Dal Vangelo secondo Marco In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati. Parola del Signore
Curare ed insegnare, insegnare e curare è ciò che Gesù faceva di più . Sentiva compassione per la folla perché erano gregge senza pastore. La gente rimaneva ammirata da tutto ciò che Gesù diceva e faceva e lo cercava, in massa. Era per loro un punto di riferimento, motivo di speranza. Il Figlio di Dio rivela nei fatti, oltre che nelle parole, di essere venuto “per i molti” e non per elites privilegiate. L’evangelista Marco in un brano del vangelo di qualche giorno fa afferma che Gesù era famoso, la gente lo riconosce, arriva da ogni parte portando sui lettucci gli ammalati. Cosa spinge alla ricerca di Gesù non è solo il desiderio di incontrarsi con lui, di stare con lui, ma piuttosto il desiderio di essere curati dalle malattie.
Poniamo la nostra attenzione al verbo “toccare”: la gente si accalca, si spintona “toccare” Gesù, quasi a voler compiere un gesto che potrebbe avere a che fare più con la magia che con la fede. Ma Gesù non solo non se ne meraviglia, ma neppure lo impedisce poiché egli si è incarnato proprio per lasciarsi incontrare e toccare dall’uomo. Gesù è il servo sofferente di JAHVÈ “…egli si è caricato delle nostre sofferenze”. Non manda via quella gente anche se probabilmente molti non sono li per ascoltarlo ma solo per essere guariti, magari a qualcuno poco importa dei suoi discorsi su Dio e il Regno, ascoltano, purché alla fine qualcuno guarisca. E Gesù accetta, gestisce questa difficile situazione, cerca di far maturare la loro poca fede, cerca di far capire che quei gesti, quei miracoli sono la manifestazione del Regno che avanza, che cresce giorno per giorno. Fa crescere la folla non solo parlando di Dio ma rivelandolo. Comunica ciò che egli stesso sperimenta e vive. In lui si manifesta ciò che avviene quando un essere umano lascia che Dio regni nella sua vita. Ciò che vale non sono solo le parole, ma anche e sopratutto la testimonianza, il gesto concreto.
Ancora oggi molta folla si spinge in luoghi miracolosi, molti vanno per fede, altri per curiosità… ci si innamora del luogo, ci si emoziona, si prega, magari si comprano rosari e braccialetti come porta fortuna. C’è chi dice di aver visto Gesù, P. Pio e la Madonna, ma poi si torna a casa e non si partecipa all’Eucarestia, non ci si confessa, non si ascolta la Parola di Dio, non si esercita la Carità.
Andiamo in cerca di miracoli quando il più grande miracolo l’abbiamo a portata di mano: Gesù che in un pezzo di pane e un goccio di vino si fa presente ogni giorno sull’altare per stare con noi e guarirci da tutte le nostre infermità. È lui che salva, basta andare da lui e farci toccare il cuore.
Vi Auguro una buona settimana lasciandovi uno scritto di Francesco D’Assisi tratto dalla prima ammonizione: “Ecco ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. E come essi con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero. vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero. E in tal modo il Signore è sempre con i suoi fedeli, come Egli stesso dice: «Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo »”.
Pace e bene
Fra Giuseppe Maggiore