Gli avvocati Domenico Russello ed Andrea Arrabito, difensori di fiducia di Salvatore Lupo, con riferimento all’inchiesta giudiziaria promossa dalla Procura della Repubblica di Agrigento che vede, tra gli altri, indagato lo steso Salvatore Lupo, presidente del consiglio comunale di Favara, nella sua qualità di amministratore della società cooperativa Suami, con sede in Licata, relativa a presunti abusi e vessazioni che sarebbero stati perpetrati, da parte degli operatori della cooperativa, ai danni di alcuni soggetti disabili psichici ospiti del centro, ci hanno inoltrato questo comunicato che riportiamo integralmente.
“E’ stata fissata l’udienza dinanzi al Tribunale del Riesame di Palermo, per il prossimo 11 febbraio, per la discussione e decisione dell’appello cautelare presentato dalla difesa dell’indagato avverso la misura cautelare interdittiva della sospensione temporanea dalla carica di amministratore della società, applicata dal GIP nei confronti dell’indagato, e che sarà questa la sede processuale propria nella quale si procederà alla prima verifica della sussistenza e congruità del complessivo quadro indiziario contestato all’indagato.
Si coglie, inoltre, l’occasione per precisare che l’inchiesta giudiziaria è ancora alle fasi iniziali e che l’ipotesi d’accusa formulata nel capo d’imputazione non può essere scambiata e proclamata da chicchessia per verità storica e/o processuale già provata e accertata con sentenza definitiva. A tal fine, appaiono del tutto intempestive, inappropriate e lesive del diritto di difesa e del principio costituzionale di non colpevolezza tutte le affermazioni, ivi comprese quelle pronunciate nell’aula del Senato della Repubblica dalla portavoce del Movimento 5 Stelle, senatrice Nunzia Catalfo, tendenti a trasformare una semplice “ipotesi d’accusa” in sentenza di condanna definitiva, ritenendo come provati e certi fatti ancora tutti da dimostrare, ed a rivolgersi al “semplice indagato” Lupo come “indegno” che “si è macchiato di una tale opera”, spacciando per verità le ricostruzioni di fatti tutti ancora da verificare e prima di qualunque decisione giudiziaria.
Affermazioni, peraltro, condite di macroscopiche inesattezze, come quella relativa ad abusi che sarebbero stati perpetrati “nel corso degli anni”, quanto invece il capo d’imputazione riguarda solamente un periodo limitato di soli tre mesi (dal dicembre 2014 al febbraio 2015); ovvero che venissero consumati “quotidianamente” abusi e vessazioni nei confronti di tutti gli ospiti del centro, quanto invece sono stati contestati solamente quattro specifici episodi (tutti da dimostrare), nell’arco di tre mesi e nei confronti di soli quattro soggetti disabili, dei dieci ospiti della struttura. Rammarica constatare che ancora non costituisce patrimonio conoscitivo di tutti i cittadini, specie di quelli che siedono in Parlamento, che il comma 2 dell’art. 27 della Costituzione Italiana stabilisce “che l’imputato non è considerato colpevole fino alla sentenza definitiva”.
La presunzione di non colpevolezza è diversa dalla presunzione di innocenza, ma quest’ultima è contenuta sia nell’art. 6, comma 2, della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali: “ogni persona accusata di un reato è presunto innocente sino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente accertata”, sia nell’art. 48 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea: “ogni imputato è considerato innocente fino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente provata. Il rispetto dei diritti della difesa è garantito ad ogni imputato”.
Firmato avv.ti Domenico Russello ed Andrea Arrabito
1 commento
Veramente a Favara non ne parla nessuno, ma si sà l’omertà è una caratteristica di questo posto arretrato.