“Noi siamo noi e voi non siete un cazzo” in politica è una regola difficilmente destinata al successo.
Il partito unico che non fa alleanze, che teme le contaminazioni, non dialoga e non cerca sinergie può funzionare nel ruolo di opposizione, difficilmente, nel ruolo di governo.
E’ la mia modesta opinione, comunque, l’opinione di chi ha fatto l’amministratore nella nostra città e da decenni racconta la politica locale e non.
Ricordo da assessore comunale nella prima Giunta di Lorenzo Airò che in Consiglio potevamo contare sull’appoggio di 4 consiglieri su 30. Per amministrare si doveva dialogare con l’opposizione. E’ stata una bella e produttiva esperienza.
Alzare il muro tra l’amministrazione e la minoranza non è producente ed è un danno certo.
Entrato nel ruolo di sindaco, in qualche modo, si perde il contatto con la realtà. La maggioranza ripeterà come un disco rotto che tutto va bene, mentre il ruolo dell’opposizione è quello di accendere il faro dell’attenzione sulle cose che non funzionano. Un sindaco, a mio parere, dovrebbe avere maggiore interesse a conoscere il giudizio di chi non fa parte della sua maggioranza. Ogni scarraffone è bello a mamma soia, dicono a Napoli, non è lo stesso per le altre che non sono la sua mamma.
Detto questo, non voglio dare lezioni di politica ad alcuno, sono, invece, preoccupato da cittadino favarese su ciò che accade. Non può essere guerra tutti i giorni. E la lotta si fa sempre in due. La recente, si è iniziata con l’intervento della sindaca nel convegno regionale del M5s. Sono seguite le legittime alzate di scudi dell’opposizione e le repliche della maggioranza. Difficile prevedere come e quando terminerà la polemica, facile, viceversa, immaginare il fastidio per i favaresi presi dai tanti problemi causati dal malgoverno della città.
Occorrerebbe maggiore umiltà. Ora io non so se nel programma del M5s sia prevista, ma ritengo non se ne possa fare a meno.
L’umiltà nel coinvolgere nelle decisioni amministrative anche l’opposizione, nell’ascoltarne i suggerimenti, nel chiamare i consiglieri e spiegare ancora meglio e fin nei particolari il vero significato delle esternazioni palermitane. E se si ha un dente da togliersi, si deve togliere, prima in sede politica consumando il dibattito e se necessario in Procura della Repubblica.
Noi favaresi, dal canto nostro, vogliamo essere semplicemente amministrati, tra l’altro, in un momento difficile per la nostra città, il resto pur importante non deve distogliere l’amministrazione e il consiglio comunale dai primari problemi dei cittadini. E credetemi va male e non possiamo accumulare altri anni di guai.