Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Parola del Signore
È la terza apparizione pasquale, dopo quella alle donne e ai due di Emmaus. La scena è facilmente immaginabile: i “suoi” apostoli non potevano far altro che parlare degli eventi che avevano scosso quel manipolo di seguaci del Risorto e delle strane manifestazioni che si erano verificate in posti diversi, con persone diverse. E il maestro torna «in mezzo a loro», proprio come il Dio dell’alleanza sta “in mezzo” al suo popolo. All’augurio di pace segue un brusio sconcertato e spaurito: “Non può essere lui, e un fantasma!”. Le sue parole rassicuranti sono accompagnate da una doppia conferma, che si spinge ad un realismo estremo: “Guardate qui, guardate le mie mani e i miei piedi, sono proprio io, il crocifisso”. Forse questa prima conferma poteva bastare, ma la gioia, probabilmente, li aveva come paralizzati. Forse era calato un silenzio carico di sbigottimento, nessuno sapeva cosa dire. E allora ecco la richiesta di poter mangiare qualcosa: non è difficile immaginare che la sala di colpo si rianima, i suoi amici apparecchiano qualcosa in modo concitato e mentre Lui mangia con la naturalezza di sempre, gli si fanno intorno, come ai bei tempi. Le sue parole li aiutano a ritrovare il senso della loro storia comune. L’esordio è solenne: «Sono queste le parole…», proprio come l’inizio del Deuteronomio, ed esse donano una nuova intelligenza delle Scritture: “Non c’è stato nessun incidente di percorso, il progetto si è realizzato, la lunga attesa che circola nelle parole di Mosè, dei Profeti e dei Salmi in me è giunta a compimento. Nel nome di Gesù Cristo morto e risorto dovete annunciare a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati. Questa sarà la vostra testimonianza”. È l’invito rivolto anche a noi, proprio a noi, testimoni fragili e paurosi, che facciamo fatica a tenere insieme il Gesù della storia e quello della fede; a noi, che facciamo così presto a smarrire le parole che Lui ci diceva quando le cose andavano bene; a noi incapaci di ricordare che su quella croce è stato crocifisso il nostro peccato e non la nostra speranza.(laparola.it)
Pace e bene
Fra Giuseppe Maggiore