Oggi ricorre il 168° anniversario di una vergognosa strage che si consumò a Porto Empedocle all’interno dell’allora carcere Torre Carlo V, oggi luogo di interesse storico – turistico.
L’assassinio di ben 114 persone, avvenuta la notte tra il 25 e 26 gennaio, si consumò in pieno Risorgimento durante i moti rivoluzionari del ’48 in Sicilia. Furono uccisi solo perché potevano rappresentare una potenziale minaccia per le autorità borboniche agli ordini del Colonnello Emanuela Sarzana che, ironia della sorte, continuò la sua carriera anche dopo l’Unità d’Italia.
In proposito Camilleri scrisse: “Non c’è niente di più pericoloso del passaggio da persona a simbolo, ma io ritengo, attenendomi a un detto meridionale, << u cummannari e megliu do futtiri”.
La strage rimase a lungo sepolta nella storia della Sicilia a causa della malafede della autorità Borboniche prima e delle autorità italiane unitarie dopo.
A riesumare questa storica ci ha pensato un empedoclino doc, come Andrea Camilleri, con la pubblicazione del libro intitolato “La strage dimentica” (Sellerio editore, 2012) dove va a rintracciare i colpevoli e a riportare alla luce quei 114 nomi di galeotti che morirono barbaramente con il permesso di tutti.
Nella stesura di questo lavoro, Camilleri, si è avvalso dell’aiuto di due suoi compaesani ed ex compagni di liceo come Fofò Gaglio e Pepè Fiorentino quest’ultimo zio del giornalista Rogero Fiorentino di Grandangolo.
1 commento
La storia è cosparsa di stragi e terrore…e sotto la cappa dello stato pre e postunitario si allineano numerosi scheletri che solo la partecipazione alla cittadinanza può scongiurare…che si ripetano.