La storia è sempre la stessa da anni e rischia di ripetersi all’infinito con i sindaci che diffidano Girgenti acque e con quest’ultima che trova le scuse e risolve il problema del momento. Poi tutto si ripete a distanza di settimane o di mesi. Quasi nessuno è portavoce delle reali esigenze dell’utenza e dei cittadini. Ci prendono e ci prendiamo in giro.
Cosa vogliono gli agrigentini? Ci facciamo la domanda e ci diamo la risposta. Gli agrigentini vogliono l’acqua h24 e ad un costo accessibile, meglio, onesto. Iniziamo dal costo dell’acqua. Girgenti acque e, neppure, l’Ati possono decidere sul costo dell’acqua da gravare sull’utenza. Da contratto, l’azienda di Marco Campione non può guadagnare un centesimo di euro dalla distribuzione del prezioso liquido, i ricavi aziendali sono affidati alle realizzazioni delle opere pubbliche per migliorare il servizio e alle manutenzioni. In pratica, Campione acquista il bene dai gestori delle fonti idriche e lo rivende all’utenza allo stesso prezzo, maggiorato dalle spese di energia elettrica per pompare l’acqua verso i serbatoi e del personale necessario per la distribuzione. L’Ati controlla l’attività di Girgenti acque.
Ora, si possono fare montagne di diffide all’indirizzo di Girgenti acque, ma nessuna potrà abbassare l’eccessivo costo di 0,75 euro a metro cubo imposto da Siciliacque, operante nel settore della adduzione dell’acqua potabile della Regione Siciliana.
Parliamo, adesso, di h24. Gli invasi dei gestori delle fonti sono strapieni, grazie alle abbondanti piogge e nevicate, ma l’acqua arriva nelle abitazioni con turni di erogazione inaccettabili. Già Girgenti acque ha un debito con Siciliacque di circa 30milioni di euro, è probabile, dunque, che cerchi di acquistare meno acqua possibile per non aumentare o per contenere il debito. Non deve sfuggire il grave fatto che le reti idriche fatiscenti perdono circa il 50 per cento del liquido immesso nelle condotte. In altre parole più se ne immette, più se ne disperde. Non solo, la continua e maggiore pressione compromette ulteriormente la rete idrica determinando più guasti e interventi di manutenzione. Per fare un esempio, è come far correre una vecchia auto a 200 chilometri all’ora, si collasserebbe nel giro di poco.
Anche in questo caso, nulla possono le diffide dei sindaci, ché i finanziamenti per il rifacimento delle condotte non sono nella disposizione dell’Ati e tantomeno di Girgenti acque, che, anzi, li aspetta con ansia per realizzare i lavori e assolvere alla sua vera missione.
Si sta tirando la giacca a soggetti sbagliati. Unica responsabile è la Regione, lo è sempre stata. Al momento responsabile è Rosario Crocetta e la sua Giunta. E’ la Regione che può, se vuole, intervenire sul costo dell’acqua imposto dai gestori delle fonti ed è sempre la Regione a finanziare i lavori di rifacimento delle reti idriche, ma nessuno o quasi punta l’indice verso Palermo.
La grande protesta dei sindaci e degli agrigentini dovrebbe avvenire davanti al palazzo del Governo siciliano, dove dovremmo gridare il diritto a pagare l’acqua allo stesso prezzo in tutta l’Isola, i finanziamenti e il rispetto della decisione popolare manifestata con il referendum.