Rosario Manganella
Nei prossimi giorni, renderò noto un dossier dove, con nomi e cognomi, indicherò, con dati certi ed inoppugnabili chi, in tutti questi ultimi decenni, ha speso con allegria le risorse del Comune, favorendo amici e parenti.
Ha ragione la gente a protestare, a scendere in piazza contro una tassazione ormai, non più sostenibile.
Ha ragione chi, non avendo o non avendo avuto mai responsabilità politico-amministrative, grida contro l’aumento di balzelli che colpiscono indistintamente tutti, ma, in particolare, quelle fasce di cittadini che non hanno un reddito o ne posseggono uno appena per la sopravvivenza.
E bene hanno fatto ieri i cittadini favaresi radunati in Piazza Cavour a dire la loro, eccezionale fatta per quei pochi maleducati ed incivili e per coloro i quali, strumentalizzando l’esasperazione e la disperazione di tanti, hanno annunciando la morte del Comune di Favara, celebrandone i funerali.
Era ed è sbagliata la parola d’ordine “Favara è morta”. È uno slogan, sicuramente sbagliato, giacché il Comune non può mai morire. Sarebbe la fine della democrazia e della prima e grande istituzione di base, nata alla fine dell’XI secolo, prima ancora della nascita degli Stati e quella più vicina ai cittadini.
I Comuni, è vero, sono oggi in crisi, in profonda crisi, ma restano gli unici in grado di dare risposte concrete al fabbisogno della comunità.
Provate a chiedere la sistemazione di una strada o l’istituzione di un servizio sociale ad un deputato, al presidente della regione o del consiglio dei ministri e vi accorgerete che non saranno in grado di darvi una risposta.
Chi chiamate, quando i turni dell’acqua ritardano, ovvero quando qualcosa non va sul territorio? Il sindaco, espressione massima del Comune, ovviamente.
C’è, per la verità, in atto da anni, ormai, in Italia da parte un po’ da tutti i diversi governi che si sono succeduti, uno scaricabarile di competenze sugli enti locali, senza il relativo corrispettivo finanziario.
C’è, anzi, di più. C’è una sistematica e preoccupante politica di “tagli” da parte dello Stato e della Regione che, negli ulti i tre anni, ha di fatto dimezzato i trasferimenti proprio ai Comuni.
C’è stata e continua ad esserci una politica che ha trasferito e trasferisce a Roma gran parte dei tributi locali, riscossi dai Comuni,come é avvenuto nel caso dell’Imu.
C’è una vera e propria vessazione fiscale a livello comunale che i cittadini sono costretti a pagare allo Stato, senza che questi la reinvesti nei Comuni.
La politica dei “tagli” colpisce i Comuni e, quindi, i cittadini. In questi giorni, l’Anci Sicilia, l”‘Associazione siciliana dei Comuni, sul suo sito anci.sicilia.it, ha pubblicato una serie di manifesti, molto eloquenti su ciò che produce la politica dei “tagli”.
La verità è che i sindaci, tutti i sindaci, siamo diventati dei veri e propri gabelloti, dei veri e propri esattori dello Stato che ci costringono a spremere il limone-cittadino.
Perchè vi ho raccontato tutto questo, potete chiedervi.
Semplicemente per dirvi che la manifestazione di ieri sera era si giusta, ma il destinatario era sbagliato. La protesta sacrosanta, infatti, doveva essere indirizzata verso lo Stato, verso la Regione e non certo contro il Comune e contro il sindaco e gli amministratori locali.
Capisco bene che colpire il muro “vasciu” è molto più semplice; è più facile aggredirlo, sfogare i propri istinti, a volte, quelli più bassi.
Organizzare una protesta contro il sindaco, l’amministrazione comunale, parlando, non alla testa, ma alla pancia di molti è cosa che chiunque può fare.
La cosa più difficile è assumersi le proprie responsabilità, a dare, specie se chiamati, il proprio contributo.
Dire di no, è semplice, è sempre meglio che sbracciarsi le maniche ed aiutare il proprio comune, la propria comunità, il prossimo. È più comodo organizzare una manifestazione “contro”. Ma contro chi? Contro il sindaco, contro gli amministratori locali, rei soltanto di sacrificare se stessi per governare un paese difficile, dove ogni testa è un tribunale, dove i debiti ci stanno mangiando.
No. Chi rifiuta di aiutare la propria comunità compie un gesto di viltà e non ha ragione di guidare proteste. Non é civicamente degno di stare in un contesto civile.
Adesso basta, mi sono stancato di essere attaccato continuamente da chiunque, da chi ne ha titolo è da chi non ha.
Nei prossimi giorni, renderò noto un dossier dove, con nomi e cognomi, indicherò, con dati certi ed inoppugnabili chi, in tutti questi ultimi decenni, ha speso con allegria le risorse del Comune, favorendo amici e parenti.
Considerata l’ampiezza di queste riflessioni, tralascio di entrare nel merito della manovra contenuta nel piano di riequilibrio che sarà trattata a parte.
2 commenti
Visto e considerato che lei è convinto che il sindaco è divenuto “gabelloti” dei governi di Roma, degli esattori di tasse, visto che a lei non piace spremere i suoi concittadini come limoni, perché non s’è dimesso prima? e denunciando questi allegri spendaccioni molto tempo fa?
No. Chi rifiuta di aiutare la propria comunità compie un gesto di viltà e non ha ragione …
Carissimo Capopopolo, Basta con i giochi di prestigio lei, è un’altro che sulla falsa riga di Renzi prova ad abbindolarci. Questo gioco non funziona più (NON SIETE CREDIBILI). Parla di essersi sbracciato le maniche!!!! quando? Noi, la ringraziamo vivamente per tutto quello che ha fatto per i nostri cari defunti, la ringraziamo per tutto lo schifo e i sacchi impiccati lungo e largo per il paese, la ringraziamo fortemente per la premura che avete avuto a difesa dei più deboli (vedi i fatti di una signora che bussando al comune per una carità avete cosi risposto……. non ci sono soldi) e potremmo ancora scrivere dei libri sugli accaduti. Ci faccia il piacere…….. avrebbe detto TOTO’!!!!!!! ammetta il suo totale fallimento e osi almeno la cortesia di non fare il solito scaricabarile… Siete dei falliti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! FAVARA LIBERA