La Cei, numeri alla mano, sottolinea il disagio delle famiglie italiane per la mancanza di lavoro. Il messaggio dei Vescovi è all’indirizzo dei politici, ma lo ascoltano gli italiani, un popolo di santi.
Santi siamo, senza volere esagerare, quando accogliamo, noi poveri, i poveri del mondo che attraversano il Mediterraneo. Una famiglia italiana su dieci, lo dicono i Vescovi, vive in assoluta povertà, non sa come affrontare la giornata, non ha alcun mezzo per sopravvivere. I migranti che accogliamo hanno un destino migliore ed è giusto accoglierli, salvare loro la vita, tutelarli. Ciò che appare ingiusta è la sofferenza per povertà dei nostri connazionali.
Ingiusta è la disperazione di uomini e donne che non trovano occupazione, non hanno un minimo di reddito.
Una sofferenza che diventa tortura sapendo che fiumi di milioni di euro, denaro pubblico, prende strade sbagliate. Lo scandalo di Roma capitale, degli appalti truccati, di priorità che non sono tali e l’elenco è lungo. Anzi, ognuno di noi conosce una serie infinita di casi di denaro pubblico speso per arricchire i soliti furbi a livello nazionale e locale.
Gente che si è spaccata la schiena tutta la vita non possiede nulla e altra che nulla ha fatto in tutta la sua esistenza possiede patrimoni. Ognuno di noi conosce un elenco di “galantuomini” che si sono arricchiti e hanno negato il futuro alle nuove generazioni.
L’ingiusta disperazione, dicevo, di uomini e donne, che vivono in povertà non è, comunque, un ostacolo all’accoglienza. Più santi di così! Liberamente santi. Non costretti e per nostra scelta lo siamo. Assolutamente incapaci di non aiutare chi rischia di annegare in mare.
Ci disturba chi santo non è, chi finge di esserlo e fa affari sui poveri del mondo. Ci torturano le differenze di trattamento tra poveri e poveri. Tra i poveri tutelati dalla legge che diventano, in alcuni casi, occasione per fare montagne di soldi, e poveri non tutelati, affidati alla carità popolare.