Mi piace scrivere ancora a penna, mi piace quando scorre sulla carta, il rumore che fa e a volte più che una stizza di disappunto provo piacere quando l’inchiostro mi macchia le dita. Mi piace anche scrivere a macchina, adoro il suono dei tasti che pigio ed il successivo, armonioso e ritmico battere sul nastro inchiostrato e quindi sulla carta. Cose obsolete, direte, superate dalla tecnologia che adesso con le nuove App ti consente addirittura di non scrivere più, in quanto puoi dettare le tue frasi che si trasformano in scritto.
Ho voluto rendervi partecipi di queste mie emozioni semplicemente per dirvi che quando scrivo un articolo sia esso a penna, con la macchina da scrivere, nel computer o utilizzando la scrittura vocale metto sempre le stesso impegno e mi spinge sempre la stessa linea guida che è quella del rispetto del lettore che ha fiducia in me e che, vedendo la mia firma in fondo al pezzo, sa che non vi è alcun dubbio sulla veridicità del contenuto.
Ho iniziato da piccolo a scrivere, addirittura da quando frequentavo le scuole elementari. Certo non erano dei veri e propri articoli giornalistici ma ne avevano l’intenzione, il taglio e anche lo stile. Così li voleva il mio maestro, Mimmo Felice. Da lui ho preso il “vizio” di fare il giornalista, da lui ho appreso i primi principi e i primi segreti per far bene questo lavoro. L’informazione, ci diceva sempre, è ai primi posti della società civile, sia se si riveste il ruolo di semplice cittadino lettore e fruitore, che quello più difficile di giornalista. Immaginate che oltre alle classiche materie curriculari ci faceva leggere, forse eravamo gli unici a farlo (era la scuola elementare degli anni ’60) il giornale in classe. Ricordo ancora che nel gennaio del 1969 ci porto in classe la televisione e ci fece assistere alla cerimonia di insediamento di quello, che ci disse, era l’uomo più potente del mondo, il presidente degli Stati Uniti d’America, in quel periodo Richard Nixon. Da quel giorno non mi sono più fermato.
Redattore del giornalino di classe e dopo anche di quello dell’intera scuola. Alla fine degli anni ’70 inizia un impegno più importante, quello di apprendista giornalista radiofonico, sempre con Mimmo Felice, a Radio Favara 101. Arriva anche l’esperienza della piazza e quindi il brivido della televisione con TVS Favara e Tele Video Agrigento. Cerchio che si conclude con la carta stampata, corrispondente del quotidiano LA SICILIA, e con la conquista della qualifica ufficiale di Giornalista con l’iscrizione all’Ordine Nazionale dei Giornalisti.
Ho raccontato questa storia non per vanità personale o per ricevere i vostri complimenti o i più attuali “mi piace”. Vi dico questo semplicemente per confermarvi che il mio essere giornalista, il mio impegno per questo gran bel mestiere rimane immutato, anzi si rafforza e si arricchisce con questa nuova esperienza che da qualche giorno ho intrapreso, ovvero la collaborazione diretta e continuativa con SiciliaOnPress. Con il giornale on line cambia il modo di impostare la notizia, come d’altronte ho dovuto fare nel raccontarla alla radio, in televisione o sulla carta stampata. Ma non cambia certamente il modo di essere Giornalista.
Ringrazio l’editore Joseph Zambito e il direttore Franco Pullara, ai quali mi lega una profonda amicizia e per i quali nutro una grande stima, per questa nuova opportunità che mi danno di poter raccontare persone e fatti attraverso le pagine del loro giornale, spero di non deluderli. Come spero di suscitare in voi, cari lettori, lo stesso interesse e ricevere la stessa fiducia e stima che in questi 40 anni di “uomo pubblico” a vario titolo ho ricevuto.
5 commenti
Un bel pezzo autobiografico…….Complimenti !
Buon lavoro Giuseppe……….avanti sempre con la tua consueta lena, grinta, obiettività ed efficacia per il bene comune, con un occhio sempre particolare a questa nostra amata Favara……..
Sei in buona compagnia ed il tuo grande maestro Mimmo Felice continua sicuramente da lassù a seguire le travagliate vicende della nostra Comunità favarese …… che soprattutto in questo momento, con una dialettica reciprocamente rispettosa, seppur partendo da diverse ottiche e sensibilità, deve portare tutti a puntare a programmare al meglio il prossimo futuro socio-politico-amministrativo………
Complimenti a Giuseppe Moscato, mi sembra sancaluriaru come! Io sono il dr Giuseppe Vullo, medico panormita. Tuo zio il falegname ha fatto la mobilia ai miei genitori! Ti ho dato dei riferimenti per riconoscermi. Sono amico d’infanzia di Franco Pullara. Auguri
Faccio i mie migliori auguri a Giuseppe Moscato e di continuare a scrivere i suoi articoli con l’ entusiasmo di sempre.
Giuseppe, ti sei presentato ai lettori con l’umiltà di uno sconosciuto, e ciò ti fa onore. Io che riesco a leggere anche tra le tue parole, perchè conosco quasi alla perfezione la tua carriera di giornalista, ho letto la gioia e l’amarezza, opposti ma presenti nell’animo di chi fa in questo territorio il mestiere di informare. Riferndoti a Joseph e a me dici “il vostro giornale”, SiciliaOnPress non è mio e di Joseph. E’ tuo e di tutti quelli che ci lavorano, principalmente dei lettori, ai quali dobbiamo dare tutti i giorni conto e ragione. Siamo felici di averti con noi.
Già che siamo in tema di ricordi, tu sei stato l’unico a restituire la penna a Mimmo Felice posandola sulla sua bara, il giorno del funerale.
Un popolo che legge fa paura a chi lo vuole soccombere e tenerlo schiavo. Fare il mestiere di giornalista è molto dura, ma, per fortuna c’è gente come te che ci mette la faccia e il cuore. I nostri più sinceri auguri. Con stima FAVARA LIBERA