Quel centro di accoglienza per immigrati adiacente, muro con muro, alla scuola frequentata dai propri figli non lo vogliono. Lungi da ogni pregiudizio o discriminazione, ma temono per la sicurezza dei loro figli, troppe le cose che si leggono sui giornali o si vedono in televisione. Teatro di questa vibrante protesta l’Istituto comprensivo “Bersagliere Urso” di Favara dove decine e decine di genitori hanno chiesto al presidente del Consiglio d’Istituto di scrive alla dirigente scolastica, al sindaco e anche al provveditore agli studi per “attivarsi, ognuno per la propria competenza, al fine di verificare se corrispondono alla realtà le voci che voglio la nascita del centro di accoglienza per immigrati accanto alla scuola. In caso positivo chiedono di valutare l’opportunità o meno di impiantare accanto alla scuola il centro, che dovrebbe ospitare migranti ma anche disabili psichici, al fine di garantire la sicurezza dei bambini e dei ragazzi che frequentano l’istituto”.
Il presidente del Consiglio d’istituto, Antonello Milia, ha così inviato una dettagliata lettera alla dirigente scolastica Brigida Lombardi per informarla della forte presa di posizione dei genitori,. “La forte preoccupazione nasce in quanto lo stabile è prospiciente il cortile interno della scuola ed adiacente ad uno dei due ingressi”. Si tratta di uno stabile che in passato ha anche ospitato la sede dell’Asp in via Capuana, confinante proprio con via Bersagliere Urso, sede della scuola omonima. “Pur non volendo creare allarmismo – si legge ancora nella nota – i genitori lamentano che non potrebbe sussistere il necessario clima di serenità ne da parte di chi lavora nella scuola, docenti, personale Ata e alunni , ne da parte dei genitori consapevoli che i propri figli non si trovino in condizioni di sicurezza”. Insomma il Centro viene visto come un pericolo “non per una pregiudiziale razziale ma per gli episodi di estrema violenza a danno di persone innocenti che si verificano quasi quotidianamente”.
I genitori, come riferisce ancora il presidente Milia, sono pronti ad intraprendere drastiche azioni come il trasferimento dei propri figli in altre scuole qualora il centro di accoglienza venisse realizzato. “L’eventuale migrazione in massa di bambini in altre scuole sarebbe una sconfitta per l’istituto – scrive ancora Milia – che da alcuni anni a questa parte ha ricevuto molti riconoscimenti scolatici ed ha ottenuto finanziamenti pubblici che hanno consentito di ammodernare l’edificio ed adeguarlo alle normative vigenti”. Della protesta e delle possibili ripercussioni sulla scuola la dirigente ha informato il Prefetto ribadendo che “la scuola non ha nessun pregiudizio nei confronti degli immigrati e dei disabili psichici, anzi tanto è stato fatto contro ogni forma di discriminazione, per promuovere l’accoglienza”. La dirigente, comunque, evidenzia che “l’istituto è ubicato in un area a rischio , con un contesto socio-culturale vario. Nel quartiere – dice la dirigente – abitano famiglie “problematiche” per situazioni economiche legate a disoccupazione, emigrazione e immigrazione e per situazioni disagiate che si ripercuotono sull’apprendimento e sul comportamento degli alunni”. La scuola, comunque, è diventata centro propulsore di attività formativa e culturale. “Sono stati fatti notevoli passi in avanti per il ripristino della legalità con progetti vari ed attività di recupero ricevendo riconoscimenti da parte di istituzioni e associazioni. In ragione di ciò – conclude la dirigente nella sua nota al Prefetto – si chiede di intervenire affinché la scuola possa continuare il suo percorso educativo, luogo sicuro e punto di riferimento di tutta la comunità”.