La Sanità in Sicilia, negli ultimi anni, ha fatto passi da gigante, ma è ancora elevato il rischio di cadere nelle mani sbagliate. Ad un certo punto della vita quando ci si trova con in mano una sentenza di condanna a morte, il pensiero corre verso una possibile salvezza che potresti trovare con maggiore margine al Nord. E fuori dell’Isola, per ironia della sorte, capita spesso di trovare medici siciliani. Del particolare argomento ce ne siamo occupati in un altro articolo, ci torno ché nel frattempo ho raccolto altre notizie interessanti.
Scrivevo per il quotidiano “La Sicilia” e il mio grande amico, capo redazione, Nuccio Schillirò mi diceva spesso che un giornalista deve viverla la notizia per meglio raccontarla. Non basta cercarla nei documenti, deve entrarci dentro incontrando gli attori della vicenda, essere presente per raccontare a chi non c’è. Deve essere fortunato ad esserci.
Nel mio caso, ho avuto la sfortuna di esserci per meglio raccontarvi la storia dei migranti della salute.
Con una brutta sentenza in mano, si inizia il cammino della speranza. La stazione di partenza è l’Isola. Non vorresti partire, c’è la sofferenza personale e dei familiari. Dare coraggio è l’imperativo, consentite anche le bugie. L’ammalato da coraggio ai familiari e viceversa. Ognuno recita la sua parte in una sorta di tragedia dal finale, certe volte, quasi scontato, mentre arrivano a vagoni i consigli. “A Palermo c’è…”, “A Catania c’è…”, “A Messina c’è…”.
Si sceglie velocemente, si parte e si entra in un mondo che si pensava appartenesse agli altri.
Si parte e si riparte tante volte. Spesso si ritorna più confusi e mali persuasi di prima, ma, dicevamo, bisogna recitare. E’ un gioco di fortuna, se ce l’hai trovi in Sicilia la struttura sanitaria e i medici di eccellenza, ce n’è sono tanti, in caso contrario qualcuno ti dirà “meglio portarlo al Nord”.
Meglio il dottore Alitalia. E al Nord, a vantaggio dei sfortunati, la fortuna non c’entra.
Ho conosciuto medici che salvano la vita, medici siciliani che al Nord salvano la vita. Medici, eccellenze, che tornerebbero in Sicilia con i concorsi alla luce del Sole, senza trucchi e senza inganno. Niente incarichi diretti, solo concorsi, senza cercare pezze ché i politici ne trovano tante per giustificare le loro azioni. Le stesse eccellenze che operano in Sicilia vogliono i concorsi. I più bravi ai primi posti. Non i figli dei baroni della medicina e i protetti della politica, ma i più bravi. Si attui la meritocrazia tanto invocata e tanto disattesa, si chiuda la triste pagina dell’appartenenza lobbistica, familiare, clientelistica.
Rimanendo dentro la notizia, ho parlato con i politici, deputati all’Ars e assessori regionali. Non ho raccomandato nessun medico siciliano che opera nel Nord. Con loro ho parlato, nello specifico, di una eccellenza che sarebbe disposta a tornare in Sicilia, se solo ci fosse la possibilità del concorso. Stiamo parlando di un urologo che opera centinaia di siciliani che lottano contro il tumore e che per farlo ricorrono al dottore Alitalia.
Stiamo parlando, nello stesso tempo, di una spesa milionaria sostenuta dalla Regione Sicilia ché deve pagare il servizio sanitario di altre Regioni per le cure erogate ai siciliani. Soldi che potrebbero essere spesi per migliorare la sanità siciliana. Stiamo parlando di disagio di migliaia di ammalati e delle loro famiglie.
Curarsi il tumore non è come togliersi un dente, ci sono i controlli mensili, trimestrali, semestrali. Tanti biglietti aerei e prenotazioni di alberghi. Di questo ho parlato con i politici, quelli che contano, quelli che decidono sulla nostra sorte.
Ho parlato, fino al momento, al vento, ma continuerò a farlo, entrando nei particolari. Vi parlerò dell’esperienze di questi medici, dei loro risultati, dei politici e delle loro scelte e del muro sullo Stretto per precludere il ritorno delle nostre eccellenze.
Parlerò nella speranza di convincere la parte buona della politica a ragionare sulla sanità siciliana per cambiarla in meglio.