“Da qualche giorno – ci dice don Giuseppe D’Oriente – sono incominciati i lavori di ripristino della facciata della chiesa della BMV del Transito. La più piccola delle Chiese di Favara ma tra le più antiche, se non addirittura la più antica parrocchia della nostra città. Essa ha visto e subito diverse trasformazioni nel corso dei secoli. In questi ultimi anni l’edificio ha subito , a causa delle intemperie e della mancanza di attenzione, una deturpazione del suo aspetto esteriore. Un gruppo di volenterosi benefattori hanno dato il loro apporto pienamente gratuito per riportare la facciata della Chiesa al suo originale splendore.
Al più presto quindi rivedremo la Chiesa restituita alla popolazione del centro storico in una nuova veste che la renderà ancora più bella e …amata dai suoi parrocchiani e dalla cittadinanza di Favara. Come si vede anche in tempi di crisi si possono realizzare bei progetti se c’è buona volontà e interesse verso il bene comune”.
Tra i volontari che si sono letteralmente rimboccate le maniche, lavorando tutti i giorni gomito a gomito con la maestranza ci sono l’ingegnere Tonino Caramanno e l’architetto Angelo Caruana. I due professionisti collaborati dallo storico Filippo Sciara stanno riportando la facciata così come era all’origine. Tutti lavorano al servizio della devozione per la Madonna. Come dire, con l’affetto di figli, così come il resto del gruppo di volontari.
“Alla proposta di collaborare per il restauro della facciata – a parlare è l’ingegnere Antonino Caramanno – ho prontamente risposto, in quanto la chiesa del Transito è stata la mia seconda casa da più di 35 anni. Ho iniziato subito quindi, insieme all’arch. Caruana, a fare delle ricerche storiche su questo tempio su cui voci diverse lo davano fabbricato in tempi differenti. Contestualmente ho provveduto al minuzioso rilievo per poter quantificare inizialmente il costo dell’intervento e poi poter fare una stesura completa del progetto da poter presentare agli enti preposti al controllo, per ottenere i necessari nulla osta. Il primo quesito è stato: come ripristinare la facciata? Riportarla in pietra o rifinirla con intonaco, per cui ho lasciato una parentesi aperta in base a quello che avremmo trovato sotto gli evidenti molteplici interventi, più o meno corretti, che sono stati effettuati durante la storia della chiesa. In ogni caso tutto è stato fatto sotto il diretto controllo della soprintendenza BBCCAA di Agrigento. Tuttavia tutto mi sarei aspettato, tranne quello che è stato portato alla luce scrostando la facciata dagli strati di intonaco che la rivestivano”.
I lavori stanno portando alla luce un vero e proprio gioiello, nascosto da diversi interventi del passato, come ad esempio due edicole laterali all’ingresso che nascondevano resti mortali. Ma ecco cosa ci dice l’architetto Angelo Caruana. “Per quanto riguarda la proposta a collaborare al restauro della facciata di questa Chiesa, ho risposto con un grande entusiasmo. Una proposta così importante è sempre una gioia. Questo restauro, in collaborazione con l’ing. Antonino Caramanno progettista dei lavori si sta svolgendo in maniera molto meticolosa, sia da un punto di vista tecnico ed anche morale. Sento una grande responsabilità poiché stiamo cercando di restituire all’intera collettività una parte della storia religiosa ed architettonica quasi dimenticata. Durante i lavori mi sono trovato davanti una serie di stratificazioni significative, parlo dei diversi colori rinvenuti sulla facciata, ma una cosa inaspettata il ritrovamento di 2 nicchie in facciata ricoperte da pietre. In ultimo il rinvenimento in una delle 2 nicchie di ossa umane e di alcuni cocci forse appartenenti ad un vaso”.
I due professionisti sono seguiti, dicevamo, dallo storico Filippo Sciara.
“La più antica testimonianza – dice lo storico – della chiesa del «Transitus sive Trapassionis» di Favara risale al 1543, quando viene menzionata come «ecclesiolam sub titulo absumptionem beate Marie virginis» ed amministrata dal prete Orlando de Alongi. Prima era stata di Gaspare de Contrino, che risulta prete a Favara, già nel novembre 1511. La chiesa era detta «cum cura animarum» quindi costituiva la parrocchiale con somministrazione dei sacramenti e riceveva proventi da tutte le case di Favara, che in quel periodo risultavano circa 80 con circa 400 abitanti.
In un documento del 1593 viene ricordata come «madre eclesia antica», perché di recente era stata edificata una nuova chiesa, detta «eclesia nova» o «maiori eclesia», che nel 1608 veniva indicata come nuova chiesa Madre, con arcipretura, posta nel sito di quella attuale, che si appropriava del titolo della Madonna Assunta, appartenuta alla vecchia chiesa Madre. Da una fonte del 1855 ricaviamo che « Nei primordi della comune la chiesa parrocchiale era quella di Maria Santissima del Transito […] La Madrice fu eretta sotto il titolo di Maria Assunta e rimase alla chiesa antica quello del Transito di Maria, divenuta chiesa semplice».
È interessante rilevare che, in un documento del 1791, la chiesa di Maria santissima del Transito viene detta di diritto regio patronato, era stata cioè fondata o semplicemente dotata dal re di Sicilia, al quale spettava la nomina del prete titolare della stessa. Il 12 aprile 1791 è proprio Ferdinando III re di Sicilia a concedere al prete favarese Ignazio Cafisi il beneficio regio fondato nella chiesa di Maria Santissima del Transito di Favara. Nel documento si riferisce: «datum Neapoli die 12 mensis aprilis 1791 Ferdinandus Carolus de Maria rex conferimus Domino Ignatii Cafisi regium beneficium Sancte Marie de Transitu in terra fabarie agrigentine diocesis in regno Siculo». Questa importante chiesa della storia favarese, per lodevole iniziativa di privati cittadini, si trova oggi in corso di restauro, limitatamente alla facciata principale, che versava in un grave stato di deterioramento ed abbandono. Cogliamo l’occasione per annunciare che al restauro seguirà la pubblicazione della storia della chiesa, per meglio apprezzare gli aspetti culturali e religiosi che il monumento riveste per la comunità favarese.
2 commenti
Dalla Madonna del Transito parte davvero un messaggio positivo e lodevole….il restauro della Chiesa da parte dei fedeli ….con l’aria che tira…. e la sub-cultura che la produce e la consolida……dovrà essere un esempio da seguire a Favara, ma non solo………se si vule tutelare un patrimonio prezioso che i nostri antenati con tanti sacrifici ci hanno consegnato…..
La notizia dei lavori in corso per il restauro della facciata della Chiesa del Transito da parte di privati cittadini mi ha riempito il cuore di fiducia e di speranza per il futuro del nostro paese. Alla chiesa del transito sono molto legato affettivamente perché per tanti anni fin dalla mia infanzia è stata la mia Parrocchia e poi apprendere questa iniziativa mi in allevia in parte il mio pessimismo perché essa può costituire una premessa affinché tutti noi cittadini favaresi incominciassimo a rimboccarci le maniche per risollevare la nostra città dal torpore politico e sociale in cui si trova da tanti anni. Incoraggiamo queste lodevoli iniziative e la buona volontà di chi offre la propria disponibilità per il bene comune per rendere Favara più bella e più vivibile.