L’ultimo bollettino sulla salute delle casse pubbliche, non stupitevi ché di bollettino si tratta con tutte le caratteristiche del caso come ad esempio la sua mutabilità da un giorno all’altro o da un’ora all’altra, ha dato come possibile il risanamento decennale delle casse comunali. In Consiglio ha approvato l’adesione al ripianamento con 18 voti favorevoli.
Intanto, il 31 Dicembre “l’ammalato” stava bene e si è festeggiato con l’approvazione del bilancio di previsione 2014 a circa 4 ore dall’inizio del 2015. Durante il 2014, la Corte dei conti ha invitato in diverse occasioni ad applicare misure correttive che il Consiglio comunale ha approvato, ma che sono rimaste lettere del nulla. Ciononostante a fine anno, dicevamo, si bilancia. Due mesi dopo, a Febbraio in una conferenza di capigruppo presenti anche il Collegio dei revisori del conto, funzionari comunali, sindaco e buona parte dei suoi assessori, viene affermato il rischio di un possibile dissesto. Gli introiti sono inferiori alla spesa corrente dell’Ente per circa 930mila euro, il Comune non ha rispettato il piano di stabilità con il risultato della futura penalizzazione con tagli ai trasferimenti finanziari statali. Dopo appena 10 giorni accertano che lo sforamento non è di 930mila euro, ma meno di 200mila euro. Vado in estrema sintesi.
Ci sarebbero, comunque, le condizioni per non dichiarare il dissesto ricorrendo ad un piano decennale di ripianamento del debito in totale di circa 5milioni di euro. I Revisori del conto affermano nella relazione di ieri, 17 Marzo, che con le vie normali non è possibile sanare il bilancio, ma si può tentare con le misure straordinarie e un ripianamento decennale. Il Consiglio comunale, dicevamo, con 18 voti favorevoli ha approvato l’adesione al piano di riequilibrio decennale. Questo, in ordine di tempo, l’ultimo “bollettino”. Si riservano, i professionisti, di esprimere un ulteriore parere quando sarà esitato il piano. Per essere più chiari quando saranno calati, nero su bianco, le cifre sulla grandezza dei sacrifici chiesti alla cittadinanza. Votata l’adesione, il piano che dovrà essere completato entro 90 giorni, dovrà essere approvato dallo Stato e dalla Magistratura contabile.
In una realtà normale già queste tappe di questa storia paradossale manderebbero in escandescenza gli amministrati, a Favara non accade nulla. Circa il 50 per cento della platea dei contribuenti non paga, domani, a maggior ragione, non pagherà con gli aumenti delle tasse, tanto chi controlla?
Hanno, ognuno per la sua parte, consiglieri e sindaco esternato le ragioni, complete di giustificazioni, sull’attuale disastro. Minori tagli e gli errori del passato sarebbero le cause principali. Loro non hanno colpe.
Ora, nessuno si sentirebbe di condannare una amministrazione virtuosa che ha avuto l’avventura di confrontarsi con fatti imprevedibili come i tagli ai trasferimenti, ma nel nostro caso pesa come un macigno la sola relazione del funzionario alle Finanze che “rimprovera” l’amministrazione di non aver dato seguito alle richieste di misure correttive delle Corte dei Conti approvate dal Consiglio comunale. Sulla triste eredità del passato va fatto un ragionamento a parte. Manganella non è l’uomo prelevato da casa sua dalla folla per eleggerlo sindaco. Per decenni ha cercato di raggiungere e conquistare la poltrona di primo cittadino. Ha detto di essere in grado di far cambiare il paese. Prometteva quando doveva conoscere lo stato dell’arte. Viceversa avrebbe mentito a se stesso e ai suoi concittadini. Non dovrebbe, dunque, oggi venirci a parlare di tristi eredità come se fossero novità in assoluto. Così come avrebbe dovuto conoscere il fenomeno dell’evasione fiscale. Diceva, in campagna elettorale, pagare tutti per pagare meno. Dal suo insediamento ad oggi la platea dell’evasione è aumentata significativamente fino al arrivare al recente risultato di disquilibrio finanziario dell’Ente.
Nel suo intervento in Consiglio comunale ha provato anche a caricare il peso dell’insuccesso sul personale comunale, “che da domani dovrà lavorare”. Ci sta pensando dopo quattro anni. I dipendenti comunali sono a disposizione dell’Amministrazione, spetta a questa organizzarli e renderli efficienti. Se non arrivano gli ordini, che deve fare l’impiegato comunale? E non sono mancate situazioni inverosimili come il ritardo nella formazione del regolamento Tari o nella costruzione di una sezione cimiteriale. Manganella aveva promesso indagini interne e punizioni esemplari. A distanza di mesi non è accaduto nulla. Quando può durare un’indagine interna? Ci facciamo la domanda e non ci diamo l’ovvia risposta.
Il piano di risanamento decennale deve rendere immediatamente visibile un cambio di rotta, a Favara, molto probabilmente, dopo l’approvazione alla sua adesione non accadrà nulla come in passato per altre occasioni. Si consumeranno i tre mesi, il Ministero degli Interni e la Corte dei Conti lo bocceranno, ma intanto Manganella e i suoi resteranno in sella per altri mesi.
Cinque consiglieri, Grova, Vella, Dalli Cardillo, Matina e Sgarito hanno preferito, senza perdere altro tempo, chiudere l’esperienza con le loro dimissioni, altri dell’opposizione dovrebbero seguirli. La maggioranza del sindaco è convinta a resistere. Tutti saranno giudicati da quel galantuomo del tempo.