Giuseppe Maurizio Piscopo
Il 6 Ottobre del 2007 ho intervistato il Maestro Lentini. Questa intervista doveva essere inserita nel libro: “Musica dai Saloni”. Ho pensato che fosse corretto da parte mia pubblicarla. E’ una importante testimonianza.
Il Maestro Lentini si dedicò completamente alla preparazione musicale di tantissimi giovani che fecero parte della banda e di tanti altri che lo desiderarono. La sua instancabile attività di educatore, concertatore e direttore di banda continuò fino alla vigilia della sua morte che lo colse serenamente il 14 Febbraio del 2008.Quel giorno gli vennero tributati solenni funerali accompagnati dalla sua banda alla quale è stato rivolto l’ultimo pensiero. Il Maestro Lentini era figlio d’arte, il padre suonava il filicorno baritono, anche lo zio era un apprezzato solista-concertista della banda. Il padre intuendo il talento musicale del piccolo Giuseppe lo avviò all’Arte musicale. Fece parte delle più prestigiose bande della Sicilia sotto la direzione di grandi Maestri che completarono ed arricchirono la sua preparazione musicale. Per il Maestro Lentini, “La Musica era una scienza da suonare sia in occasioni d’allegria sia nei momenti di dolore e nei momenti di tristezza”…
Incontro il Maestro Giuseppe Lentini 92 anni, Maestro di banda, grande musicista, figlio d’arte alle 10 del mattino di un sabato di Ottobre, mentre sta trascrivendo sul pentagramma una suonata. Mi accoglie con un sorriso, all’inizio non vuole rilasciare l’intervista, ma una volta cominciata risponde e non si ferma più…
Maestro Lentini, chi erano questi barbieri?
L’unico barbiere era Agostino Cognata appassionato di musica, suonatore di mandolino, aveva delle capacità musicali di compositore con vena melodica assai originale, sapeva trascrivere sul pentagramma.
Che musica suonava?
Era musica popolare, quella di Agostino Cognata rappresentava l’Autore ed io facevo parte del complesso composto da 3 mandolini e 5 chitarre e suonavamo pochi accordi nella posizione naturale, le suonate erano polke, qualche arietta. Dopo 7 mesi di prove a questi strumenti si univa il trombone,
la tromba, il clarinetto ed un clarone basso. Dopo la mezzanotte facevamo un giro dalle personalità una “turna” dal pretore, una dal tenente dei carabinieri, una da qualche altra personalità. Una volta abbiamo suonato a San leone era il lontano 1937, si formò una folla indescrivibile che apprezzò molto le nostre suonate. Cognata suonava qualche fantasia, tutte le sue creazioni, un esterpe, dal titolo: “San Leone” mi- e mi + ha composto brani per le bande nel 1950 mi ha fatto un canzoniere.
Dove facevate le prove?
Si provava nella sala da barba dopo il lavoro, devi sapere che Agostino Cognata veniva chiamato il barbiere nobile, perché aveva la nobiltà come clientela, era il suo un salone particolare (nel salone c’erano due sedie, uno scaffale), ogni cliente aveva un suo cassetto curato nei minimi dettagli e con la massima cura.
Agostino Cognata era un barbiere dentista?
Il barbiere che levava i denti, il solo era Randone.
Quali erano i brani che lei preferiva?
Erano tre, un valzer, una mazurka, ed un esterpe. In quel tempo suonavano ed andavano molto di moda i fratelli Li Causi e il cavaliere Cumbo.
Anche i barbieri suonavano nella banda cittadina?
No, perché erano quasi sempre impegnati con il lavoro, tranne il lunedì. Prima i barbieri lavoravano anche la Domenica mattina. I suonatori della banda erano masciud’ascia, scarpara, sarti.
Chi era il suo barbiere?
Era un certo Sanfilippo e non era un musicista. Nell’800 erano molto rispettati fino al 1930, li chiamavano Mastri e Don. Erano considerati una casta di privilegiati. La categoria delle maestranze
conseguiva la quinta elementare, gli altri andavano a lavorare: “i surfarara”, i contadini conseguivano la seconda elementare.
Che cosa suonavate nei matrimoni?
Tarantelle, mazurke e valzer.
Cosa ci può dire dei musicisti non vedenti, di cui ho sentito molto parlare nella mia infanzia?
Mi ricordo di Alfonso e Leone che suonavano rispettivamente il violoncello ed il violino nei matrimoni e si mettevano all’angolo della chiesa. Poi c’era un certo Franciscu che suonava nelle novene alle 5 del mattino, certe volte suonava il vecchio organo della chiesa del Transito. Alle 5 del mattino c’era una Santa Messa per i “fuiuti” ed era regalata il giorno di Natale e per la festa dell’Immacolata l’8 dicembre. Allora si cominciava a pregare molto presto a differenza di oggi che si prega di meno. Allora c’era molta ignoranza…
Chi ha scritto veramente Vitti na Crozza?
E’ una canzone popolare che sentivo cantare nella mia infanzia dagli zolfatari che si recavano a lavorare in miniera.
Lo sa che Franco Li Causi ha vinto una causa per questa canzone ed è considerato l’Autore?
Per me il vero musicista era Salvatore Li Causi. Mio padre lo conosceva ed ha composto più di 200 canzoni. Anch’io ho suonato come mio padre con moltissime bande, ho chiesto il giusto ed ho sempre aiutato quelli che si trovavano in difficoltà. Non mi sono mai interessato di problemi estranei alla musica. Un altro suonatore come mio padre non s’è mai visto!
Parliamo ancora un po’ della banda?
Si, con piacere! Prima del 900 le spese della banda erano a carico del comune. La banda aveva un suo repertorio che andava da giovedì alla Domenica. Le bande resistono ancora perché in alcuni paesi accompagnano i funerali. Le bande principali sono state tre, quelle di Favara, di Racalmuto e Raffadali. Mi ricordo ancora i concerti a Lercara: dopo ogni brano sul palco arrivavano dolci e gelati…
Il Maestro Lentini prima di congedarsi raccontò molti episodi della sua vita che meritano di essere conosciuti. Eccone uno: “Un giorno da Civitanova del Sanzio arrivò a Favara un certo Nicola Di Tommaso. Fu mandata una carrozza alla stazione, quella del Signor Bottone che andò a prelevarlo con altre personalità. Aveva 21 anni, cappello, cravatta garibaldina, capelli ricci sembrava Vincenzo Bellini…
Era un piccolo Toscanini che concertava senza partitura. Pensa, che a 17 anni era già Maestro di Conservatorio a Napoli. Aveva la faccia da musicista ed aveva formato una banda in Puglia.
Aveva una cultura mostruosa e diceva sempre:- la minore Cultura che posseggo è quella musicale. Lo condussero al Circolo dei Nobili in Piazza Cavour, lo invitarono a suonare al pianoforte. Il Maestro suonò dopo tanta sollecitazione. Fu un tripudio… Il pubblico era rimasto stregato dalla sua presentazione, aveva una cultura strabiliante. Un uomo come lui nasce ogni cento anni…