Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». Parola del Signore
Dal capitolo 13 del vangelo di Giovanni siamo immersi nella seconda parte della sua opera. Alla rivelazione della gloria di Dio attraverso i segni l’evangelista ci introduce nella rivelazione della gloria nell’ora della morte e resurrezione. Dai segni all’ora. Morte e resurrezione: per Giovanni Dio manifesta la sua gloria già nell’innalzamento del Figlio sulla croce, di cui il serpente innalzato da Mosè nel deserto, e ricordato da Gesù con Nicodemo, è simbolo potente. Giovanni utilizza uno stile rotatorio, circolare, una spirale che si innalza verso l’alto. Utilizza pochissimi termini; per questo diventa importante ascoltare le assonanze, riconoscere la ricorrenza di certe parole perché costituiscono una trama silenziosa della complessa teologia giovannea. Nei versetti appena letti veniamo immersi completamente nella relazione trinitaria: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, che è stato chiamato nei versetti precedenti «l’altro Consolatore», «lo Spirito di verità». È difficile parlare dello Spirito ma qui Gesù ci dice che lo Spirito insegna e ricorda: insegna ogni cosa e ricorda le parole di Gesù. Sono i due verbi che Gesù utilizza per dirci l’azione dello Spirito e sono al futuro, un tempo verbale aperto in cui l’azione non è conclusa: «perché rimanga con voi per sempre», aveva infatti detto qualche versetto precedente (14,16). È lo stesso Spirito che al versetto 1, 33 ha permesso a Giovanni presso il fiume Giordano di riconoscere colui che battezza in Spirito Santo. Esso dice chi è Gesù e lo dice a noi come Figlio. Insegna ogni cosa: interviene cioè sulla nostra capacità di intendere quello che accade. Gesù donandoci lo Spirito vuole che attraverso di esso noi continuiamo ad avere il suo stesso sguardo sulla realtà. Ricorda le parole: osservare le parole di Gesù, cioè la parola del Padre è segno dell’amore per lui. Lo Spirito ce le ricorda cosicché possiamo per sempre continuare ad osservarle e solo così la Trinità prenderà dimora, metterà la tenda, presso di noi e noi saremo pienamente figli. (laparola.it)
Pace e bene
Fra Giuseppe Maggiore