“Mi mancavano 5 centesimi di euro per acquistare un filone di pane. Ho sempre lavorato e a casa mia non è mancato mai nulla. Da qualche tempo non ho la possibilità di dare i soldi a mia moglie per le necessità della casa. E lei, amabilmente, per non farmi pesare ulteriormente la mortificazione del momento, mi dice ciò che di indispensabile serve a casa, senza mai chiedermi soldi. Così mi ha chiesto di acquistare un filone di pane, costo: 50 centesimi, ne avevo 45”. Chi ci racconta la particolare storia è un lettore che vuole mantenere l’anonimato, ma facciamolo parlare.
“Non li chiedo a nessuno 5 centesimi e allora inizio a “perquisire” le diverse ciotole dove fino a qualche tempo fa mettevo le monetine. Mi davano fastidio tenerle il tasca e le posavo dove mi capitava, anche sulla macchina. Non trovo nulla dentro le ciotole, anzi sapevo già che non avrei trovato assolutamente nulla, ma la disperazione ti fa fare cose strane, ripassando dove hai già tolto persino la polvere. Scendo in strada per “perquisire” scientificamente anche l’automobile. Pregavo, pregavo senza pausa, disperato e umiliato per 5 centesimi. Ho frugato ovunque, sotto i tappetini, nel posacenere, sotto i seggiolini, nulla. Ho pregato per tutto il tempo, mi sono rivolto alla Madonna, senza pensare di rubare o di chiedere agli altri. L’alternativa era quella che da qualche mese regola la mia vita e della mia famiglia. Se abbiamo i soldi mangiamo, viceversa si digiuna, ma per 5 centesimi, Santo Dio!”
Lo lascio parlare senza interromperlo, preso dal suo raccontare.
“Avrei potuto dire al fornaio, mi mancano 5 centesimi gliele do la prossima volta. O chiederli a qualche conoscente. Negli ultimi mesi me le sono intentate tutte, proprio tutte. Sono stanco, stanco di mille sotterfugi per nascondere il mio bisogno. E poi quella sera ero arrivato al paradosso, in difficoltà per una misera monetina. Decisi di arrendermi, di dire a mia moglie che il pane non si poteva comprare.
Torno e a pochi metri dal portone sulla strada c’erano 50 centesimi caduti a chissà chi. 50 e non 5, come se qualcuno lassù avesse deciso di comprare un filone di pane per la mia famiglia e non semplicemente partecipare alla spesa. Ho voluto racconta questo episodio, giuro, reale per due motivi. Il primo è per dividere con voi la gioia di un dono per piccolo che possa essere considerato dagli altri, enorme per me e la seconda è per il tentativo di fare riflettere i politici regionali e nazionali sullo stato di grande disagio dei cittadini”.
Personalmente sono felice di partecipare alla gioia del nostro amico per il soccorso della Provvidenza, non scommetto un solo centesimo, ora si che ci vuole, sulla sensibilità di un governo nazionale e regionale verso i bisogni dei cittadini. Conoscono perfettamente lo stato dell’arte e continuano a perdere tempo sui provvedimenti necessari e coraggiosi e, nello stesso tempo, a non rinunciare ai lauti compensi politici, ai loro privilegi, mentre alla gente non resta che piangere.