L’UOMO CHE VIVE DI VIRTÙ È POLVERE DI STELLE IN UNA VISIONE COSMICA. LA MORTE DÀ SIGNIFICATO ALLA VITA, POICHÉ UNA VITA SENZA MORTE NON SAREBBE UMANA O TERRESTRE, NON APPARTERREBBE NEPPURE ALL’UNIVERSO
“Per capire il senso della vita ognuno deve viverla con intensità, serietà e coscienza. Anche il senso della morte ti aiuta a comprendere il profondo significato della vita che va vissuta secondo le virtù. L’uomo che vive secondo virtù non deve avere paura o sentirsi mortificato rispetto al contesto egoistico del genere umano attratto oramai solamente da tutto ciò che produce, in qualche maniera, ricchezza per se e per gli altri. L’uomo che con orgoglio vive secondo virtù rafforza e fortifica quel senso della vita, attribuendo un grande significato alla morte, vista come componente indispensabile e giusto contrappeso per capire l’intensità del significato di vita. L’uomo che vive di virtù è polvere di stelle in una visione cosmica”.
Sono alcuni dei temi che il prof. Rodolfo Papa, iconologo di fama internazionale, storico dell’arte, artista, accademico ordinario alla Pontificia Insigne Accademia Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon, docente presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma, ha rappresentato ad un nutrito ed attento pubblico, ieri sera al Circolo della Gioventù a Castelvetrano, con una nuova ed illuminante lectio magistralis sulla Vita dal titolo “Il giardino della Vita”a chiusura della trilogia di eventi culturali proposti dall’associazione ‘Palma Vitae’.
Un progetto culturale, quest’ultimo, che ha suscitato grande interesse a Castelvetrano-Selinunte, che ha attratto pubblico dalle province di Trapani, Palermo ed Agrigento e che ha concluso un percorso iniziato nell’ottobre 2014 con il primo appuntamento sulla Donna dal titolo: “La bellezza dell’essere Donna”, proseguito a dicembre con l’incontro sul tema de “La Donna che dona la Vita” e che si è concluso con l’iniziativa di ieri sera.
La vita e la morte, due facce della stessa esistenza dell’uomo, sono gli argomenti centrali illustrati attraverso le opere dal prof. Papa. Tema centrale e ricorrente, da sempre oggetto di approfondimento in tutte le epoche storiche.
La morte fa parte della vita, nel senso che ne è un aspetto fondamentale, imprescindibile. La morte dà addirittura significato alla vita, poiché una vita senza morte non sarebbe umana o terrestre, non apparterrebbe neppure all’universo.
Quando Giovanni, nell’Apocalisse 22,13, fa dire al suo Cristo: “Il sono il Primo e l’Ultimo, l’Alfa e l’Omega, l’Inizio e la Fine, l’Origine e il Punto d’arrivo”, doveva in qualche modo aver capito che in natura esiste una sorta di ‘finalismo’, di ‘ricapitolazione intelligente delle cose’. Non era, la sua, l’esagerazione di un visionario, la boutade di un mistico. Questo processo, infatti, lo si riscontra nella vita in generale, nell’esistenza delle cose, nel corso dei processi storici. Significato ricorrente nell’esposizione dell’accademico durante la lezione di ieri.
Così come i concetti di vita e morte per Eraclito non sono che due aspetti di una medesima realtà costituita dall’incessante scorrere vitale dell’esistenza.
Lo stesso Giovanni Paolo II riconosce, nell’enciclica ‘Evangeluum Vitae’ che “Il Vangelo della vita, risuonato al principio con la creazione dell’uomo a immagine di Dio per un destino di vita piena e perfetta (Gen.2-7; Sap. 9, 2-3), viene contraddetto dall’esperienza lacerante della morte, che entra nel mondo e getta l’ombra del non senso sull’intera esistenza dell’uomo” (cap.7). Combattere le conseguenze raggelanti di quest’ombra del non senso è il compito più delicato e profondo che si assumono la cultura e l’educazione, accendendo e proteggendo i lumini e le fiaccole della ragione e della fede”.
Ed ancora, le civiltà che smettono di credere nei valori umani concludono la loro esistenza nella maniera più tragica possibile: distruggendo altre civiltà e in sostanza autodistruggendosi.
Particolarmente interessante, poi, la presentazione dell’affresco del titolo: ‘Il trionfo della morte’. Il prof. Papa ha deliziato i presenti spiegando i particolari dell’opera e attualizzandoli alla contemporaneità di una società oggi in enorme difficoltà.
Il Trionfo della Morte è un affresco conservato nella Galleria regionale di Palazzo Abatellis a Palermo. L’affresco è composto come una gigantesca pagina miniata, dove in un lussureggiante giardino incantato, bordato da una siepe, irrompe la Morte su uno spettrale cavallo scheletrito. Essa inizia a lanciare frecce letali che colpiscono personaggi di tutte le fasce sociali, uccidendoli. Il cavallo, di prorompente vitalità, occupa il centro della scena, con le sue costole e la macabra anatomia della testa scarnificata, che mostra denti e lingua. La Morte è raffigurata efficacemente nell’attimo in cui ha appena scoccato una freccia, che è andata a colpire il collo di un giovane nell’angolo destro in basso; essa ha legata sul fianco la falce e reca con sé una faretra, suoi attributi iconografici tipici. In basso si trovano i cadaveri delle persone già uccise: imperatori, papi, vescovi, frati (sia francescani che domenicani), poeti, cavalieri e damigelle. Ciascuno è rappresentato individualmente, in una posizione diversa: chi con una smorfia di dolore ancora disegnata sul volto, chi sereno, chi con gli arti scompostamente abbandonati, chi, appena raggiunto da una freccia, nell’atto di accasciarsi.
