Gaetano Scorsone
In questi giorni di fine ottobre vi sarà capitato di notare come le vetrine delle pasticcerie, dei Bar e persino di alcuni panifici siano particolarmente ricche di svariate e coloratissime tentazioni che riproducono fedelmente i frutti che siamo soliti portare in tavola nelle diverse stagioni.
Si tratta di vere e proprie opere d’arte pasticcera realizzate con pasta di mandorle e zucchero, lavorati con una maestria tramandata di generazione in generazione, e che stupiscono non solo per l’armonia delle giuste proporzioni ma anche per l’efficace tecnica di colorazione, tanto da risultare delle pregevolissime e saporitissime creazioni dolciarie che il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha riconosciuto come Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Regione Sicilia. Mi riferisco alla Frutta di Martorana che la nostra tradizione lega alla Commemorazione dei Defunti forse per addolcire e stemperare le nostalgiche emozioni che il nostro animo prova in questo periodo che vede riaffiorare i ricordi di persone care già chiamate al cospetto del Padre Celeste.
La mia generazione è cresciuta con l’apporto affettivo ed educativo della Festa dei Morti per mezzo della quale in ogni famiglia si onorava la memoria dei propri cari defunti attraverso una sorta di ideale collegamento che affettivamente si stabiliva fra i bambini di casa – che si esortavano ad essere più buoni – , e chi, lasciata la vita terrena, fosse entrato nel Regno dei Cieli. Generalmente artefici di questo dialogo di sentimenti e di preghiere erano papà e mamma che, rispettando i canoni di una tradizionale educazione anche religiosa, preparavano amorevolmente questo sentito evento già la settimana prima della Commemorazione dei Defunti con tutta una serie di riferimenti ai cari estinti, in un crescendo di racconti e di simpatici aneddoti che raggiungeva il suo clou nella notte di Ognissanti e trovava epilogo, dolce e nostalgico al tempo stesso, il 2 novembre quando al risveglio i bambini si mettevano alla ricerca per casa dei gustosissimi dolci di frutta “Marturana” che, assieme a fantastici cavalieri ed eleganti dame in dolcissimo zucchero, rappresentavano il tangibile segno della benevolenza dei Morti.
Per ringraziare dei doni ricevuti si andava, poi, tutti al cimitero rinsaldando, così, non solo i legami di famiglia ma, al tempo stesso, quelli di comunità, attraverso un mesto e condiviso trasporto emotivo che spingeva tutti a riconoscere la propria identità culturale e le proprie tradizioni in quella altra umanità fissata nel tempo dagli innumerevoli ritratti posti sulle fredde lapidi. . . E quanti profondi sospiri, quante velate lacrime, quanti improvvisi colpi di tosse frutto più dei nodi in gola che di repentini colpi d’aria ad alimentare una triste corrispondenza di amorosi sensi che ovattava quasi l’aria circostante rendendola più densa perché carica di imperituri sentimenti e di solenni promesse. Era così che in famiglia ma anche a Scuola ci si preparava alla Festa dei Morti.
Ed oggi ? Quali messaggi arrivano, in corrispondenza del 2 Novembre, alle nuove generazioni, ai bambini supertecnologici, agli adolescenti moderni, ovvero ai nostri figli e ai nostri nipoti? Non solo attraverso la televisione ma anche tramite una sempre più impattante multimedialità, subdolamente sono imposti modelli che nulla hanno a che vedere con le loro radici culturali ed affettive, rispondendo solo a forti spinte commerciali per realizzare lauti profitti in quello che ormai è diventato un ingenuo e facilmente abbindolabile villaggio globale.
Se questa è modernità, scusate non fa per me ! Preferisco la tradizione, anzi, per meglio dire le MIE tradizioni, per intenderci quelle che ho ricevuto dai miei genitori e che io, con mia moglie, di comune accordo, abbiamo trasmesso ai nostri figli. In questi giorni che precedono la Commemorazione dei Defunti sulla tavola di casa mia saranno presenti i gustosissimi e profumatissimi Frutti di “Marturana” che gusterò insieme ai miei figli e mia moglie, rievocando il nostro dolce e nostalgico passato fatto di tanti simpatici, allegri e spensierati episodi di complicità affettiva e di autentico pathos familiare che celebreremo, poi, tutti insieme, il 2 Novembre al Cimitero con un ideale forte abbraccio e con una sentita preghiera che alta si leverà sino alla Casa Celeste ad accarezzare i nostri cari che sono già entrati nel mistero della vita eterna. Ah, dimenticavo, visto che in questo periodo si parla tanto di zucche e di cocuzze dalle strane forme, ricordo che la nostra cucina sa valorizzarle al meglio con più di una saporita ricetta che potrete attingere dalla migliore nostra tradizione culinaria . . . Una raccomandazione: essendo di sapore dolciastro badate bene di verificare che ci sia sempre la giusta dose di . . . sale in zucca !!