Sono oltre 44mila le associazioni di volontariato in Italia. La maggior parte delle associazioni (55%) opera nel campo dell’assistenza sociale (11.812) e della sanità (9.098). Lo dice il primo rapporto nazionale del Csvnet.
Ognuno di noi, intanto, sa perfettamente che lo Stato si regge anche sul volontariato, visibile nelle calamità naturali, meno visibile ma sempre attivo in altre occasioni.
Il dato Csvnet (Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato) fa riferimento alle associazioni iscritte ai registri pubblici e a quelle registrate unicamente nelle banche dati dei Centri di Servizio. Ovviamente, c’è una significativa parte di volontariato non iscritta ad alcun registro. E’ un esercito di persone che aiuta senza chiedere nulla in cambio. Anzi, a volte accade il contrario con pezzi dello Stato che ostacolano il volontariato, ché in Italia quello che conta sono le carte. Siamo un Paese dove la forma supera abbondantemente la sostanza. I morsi della fame non dicono nulla se la povertà non è attestata dall’ISEE, in paroloni l’indicatore della situazione economica equivalente.
In Italia devi dimostrare con i documenti di essere povero, altrimenti sei, non trovo un termine migliore, fottuto.
Per fortuna c’è il volontariato che non ha bisogno di carte per intervenire e si sostituisce allo Stato e alla sua burocrazia.
Senza andare lontano e restando nella nostra Favara, l’emergenza povertà è affrontata dal volontariato. Chi vive nel disagio bussa alla porta delle associazioni e delle parrocchie, mentre ha rinunciato da tempo a bussare al portone del palazzo comunale. Ha rinunciato stanca di sentirsi ripetere “l’amministrazione non ha soldi”.
Ora, “l’amministrazione non ha soldi” è una stramaledetta frase che chiude la speranza di un qualsiasi aiuto. E’ un lavarsi le mani. Mentre dovrebbe essere l’inizio di un percorso di allarme che dovrebbe salire da un livello ad un altro superiore. Dovrebbe il Prefetto che rappresenta lo Stato sapere quanti bambini, mamme, papà, anziani sono costretti a rinunciare dal pane alle medicine. Ma c’è il distretto socio sanitario! Anche questa una bella scusa, ché c’è anche Crocetta, il governo regionale e l’Assemblea siciliana, ma i poveri non scioperano davanti al Palazzo dei Normanni, non organizzano cortei, non manifestano la loro povertà. Occhio che non vede, cuore che duole, maledetta povertà.
Ed, invece, è necessario dare visibilità al grave fenomeno.
Lo Stato riceve un notevole aiuto dal volontariato che si traduce, prevalentemente, nella disponibilità di uomini e donne che devono, comunque, ricevere per distribuire agli altri. Devono essere inseriti nei percorsi istituzionali della solidarietà nazionale. Di più, devono essere agevolati mettendo in primo piano la sostanza e solo dopo la forma.
E’ paradossale sentirsi dire “è scaduto il termine di presentazione”, quando non scade il bisogno e la fame della gente.
Con le scadenze, la burocrazia, le formalità si regge il sistema e il sistema ha dimostrato di fare acqua da tutte le parti.
Il nuovo che arriva deve essere diverso e per esserlo deve mettere in discussione il sistema. Viceversa non è cambiato nulla.