Un’allegoria attualissima quella dell’artista Papa che sembra accostarsi ai recenti accadimenti geo-politici.
Dalle parole emerge la critica verso una società che ha perduto la direttrice di marcia. Una maniera per dire che ci troviamo di fronte ad un’Europa schiacciata dal modello finanziario che ha prodotto una società liquida come ha spiegato, per esempio, nelle sue opere un altro grande studioso contemporaneo, Zygmunt Bauman. Sociologo e filosofo polacco di origini ebraiche che critica la mercificazione delle esistenze e l’omologazione planetaria, viste come conseguenza della postmodernità, dove l’incertezza attanaglia la società moderna per effetto della trasformazione dei suoi protagonisti da produttori a consumatori. In particolare, il filosofo polacco lega tra loro concetti quali il consumismo e la creazione di rifiuti umani, la globalizzazione e l’industria della paura, lo smantellamento delle sicurezze e una vita liquida sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del gruppo per non sentirsi esclusa. Una società malata dove la stratificazione sociale è schiava dell’esponenziale ricerca del guadagno, della ricchezza del potere, del prestigio, la condizione degli strati sociali, composti da individui o gruppi, collocati vicini o sovrapposti in una scala di superiorità o inferiorità relativa a seconda della ricchezza, del potere, del prestigio, ampliando pericolosamente la forbice della disuguaglianza tra individui.
Per il prof. Papa: “Chi oggi governa non spende più per l’arte e la cultura con la conseguenza che penalizza la società che non riceve più l’insegnamento accademico sul significato dell’umanesimo, lasciando, in tal modo, uomini e donne storditi e bombardati da un modello sociale falsato dal facile arricchimento che spinge a scegliere in funzione della realizzazione del denaro accantonando il sistema dei valori”.
“Non c’è più umanesimo – afferma l’iconologo di fama internazionale – stiamo consumando la cultura che abbiamo ereditato dal passato”. Ed aggiunge: “Papa Francesco ribadisce alcuni punti fondamentali che alcuni teorici e critici hanno dimenticato in questi ultimi anni, innanzitutto la relazione necessaria tra ‘morale ed arte’.
“Il termine dispregiativo ‘accademico’ spesso viene scagliato contro l’arte figurativa contemporanea – dice lo storico dell’arte – ciò che è accademico è ciò che viene insegnato ufficialmente nelle accademie d’arte e ciò che viene insegnato nelle accademie d’arte da circa cinquanta anni a questa parte è l’informale, l’aniconico, l’astratto e il performativo”.
“Nei saloni ufficiali di tutto l’occidente – spiega Papa – gli artisti letteralmente ‘accademici’ sponsorizzati e strapagati sono appunto gli esponenti di queste forme ‘neo-pagane’ d’arte, mentre il figurativo è stato quasi completamente cancellato dalle aule delle accademie”.
Secondo il docente presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma: “Il mondo contemporaneo è certamente confuso, ma sente, intuisce che è necessario un senso, una certezza di leggibilità, è alla ricerca di una interpretazione sensata degli eventi, degli accadimenti. Nel cristianesimo il fatto è Cristo, l’accadimento che mi interroga è il suo volto la sua persona e quindi mi è contemporaneo, è ciò che mi interroga oggi, non è superato dalla storia”.
“Se l’arte ha il compito di dire Cristo, non può prescindere dalla sua persona, dal suo volto, dall’Incarnazione – prosegue Papa – infatti il Santo Padre chiede di trovare nuova carne, chiede di partire cioè dall’originario, non chiede nuove forme, non chiede che si cerchi di essere originali, ma al contrario che ci si faccia capire. La trasmissione della fede – chiarisce – è ridire con parole nuove quel che gli uomini da sempre si tramandano sul fatto, sull’evento, sulla persona che ha cambiato la vita, così come hanno fatto tutti i grandi artisti occidentali, che hanno sempre attualizzato l’evento dell’Incarnazione rendendolo contemporaneo nella contestualizzazione, come fanno molti dei più illuminati anche oggi”.
Va ricordato, inoltre, che ad affiancare Giusi Agueli e Marilena Campagna, rispettivamente, presidente e vice presidente dell’associazione ‘Palma Vitae’ nella organizzazione e realizzazione dell’incontro culturale di ieri, la Fondazione Kepha, diretta da Pandolfo Pandolfi, che attraverso le attività del Cam di Triscina di Selinunte, ha promosso delle iniziative culturali a Castelvetrano, distinguendosi sul territorio per l’offerta culturale che ha contribuito ad aggiungere ulteriori occasioni di confronto e scambio per la crescita della comunità.