Non è nella nostra mentalità che il privato si sostituisca al pubblico nella realizzazione di opere di interesse collettivo. Qualcosa in questo senso veniva fatto nei secoli passati dai ricchi possidenti, il popolo, noi a questo siamo sempre appartenuti, ci metteva il lavoro e sperava nella ricompensa dell’aldilà, ché l’Inferno l’aveva vissuto sulla Terra.
Ma pur non nei nostri pensieri, a volte, ci troviamo in avventure belle o brutte della vita. Nel racconto che mi appresto a farvi, vi dico subito, che ci siamo trovati, io ed altri amici, in una avventura non pensata ma stupenda.
Passo dalla Via Umberto con la macchina, come mi accade spesso, questa volta mia moglie mi fa notare lo stato di degrado della facciata della Chiesa, che sembrava più appartenere all’esterno di un magazzino abbandonato del centro storico. Non mi interessava e non me ne ero accorto. Era, vi ricordate, una sorta di catalogo di interventi sul muro che facevano a cazzotti tra di loro. Formavano una scala di grigi, dal grigio muffa al nero. Ciliegina sulla torta, una luminaria dimenticata sulla parete.
Intanto, Gaetano Scorsone, Massimo Centineo, la pastorale cittadina, i compagni rifondati mi hanno, piacevolmente, riempito la tasta di bene comune. E quell’idea di bene comune, mentre mia moglie parlava, si è data la mano con la facciata della chiesa della Madonna del Transito. Perché non provarci? La minestra di San Giuseppe si organizza elemosinando gli ingredienti. Perché non fare la stessa cosa?
Lo stesso giorno ne parlo con due amici, a proposito di San Giuseppe, per ironia della sorte con due Giuseppe, gli imprenditori Giuseppe Sorce e Giuseppe Pitruzzella che mettono, immediatamente, a disposizione i mezzi e il materiale necessario. Occorrono i soldi per pagare la manodopera, li chiedo e li trovo con le donazioni di Carmelo Salamone, presidente dell’Ance, degli amministratori della clinica Sant’Anna e della società di servizi Avp. Mentre, Carmelo Airò realizzerà, a giorni, l’impianto di illuminazione esterna. Io, ovviamente, non potevo stare a guardare e si sono aggiunti Nino Bosco, Gioacchino Zarbo, Joseph Zambito, mentre lo storico Filippo Sciara sta lavorando alla storia dell’antica chiesa Madre di Favara che sarà omaggiata in occasione della festa dell’Assunzione, quando si festeggeranno anche i lavori di rifacimento della facciata. Non abbiamo “pareggiato il bilancio”, siamo sotto di qualche centinaio di euro, ma a Favara è di moda, almeno al momento, lo squilibrio di bilancio e ce ne facciamo una ragione anche per la facciata della chiesa.
In questa fantastica avventura un ruolo determinante lo hanno avuto, l’arciprete, don Giuseppe D’oriente, che ci ha incoraggiati e stimolati, l’ingegnere Tonino Caramanno e l’architetto Angelo Caruana, senza di loro sarebbe stato, praticamente, impossibile arrivare al traguardo.
Un mese di lavoro e oggi, lo vedete dallo scatto, il risultato ci premia.
E’ la storia di privati cittadini che si sono interessati al bene comune, senza aspettare l’intervento pubblico, destinato a non arrivare mai. A me è piaciuto raccontarvela.