Si è parlato molto in questi anni dell’amianto per via della pericolosità attribuita da studi scientifici, noto a tutti con il nome di Eternit perché usato molto come fibrocemento, va da subito detto che andava condannato a mio avviso, chi non ha avuto il minimo rispetto per la salute e per la vita stessa dei propri dipendenti e delle popolazioni delle aree su cui insediavano i loro stabilimenti.
Va comunque precisato che, l’amianto non è affatto velenoso e neppure tossico, perché crea pericoli di tutt’altra natura, che nascono infatti dalle dimensioni estremamente piccole delle sue fibre, che se vengono respirate si insediano negli alveoli polmonari, dove danno origine a gravi patologie, a partire dall’asbestosi, fino ad arrivare a patologie tumorali come il mesotelioma pleurico e il carcinoma polmonare.
Al pericolo dell’amianto sono quindi esposti in primo luogo tutti coloro che, lo hanno usato come materia prima o chi lo ha usato per coibentazioni di ogni tipo, come chi realizzava tetti, operai che collocavano questi materiali e infine arriva la popolazione che, come è il caso di Casale Monferrato, abita le aree vicine agli stabilimenti di produzione.
Se si decide di rimuovere l’amianto o l’Eternit inizia una seconda fase non priva certo di pericoli, infatti gli operatori devono come prima cosa provvedere a rendere impossibile la dispersione in ambiente delle fibre d’amianto e in ogni fase devono adottare misure idonee ad evitare di respirare e fare respirare a d’altri il pericoloso minerale.
Detto questo resta il problema smaltimento, che purtroppo in alcuni comuni e lasciato a carico del singolo cittadino con frequenti abbandoni di lastre e recipienti di Eternit nelle strade periferiche della città.
Ma fiduciosi in un riequilibrio comunale di spesa, speranzosi attendiamo a Favara la nascita di un punto di raccolta dove sarebbe possibile in maniera civile depositare tali materiali pericolosi per la salute umana.
Vincenzo Vella
1 commento
La legge per lo smaltimento dei rifiuti è purtroppo criminogena. I costi di smaltimento sono talmente elevati che il singolo cittadino, anche il più civile, viene costretto, se privo di adeguate risorse finanziarie, a liberarsene nei modi che sappiamo. Abbiamo provato a Raffadali, con una petizione popolare, a risolvere la questione. Assodato che, in base alla legge, nessun cittadino può conferire autonomamente l’eternit presso un centro raccolta transitorio avevamo concordato con l’amministrazione precedente un cofinanziamento intorno al 50% a favore dei cittadini che smaltivano il pericoloso materiale secondo legge. L’amministrazione non ha dato seguito all’intesa con la scusa che si trattava di un intervento illeggittimo in quanto effettuato a favore di privati cittadini. A nulla sono valsi i richiami ad altre amministrazioni comunali, come quella di Ostuni, che arrivano a coprire i costi di smaltimento fino all’80%. Come si dice? ” Nun c’è cchiu surdu di cu non voli sentiri”