BILANCIO COMUNALE. DOPO LA CADUTA DELLA SEDUTA PER MANCANZA DI NUMERO LEGALE IL CONSIGLIO CONVOCATO A CARATTERE D’URGENZA
Per ben tre sedute consecutive il Consiglio comunale di Favara cade per mancanza di numero legale. La prima volta in prima convocazione il 22 dicembre dopo un paio d’ore di discussione, ma non sui punti all’ordine del giorno ma sulle schermaglie politico-amministrative tra il sindaco Rosario Manganella e l’opposizione. La seconda volta la stessa sera del 22 dicembre dopo l’aggiornamento ad un ora dall’orario di sospensione per mancanza del numero legale, con la seduta che cade sul voto del ripiano trentennale del disavanzo di amministrazione di circa 15 milioni di euro. La terza volta, infine, il giorno dopo il 23 dicembre nella nuova convocazione alle 24 ore, dopo che si era votato il punto rimasto in sospeso ed in più il Piano triennale per le opere pubbliche con due emendamenti. Nonostante il numero legale fosse sceso a 12, a causa di altri consiglieri che sono usciti dall’aula, non è stato possibile proseguire i lavori relativi al Bilancio di previsione 2015 e la seduta cadeva per mancanza del numero legale. Ma il bilancio lo si deve approvare pena la decandenza del consiglio comunale.
I consiglieri lo sanno! Ed allora! La domanda sorge spontanea: Perché in tanti non si sono presentati in aula (molti non si vedono da mesi e mesi) e perché gli altri (maggioranza e opposizione) sono usciti?. Perché allora si chiede una nuova convocazione straordinaria ed urgente con la richiesta firmata da 5 consiglieri, così come prevede il regolamento, qualcuno dei quali, pare, era in aula e poi è uscito? Misteri della politica o meglio dei politicanti favaresi. Non è la prima volta che questo succede, già nel 2014 il bilancio previsionale, per svariate contingenze e difficoltà, fu approvato la sera del 31 dicembre. Ed anche negli anni precedenti lo si è approvato in “Zona Cesarini” se non addirittura nei minuti di recupero. Cosa che potrebbe ripetersi anche per lo strumento finanziario del 2015 per l’approvazione del quale il presidente Salvatore Lupo, su richiesta dei consiglieri Gero Castronovo, Gaetano Caramazza, Vincenzo Montalbano, Giuseppe Nobile e Giacomo Distefano, ha convocato la seduta con carattere di urgenza per le ore 18:30 di domenica 27 dicembre. Seduta, ricordiamo che per essere valida necessita della presenza di 16 consiglieri dei trena eletti dal popolo.
Su quanto successo in aula in questi due giorni interviene il consigliere di Rifondazione comunista Antonio Palumbo che non risparmia critiche ai suoi colleghi. “Alla vergogna non c’è mai fine – scrive – non mi resta che constatare con amarezza la criminale leggerezza, superficialità ed incompetenza con la quale si sono trattati dei punti finanziari che ipotecano e condannano la città per le generazioni future”. Critiche che vanno estese anche all’opposizione? “ Io arrivo in ritardo ed entro in aula alle 18.48, dopo 18 minuiti dall’orario di convocazione – scrive ancora Palumbo – ho pensato che il presidente chiamasse l’appello, invece eravamo in fase di votazione. In 18 minuti – continua Palumbo – complice la colpevole assenza dell’opposizione, la maggioranza aveva votato nell’ordine: il ripiano del disavanzo di amministrazione (un’ipoteca sul futuro della città da 484.322,28 euro l’anno per 30 anni fino al 2044 per un totale di 14.529.668,54); aveva letto la proposta di approvazione del Piano triennale delle opere pubbliche; presentato, letto, discusso ed approvato due emendamenti al Piano; discusso il Piano stesso ed entrato in fase di votazione”.
Si arriva quindi al punto relativo al Bilancio di previsione. “Io e il consigliere Airò iniziamo a chiedere spiegazioni e confrontarci con i dirigenti sulla proposta di bilancio – racconta Palumbo – a quel punto però 2 consiglieri di maggioranza, forse infastiditi della perdita di tempo, decidono di andare via. Del resto avevano già raggiunto l’obbiettivo del gettone. A quel punto – conclude – la seduta si reggeva sulla nostra presenza in aula, così per protesta abbiamo deciso di uscire”.