Non possiamo fermarci al venerdì santo ma andare oltre, perché dopo un venerdì oscuro c’è sempre una domenica di sole. Dopo la morte c’è sempre la resurrezione. C’è la pasqua.
Dal Vangelo secondo Marco (9,2-13) In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elìa con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elìa e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Io però vi dico che Elìa è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui». Parola del Signore
Gesù, dopo aver parlato della croce come via necessaria per seguirlo prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e sale su un alto monte, il Tabor che ricorda il Sinai dove il Signore consegna la legge a Mosè. Accade qualcosa di indescrivibile: Gesù viene trasfigurato e avvolto in splendenti e bianchissime vesti che nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche, accanto a Lui appare Elia e Mosè. La legge e i profeti.
I tre discepoli fanno esperienza del bello. “Maestro è bello per noi essere qui”. Abbiamo urgente, assoluto bisogno di recuperare il senso della bellezza nella nostra vita. La bellezza è una straordinaria forza che ci attira verso Dio, che in sé è armonia, pienezza, verità. Non sappiamo più gioire davanti alla bellezza del creato. Non riusciamo più a vedere la bellezza nella fede, ecco perché non accettiamo le croci.
Siamo incapaci di metterci in disparte con il Signore, dedicarci e dedicargli uno spazio di tempo durante la giornata per ascoltarlo? Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
Siamo troppo indaffarati a colmare i nostri vuoti con ciò che non riempie, non sappiamo fare esperienza di Dio attraverso ciò che Egli ci dona. Chiediamo aiuto ad un santo che grazie al suo saper scrutare la realtà ha saputo cogliere il bello che ha contribuito a ridargli l’udito e la vista. “Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”( Sant’Agostino)
Non possiamo affrontare le croci quotidiane se non sappiamo vedere la bellezza luminosa del Signore. Siamo troppo presi da noi stessi e non sappiamo cogliere la sua luce che è in un bambino appena nato, che è nei bambini che si divertono a giocare, che è nel volto nero di un immigrato, nel volto sofferente dell’ammalato, che è nel volto gioioso di un ragazzino diversamente abile. Se stai attento lo vedi anche nel tuo volto, ma soprattutto Gesù è nel cuore di ognuno di noi, in ciò che è bello in noi.
Non possiamo affrontare il Calvario se non speriamo di vedere la bellezza luminosa del Signore. Non possiamo salire sul Calvario se prima non abbiamo visto, anche solo fugacemente, anche solo per un istante, lo splendido e radioso volto di Dio. Calvario e Tabor fanno parte dello stesso percorso, dello stesso progetto. A Cristo si arriva passando la via Crucis per poi attraversare una porta stretta, dai che non è difficile se ci facciamo aiutare da Lui.
Non possiamo stare fermi rassegnarci davanti alla croce senza lasciare spazio alla resurrezione! Non possiamo fermarci al venerdì santo ma andare oltre, perché dopo un venerdì oscuro c’è sempre una domenica di sole. Dopo la morte c’è sempre la resurrezione. C’è la pasqua.
Scendiamo dunque a valle per testimoniare la bellezza della fede che nasce dall’incontro con Cristo e dall’ascolto della sua Parola. Non possiamo sempre stare in disparte è l’ora dell’annuncio.
Buona Missione
Fra Giuseppe Maggiore