“Se vai a Palermo non toccare le banane! Lasciale perdere, non le mangiare! Perché sono permalosi, ci tengono, ti sparano! Proprio t’ammazzano per una banana”. Vi ricordate? Lo dice Johnny Stecchino interpretato dal grande Roberto Benigni.
Paradossalmente, c’è una certa relazione tra le banane palermitane e il favarese servizio di igiene ambientale.
Enzo Agrò e Gioacchino Zarbo si sono occupati della progettazione del nuovo servizio che si dovrà organizzare e appaltare a breve, nei prossimi mesi e prima della scadenza del mandato elettorale di Manganella.
In passato, sono stato spesso invitato dai due, ormai, ex assessori comunali a condividere con loro la soddisfazione di risultati raggiunti nella progettazione del nuovo servizio, che prevedeva tagli nella parte dei costi variabili, mentre si confermavano i costi fissi quelli relativi al personale occupato.
Agrò e Zarbo, è bene sottolineare, non hanno mai pensato di ridurre il numero dei dipendenti delle ditte.
Scusatemi, ma devo ripetermi, ché c’è brutta gente, dentro il Palazzo, abituata a utilizzare i lavoratori come ostaggi contro i loro “nemici”. Gli ex assessori Agrò e Zarbo hanno ipotizzato tagli nella parte relativa ai costi variabili come ad esempio l’acquisto milionario delle buste di plastica, il costo del carburante e contemporaneamente puntando ad ottimizzare il servizio attraverso il rispetto dello stesso capitolato. Uno per tutti, i foglio di presenza giornaliero del personale operante a Favara.
E’ da criminali tentare di mettere in cattiva luce persone oneste che si sono spese per l’interesse della collettività attraverso informazioni false, tendenziose, faziose e interessate da parte di chi utilizza la politica come una professione.
Agrò prima e Zarbo fino a ieri hanno aperto ai partiti e ai favaresi il libro dei costi del servizio di igiene ambientale. Hanno consumato incontri con i capigruppo consiliari, con i segretari dei partiti politici, che oggi possono, se vogliono, confermare il grande sforzo dei due ex amministratori. Uno sforzo diretto al taglio, ripeto, dei costi variabili e mai dei costi fissi legati al personale dipendente. E considerato che spesso si parla di legalità solo per togliersene il pensiero, questa dovrebbe essere l’occasione buone per le forze politiche di farci avvertire come diceva il giudice Borsellino “il fresco profumo della libertà, rispetto alla puzza del compromesso morale”.
Ora, il mio amico Enzo Agrò, potrà smentirmi, ma sono convinto che le sue dimissioni non sono state dettate da esigenze personali. Ha lasciato, senza volere fare rumore, stanco di essere non ascoltato. Il suo lavoro restava sempre incompleto da un certo punto in poi, mentre doveva farsi carico di tutte le responsabilità del mancato completamento.
Agrò e Zarbo dovevano dimettersi insieme, questo era il loro accordo iniziale. Gioacchino Zarbo è rimasto solo ed esclusivamente per portare a termine il lavoro fatto.
Ha denunciato gravi forme di inadempienze da parte delle aziende che gestiscono il servizio.
Adesso dovranno decidere i partiti e i favaresi se è il caso di mettere una pietra sopra al licenziamento di Zarbo, molto probabilmente primo assessore nella storia politica favarese a subire un simile destino, o se, viceversa, decidere di continuare a tenere aperto il libro dei costi di un servizio che il sindaco vuole di sette anni e di una spesa intorno a 40milioni di euro.