’utenza”.
Va rimarcato che, la durata del contratto che lega gli operatori al Ciapi ,assegnatario delle risorse per realizzare una parte delle azioni previste dalla ‘Youth Guarantee’, è di soli tre mesi e scadrà il prossimo 9 aprile. A parere degli interessati “una proroga o l’allungamento dei tempi sarebbe opportuno se non necessario, per poter portare a compimento i compiti assegnati e soddisfare tutte le istanze dell’utenza”.
Inoltre una debolezza strutturale impedisce il raggiungimento degli obiettivi del piano Garanzia Giovani: “la mancanza di opzioni e/o misure da offrire agli utenti a conclusione del percorso orientativo”. Questo è un aspetto non di poco conto perché senza l’offerta di un percorso formativo o l’apprendistato, oppure un percorso di autoimpiego, di autoimprenditorialità, il giovane non ha più alcun interesse a proseguire. Il solo orientamento di primo e secondo livello non è sufficiente per mantenere motivato il giovane che decide si sottoporsi al percorso previsto dal piano Garanzia Giovani.
Vi sono poi difficoltà organizzative e di logistica. Nel citato documento gli operatori evidenziano la “valutazione poco consona circa i livelli attribuiti e problematiche diverse, di natura strutturale, in ordine alle modalità di convocazione o ancora agli strumenti, decisamente carenti, se non del tutto assenti in alcuni casi”.
Gli operatori della provincia di Enna, attraverso il richiamato documento: “auspicano l’avvio di uno scambio dialogico proficuo, certi che per poter avviare qualsivoglia percorso di riforma in un settore così complesso, ma pur tuttavia nevralgico, quale quello delle Politiche attive del lavoro, non si possa prescindere dall’interlocuzione con chi già vi opera e può offrire un prezioso contributo, tanto in una fase iniziale di studio, ricerca, sperimentazione, quanto in una fase successiva di ridefinizione di regole e criteri, rimodulazione e messa in atto.
Ed aggiungono: “L’esperienza e la produttività, attestate da dati oggettivi ed inconfutabili, degli operatori ex sportelli multifunzionali, riteniamo siano da valorizzare e tenere in debita considerazione, in assenza di altre figure che, ad oggi, potrebbero vantare il raggiungimento e l’acquisizione delle competenze e professionalità specifiche, richieste in tale ambito. Se esiste una volontà costruttiva reale, questa deve passare attraverso il riconoscimento della nostra centralità, perché finalmente si possa uscire da quella assurda “invisibilità sociale” in cui siamo stati ingiustamente ed inspiegabilmente relegati, da parte di un governo che si è presentato come il vessillifero della legalità e della rivoluzione moralizzatrice che avrebbe salvaguardato i lavoratori, del tutto incolpevoli e per nulla responsabili dello sfacelo che da tempo era in atto, e che invece, ad oggi, ha solo mietuto vittime.”
La parte centrale del citato documento riguarda le richieste avanzate dai lavoratori e dirette al Governo regionale, all’assessore Caruso, al dirigente generale al ramo, Anna Rosa Corsello ed alla deputazione dell’Assemblea regionale siciliana, che ha la responsabilità – al pari di chi ha ruolo di governo – di dotare la Sicilia di un sistema di servizi per il lavoro degno di una regione che vuol riemergere da crisi e povertà e che intende contrastare la disoccupazione più altra a livello nazionale così come l’indice di povertà e quello della dispersione scolastica. Senza dimenticare che i giovani che non studiano, non lavorano e non lo cercano, i cosiddetti Neet, sono pari a quelli della Francia, aggirandosi ad oltre 400 mila (altre fonti parlano addirittura di 500 mila).
Di seguito lo stralcio del documento con le istanza avanzate dagli operatori della provincia di Enna al governo regionale.
Gli interessati chiedono: “che si faccia contezza del cambio repentino di marcia, stante alle ultime dichiarazioni dello stesso,
-che vengano individuate, definite e portate alla luce le responsabilità dei Centri per l’Impiego, dimostratisi carenti tanto nella fase di presa in carico e profilazione quanto in quella dell’orientamento di I livello, ‘conditio sine qua non’ poter avviare l’orientamento specialistico di II livello che vede al centro noi operatori: la profilazione, in termini numerici, è risultata essere addirittura inferiore al 50 per cento delle adesioni al programma (Report ufficiale di Garanzia Giovani del 26/02/2015 che riporta, per la Sicilia, 54 mila e 636 adesioni a fronte di 25 mila 558 utenti presi in carico dai Cpi)”.
