8 milioni di canone versato nelle casse regionali
Vestiamola come vogliamo alla fine, l’utenza vuole l’acqua tutti i giorni e a costi bassi, accessibili e, comunque, nella media nazionale.
Non abbiamo l’erogazione h24, mentre paghiamo un costo elevato per il servizio. Intanto, nella confusione che fa comodo ai politici, le proteste spesso vanno verso indirizzi sbagliati.
Entriamo nei particolari.
Il maggiore fornitore di Girgenti acque è Siciliacque, un’azienda per il 75% costituita dal privato e per il 25% dalla Regione. Ogni anno Girgenti acque acquista da Siciliacqua circa 12milioni di acqua.
Siciliacque deve riconoscere alla Regione il 25% di utile e versare nelle casse regionali un canone annuo di 8milioni di euro. Per “pudore” lo chiamano canone, in realtà è una vera e propria tassa sull’acqua pagata dall’utenza, sulla quale grava tutto, anche il 25% di utile spettante alla Regione.
Siciliacque approvvigiona i 27 comuni serviti da Girgenti acque, quasi tutta la provincia di Trapani, la provincia di Enna e Caltanissetta.
Su una simulazione di 50milioni di euro per un anno i costi sarebbero di 22milioni di euro, il canone 8milioni di euro, le tasse 10milioni di euro, l’utile 10milioni di euro, il 25% di quest’ultimo, 2,5 milioni di euro, va alla Regione.
Nel 2004, quando Siciliacque si aggiudicò il servizio, il costo per metro cubo di acqua si fissò a 0,46 euro, oggi è arrivato a 0,76 euro a metro cubo. Le condotte idriche fatiscenti disperdono circa il 50% di acqua, comunque pagata dall’utenza che vede, dunque, moltiplicato per 2 lo 0,76 euro, il costo finale è di circa 1,52 euro per metro cubo. Una enormità. L’ammodernamento delle condotte consentirebbe l’erogazione continua.
Badate bene, gestione pubblica o privata, con le attuali condizioni, ad ogni modo, pagheremmo 1,52 euro per metro cubo. Altro discorso è la gestione di Girgenti acque che, certamente, non può definirsi adeguata. Come dire che ci tocca sopportare i danni prodotti dalla politica e da Girgenti acque.
Ma chi può e come si possono ridurre i costi dell’acqua? La Regione dovrebbe rinunciare al canone, rinunciare al 25% di utili, finanziare il rifacimento delle reti idriche per consentire l’abbattimento dei costi di circa il 60%, 70%. E liberare in questo modo dall’eccessivo pagamento i territori approvvigionati da Siciliacque.
Decidono il governo regionale e i deputati che siedono all’Ars, molti dei quali neppure conoscono i particolari della problematica.
I cittadini, dal canto loro, decidono in una sola occasione, con il voto, ma una parte di loro non attribuisce il giusto valore al diritto di scegliersi i loro amministratori.
Una classe politica preparata e capace renderebbe accessibile il bene essenziale e concluderebbe il percorso del ritorno alla gestione pubblica, iniziato e mai concluso.