Nei programmi elettorali già ufficializzati sono una costante le promesse di trasparenza e partecipazione.
Oggi la questione acqua offre la grande occasione, una sorta di banco di prova, sulle specifiche promesse. Potrebbero darci i soggetti politici una significativa anticipazione pratica, almeno, sul loro modo di intendere la partecipazione.
La Regione spinge sull’insediamento delle Assemblee Territoriali Idriche, che prenderanno il posto degli Ato come autorità d’ambito con funzioni e poteri di controllo e di regolamentazione. A tal proposito, il sindaco di Racalmuto, Emilio Messana, ha convocato i suoi colleghi per Martedì 15 marzo alle ore 17:00 nell’aula consiliare del Comune di Racalmuto, per discutere di ATI e dell’attuazione del Piano d’Ambito.
Con estrema franchezza Regione e sindaci hanno giocato e giocano ancora a scarica barile sul responsabile ritardo del miglioramento e del riordino della gestione del servizio idrico integrato. E disattesa è la legge regionale n. 19/2015, sulla gestione pubblica dell’acqua. Intanto si sequestrano i depuratori e l’acqua immessa nella rete idrica colabrodo si perde in quantità stimate intorno al 40 e 50 per cento. A fronte di ciò si fanno migliaia di interventi di manutenzione, ma non investimenti per la posa di nuove reti idriche. Cosicché, l’utente paga la depurazione quando sequestrati sono i depuratori e paga anche l’enorme quantità di acqua che si disperde lungo le condotte.
Il popolo? Ieri sera mi trovavo di fronte il negozio di merceria di Franco Bellomo, dove al momento si incontrano alcuni componenti del comitato spontanea dell’acqua. Sono operai, disoccupati, pensionati. Mi piace ascoltare, ché c’è sempre da imparare. Il nostro popolo non sa difendere i propri diritti, c’è troppa individualità, ognuno sceglie la sua strada. “Fino a due anni fa – diceva uno dei presenti – pagavo tutto. Oggi pago solo la bolletta dell’energia elettrica. Riesco a lavorare pochi giorni al mese, che faccio? Non mangio?” Non è un semplice pensiero di un cittadino, ma è, oggi, il problema di una popolazione. Sulla soluzione “non mangio?”, Girgenti acque ha operato migliaia di tagli di prese idriche a Favara.
Ci volevano le maniere forti per convincere i favaresi a pagare? Non è assolutamente così. Le maniere forti hanno costretto i cittadini a farsi aiutare economicamente dai parenti e dagli amici per pagare le bollette e mantenere l’accesso a un bene irrinunciabile. Girgenti acque è un’azienda che mira al profitto e non può e non deve porsi il problema che appartiene alla politica. I politici sono i soggetti titolati ad occuparsi del costo del servizio idrico integrato.
Tornando alle promesse elettorali di trasparenza e di partecipazione, l’attuale è il momento migliore per attuarle nella pratica, scendendo tra la gente e organizzando la diretta “partecipazione” popolare. I partiti che oggi sono nel Governo regionale e che a Favara presenteranno le loro liste e i loro candidati a sindaco, hanno, a loro volta, la grande occasione di mostrare nella pratica la trasparenza, confrontandosi sui colpevoli ritardi del riordino del sistema idrico integrato, ché, se le cose sono andate come sono andate, ci sono responsabili e responsabilità e una sola vittima: il popolo.
Il popolo, dal canto suo, piuttosto di porsi la domanda “non mangio?”, dovrebbe iniziare ad individuare i responsabili e cancellarli definitivamente dalla scena politica semplicemente attraverso il voto. Ma il popolo è bove.