Inoltre : “che si ‘sganci’ il nostro futuro lavorativo da soluzioni tampone temporanee o, quanto meno, che si faccia realmente e fattivamente decollare il programma Garanzia Giovani, con modalità altre rispetto a quelle messe fin qui in opera (si aspetta ancora, per esempio, da parte del Governo, il piano inerente l’offerta formativa da sottoporre in ultima istanza agli utenti),
-che sia data, una volte per tutte, la giusta valenza all’orientamento specialistico all’interno o al di là del programma Garanzia Giovani – che non può e non deve ridursi alla mera compilazione di schede o strumenti ma, partendo dalla centralità della persona, analizzi in maniera approfondita la sua esperienza di vita per sollecitarne maturazione, pro attività e autonomia nella ricerca attiva del lavoro. In tal senso l’orientamento specialistico di secondo livello verrebbe a collocarsi in una prospettiva olistica dello sviluppo umano che integri il problema specifico della sfera formativa e lavorativa nel ciclo di vita della persona, e risponderebbe altresì al bisogno di riflettere sulla propria esperienza per progettare cambiamenti e/o sviluppi futuri,
-che laddove si dovesse incrementare l’entità numerica della profilazione da parte dei Centri per l’Impiego, si preveda il prolungamento del contratto degli operatori con il Ciapi di Priolo,
-ovvero che si avvii, ‘hic et nunc’, una soluzione immediata perché i lavoratori possano avere, com’è giusto e contemplato dalla nostra Costituzione, la continuità e, finalmente, la stabilità occupazionale, nella consapevolezza di rappresentare figure centrali su cui puntare, per la costruzione di una società in cui il problema della disoccupazione possa essere affrontato e superato in maniera incisiva e concreta, in linea con gli standard e le raccomandazioni dell’Unione Europea”.
Ed ancora: “che si faccia chiarezza sulla mancata destinazione di alcuni fondi che, tempo addietro, si era dichiarato essere destinati alle Politiche Attive del Lavoro”.
Che ,nello specifico, facciamo riferimento: “alla cifra di 50 milioni di euro, individuata dal dirigente generale, dottoressa Corsello, come destinabili alle Pal (politiche attive del lavoro) da erogare ai soggetti percettori di ammortizzatori sociali e di cui, ad oggi, non si fa più, inspiegabilmente, alcuna menzione, disattendendo la Legge n.92/2012 (cosiddetta Fornero dal ministro del lavoro dell’epoca),
-ai 72milioni di euro (assistenza tecnica), per i quali il parlamentare all’Ars e capogruppo di Forza Italia, Marco Falcone, aveva ricevuto, diversi mesi addietro, il via libera direttamente dal ministero del Lavoro, perché potessero essere impiegati per la nostra continuità lavorativa, nelle more della costituzione dell’Agenzia per il Lavoro e del nostro passaggio definitivo a quest’ultima”.
Tra le altre proposte, anche: “Che si calendarizzi, nell’immediato, la discussione in Commissione Lavoro all’Ars e successivamente in aula, a Sala d’Ercole, del disegno di legge, depositato nel novembre del 2014, a firma del citato parlamentare di FI, Falcone ed altri, e che se ne prenda atto, anche in previsione di un auspicabile confronto costruttivo tra le diverse parti politiche e sociali, nell’ottica della inclusività di tutti i lavoratori e della salvaguardia del bene comune che, in questo caso, si declinerebbe nell’occupabilità degli operatori nelle Pal e dei giovani ancora in cerca di occupazione,
– che venga contemplata, infine, nero su bianco la nostra immissione all’interno di quella che sarà la futura agenzia per il lavoro, indicandone modalità, termini e tempi, dal momento che un profilo professionale non in linea con il nostro non avrebbe il crisma né della legittimità né della legalità: a tal proposito ribadiamo ancora una volta che a conferire centralità assoluta alle nostre professionalità e competenze sono, non solo l’esperienza lavorativa maturata, ma anche titoli specifici e qualifiche su cui la Regione Siciliana ha investito cospicue risorse per la nostra riqualificazione e che un corso di ‘200 ore’ non potrebbero far conseguire”.