Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia». Parola del Signore
È piena di mistero questa parola con cui Gesù si rivolge ai suoi, ma la promessa che contiene è chiara e inequivocabile: è quella della gioia. Gesù lo afferma senza incertezza e senza dubbi: i discepoli vivranno nella gioia. La gioia che Gesù promette non è quella spensierata e facilona di chi non si pone domande, non ha difficoltà, non incontra ostacoli. Essa è legata alla sofferenza, al senso di abbandono e di lontananza, alla persecuzione, al rifiuto, all’ostilità. Questo i discepoli lo hanno capito, nonostante l’oscurità delle parole di Gesù; vorrebbero aver capito male, ma si sono resi conto che qualcosa sta cambiando, e che il tempo che si prepara per loro è difficile. Ma per loro l’ultima parola sarà la gioia. Gesù deve dirlo chiaro ora, anche se occorrerà sperimentarlo per capire quanto è vero che il dolore, vissuto in comunione con lui, non è l’ultima parola sulla realtà. La gioia che Gesù promette è molto diversa da quella del mondo, che gioirà delle loro lacrime: loro potranno sperimentare che la gioia può stare insieme alle lacrime e addirittura nascere da esse e contenere la fecondità di una vita nuova, alla quale nessuno potrà attentare; la gioia è la libertà della coscienza che si sa amata da Dio e da lui sempre accompagnata, anche quando il mondo e persino i familiari e gli amici volteranno le spalle. La gioia che Gesù promette è quella che viene dopo il dolore e passa attraverso il dolore, come quella indicibile di una madre che dà alla luce il suo bambino. Questa gioia non è l’appagamento per come vanno le cose della nostra vita, successo, sicurezza…, ma il senso di pienezza di chi si sa avvolto in un mistero di amore. Come possiamo essere tristi se il Signore cammina accanto a noi e continua a restare dentro di noi? Ma perché dal dolore possa sbocciare questo pensiero, occorre che lo Spirito, nella profondità del nostro cuore, lo susciti, lo tenga vivo, ce lo suggerisca di continuo. ( laparola.it)
Pace e bene
Fra Giuseppe Maggiore