Una donna appena uscita dall’ufficio tributi in Comune, sconsolata e agitata, parla da sola e per tutto il lungo tratto del corridoio per arrivare all’uscita, ripete “posso pagare 100 euro”. Un disco rotto. Quasi certamente è andata a reclamare per la quarta rata della Tari, in distribuzione in questi giorni e si sarà sentita rispondere che deve pagare.
Si deve pagare, anche se non si ha possibilità economica, ché il servizio, scadente nella sua qualità, a tutto è stato commisurato tranne che alla capacità di reddito della stragrande maggioranza dei contribuenti.
Dicevo che è stato commisurato per altri aspetti, come per l’irrazionale assunzione del personale, quasi il doppio rispetto al previsto rapporto tra il numero della popolazione e il numero degli stessi addetti. Oggi, non si possono licenziare ed è anche giusto. Non dovevano essere assunti per non fare disperare la donna che può spendere 100 euro e per la maggior parte della platea dei contribuenti, con un reddito sotto la soglia della povertà.
Non è commisurato con i turni di raccolta del vetro o del cartone. Chi manderebbe nella propria vigna 60 operai per raccogliere 40 o 50 cassette di uva? La risposta è scontata.
La qualità di igiene dei luoghi non è commisurata al prezzo pagato dall’utenza.
C’è un responsabile che attesta la bontà del servizio e senza l’attestazione le imprese non possono essere pagate. Il servizio, sulla carta, è svolto a regola d’arte, va tutto bene. Il funzionario ha le fette di prosciutto sugli occhi, i politici tirano a campare e la gente non si ribella.
Chi può pagare paga, chi non può si da pace. La gente non paga, il Comune accumula debiti, poi, così come ha già fatto, chiede e ottiene un prestito milionario dalla Regione per pagare i debiti.
L’attuale appalto scade il mese prossimo, scommetto sulla proroga del servizio. Tutto va bene, “a munizza è ricchizza” per alcuni, per gli altri è un carico fiscale insopportabile.
E mentre tutto va come deve andare, il Comune è fallito, la politica lo è prima ancora del Comune e falliti siamo noi cittadini che non ci ribelliamo.
1 commento
Gentile direttore, più che falliti oserei dire RASSEGNATI, ad un’ armata di incapaci o meglio dire opportunisti. Il nostro paese e i favaresi ogni giorno vengono oltraggiati dai più elementari diritti. La gente a fatica tira a campare e non pensa che poter portare a tavola un tozzo di pane. Nel frattempo loro sguazzano nei loro affari e poi ci vengono a parlare di morale e responsabilità. CHE DIO CE LA MANDI BUONA. FAVARA LIBERA.