Un anziano imprenditore agrigentino, qualche anno fa, vantandosi mi raccontava che nella sua lunga attività imprenditoriale non aveva mai licenziato un solo dipendente, ma faceva in modo di liberarsene diversamente “facendolo scappare”. A chi non era gradito assegnava i lavori più pesanti. Il malcapitato, ad un certo punto, si stancava e si licenziava. In questo modo, l’imprenditore evitava un sacco di fastidi. Niente vertenze e niente sindacati.
La storia delle dimissioni che si vogliono dare da parte di alcuni consiglieri comunali, mi fa venire in mente, per certi versi, il metodo dell’anziano imprenditore. Manganella li ha stancati e li sta facendo scappare.
Certamente, sono anche spaventati per il loro futuro di consigliere comunale che sarà di approvazione di tagli di servizi e di aumenti delle tasse e preferirebbero chiudere l’esperienza ancor prima di leggere le cifre che Manganella calerà nella sua proposta di riequilibrio decennale.
Pezzi della maggioranza si preparano a dimettersi sempre per lo stesso problema. Ora, andarsene, a prescindere dalle motivazioni, significa liberare il campo e lasciare all’altro piena libertà di azione.
Andarsene in sedici provocando la decadenza automatica del civico consesso avrebbe avuto un senso, già in quindici non lo ha più, ché non decade il Consiglio e ci saranno le sostituzioni a scorrere con i primi tra i non eletti. Si esce dalla scena e basta. Non c’è un solo aspetto positivo. E’ un lasciare senza validi e accettabili motivi, destinati ad aggiungere danni ad altri danni sulla collettività. Meglio aspettare qualche settimana per conoscere il programma di risanamento delle finanze.
Meglio dimettersi per protestare a fronte di un piano che taglia le ore lavorative dei precari con la consequenziale riduzione degli stipendi o che preveda maggiori carichi fiscali per i contribuenti, che andarsene tra pochi giorni senza una spiegabile e accettabile motivazione, se non quella di essersi stancati di sbattere contro il muro di gomma dell’amministrazione comunale.
Hanno il dovere di restare, ché la democrazia per essere tale ha bisogno dell’opposizione.