AUMENTA IL CONSENSO TRA LE FORZE POLITICHE INTORNO ALL’IDEA DI UNA INDAGINE CONOSCITIVA SUL DECRETO. CONTESTATA DAI GRILLINI LA COSTITUZIONALITA’
“Siamo contenti di aver raccolto in queste ore molti consensi da parte delle altre forze politiche intorno all’idea di una indagine conoscitiva sul decreto cosiddetto ‘Banche Popolari’. Adesso andremo avanti perché il testo del Governo ha ampi profili di incostituzionalità e il Parlamento ha bisogno di maggiore chiarezza su molti punti che appaiono tuttora oscuri o comunque arbitrari e discrezionali”. È quanto ha dichiarato il M5S sul decreto oggetto di discussione in questi giorni.
La parlamentare alla Camera dei grillini, Azzurra Cancelleri, scende nel particolare di questo decreto facendo sapere che: “Le banche popolari che hanno in attivo 8 miliardi dovranno trasformarsi in Società per azioni perdendo così le caratteristiche peculiari tipiche e significative di una banca popolare.”
Ed aggiunge: “Il criterio applicato in questo decreto risulta alquanto soggettivo e contro le linee dettate dall’Europa che invece fissa la quota a 30 miliardi di euro di attivo. In questo caso il motto: ‘Ce lo chiede l’Europa’ non è contemplato”.
La deputata si chiede inoltre: “Perché è stato fissato a 8 miliardi di euro il valore minimo per la trasformazione in Spa? E’ un caso che questo valore coincida con l’attivo della Banca Etruria il cui vicepresidente è il padre del Ministro Boschi?”
Il conflitto di interessi è saltato subito alla cronaca economico-politica e ha attirato anche l’attenzione della Consob.
La deputata sottolinea l’importanza delle banche popolari nel territorio: “L’elemento che contraddistingue le banche popolari dalle Spa è la capacità di essere vicina alle persone nell’elargire il credito soprattutto a piccoli imprenditori locali, con questo decreto si creerà un forte distacco della banca dal territorio in cui insiste. Per il Sud Italia, ad esempio, la Banca Popolare di Bari dovrà trasformarsi in una banca Spa con conseguente perdita di posti di lavoro è probabile contrazione del credito alle piccole e medie imprese”.
“Come sempre – conclude il parlamentare Pentastellato- il M5S si batterà facendo fronte comune con tutte le altre opposizioni e con quella parte della maggioranza che non vorrà chinare il capo ad un diktat dettato dall’esecutivo”.
Lo scorso 12 marzo la Camera ha licenziato il testo con 290 voti a favore, 149 contrari e 7 astenuti. La palla passa ora al Senato che, presumibilmente, dovrebbe sbrigare la pratica senza colpi di scena.
Le opposizioni contestano però il decreto e restano sul piede di guerra.