Giuseppe Maurizio Piscopo
L’intervista a Massimo Folisi ha un fascino antico autentico. Ci riporta nel sogno e nella memoria del mondo contadino, quello a contatto con gli animali e con la natura. E’ il mondo dei carretti e dei carrettieri. La pittura dei carretti ha una storia millenaria, quella che affascina e incanta Massimo da bambino. Massimo Folisi progetta e inventa una bicicletta di legno straordinaria per onorare la memoria dei carrettieri e le loro tradizioni. Al Festival del Cinema di Marzameni la bicicletta è stata fotografata come una vera diva dai cineasti, dalla gente comune e dai turisti di tutto il mondo…
Lo Scrittore Leonardo Sciascia ha scritto:- “I primi dieci anni sono quelli più importanti nella vita di un uomo”, mi può raccontare della sua infanzia, il primo giorno di scuola, del Maestro, della Calascibetta di allora di quando lei era bambino?
Come tutti i bambini il primo giorno di scuola non è stato il migliore, ci andai forzato da mia mamma.
Ho sempre visto la scuola noiosa e poco interessante, la mia mente era sempre nella campagna di mio padre, poiché vedevo quel mondo più interessante e pieno di stimoli della scuola, e anche i compiti non li facevo con tanta voglia.
Il mio Maestro si chiamava Michele Triduo, un bellissimo ricordo di questo Maestro un omone grande, molto severo, ma dal cuore tenero e affettuoso con tutti noi, oggi purtroppo scomparso.
Ricorda qual è stato il primo giocattolo che ha ricevuto?
Il primo giocattolo che ricordo fu il cavallino a dondolo, molto colorato e anche grande per la mia statura di allora.
Da bambino ha mai catturato uccellini, lucertole o altri animali?
A volte con un mio compagno di scuola in campagna trovavamo qualche uccellino appena caduto dal nido, il mio compagno ci voleva giocare, ma io gli ho insegnato un altro gioco, dicendogli: andiamo a trovare il suo nido, perchè sicuramente la sua mamma lo sta cercando, Salvatore guardandomi mi sorrideva dicendomi si, hai ragione andiamo.
Quali erano i suoi giochi preferiti?
I giochi che ricordo erano semplicemente imitare mio padre, in tutto quello che faceva, realizzando pure degli attrezzi in legno che lui stesso utilizzava nell’arte casearia, dal coltello in legno per tagliare la Tuma, alla Rutola. Oggi chiamato spino per rompere la cagliata e così via…
Quando ha scoperto esattamente la fotografia?
La fotografia è stata una emozione che ho sempre avuto credo dentro, poiché quando sfogliavo i giornali di mia sorella, dove erano raffigurate modelle con dei begli abiti, praticamente quei giornali da donna, rimanevo affascinato, dalla precisione di quelle immagini, non capendo di preciso cosa mi colpisse di quella pagina, sicuramente non l’abito, ne tanto meno la modella bella a quanto fosse, ma solo dopo parlando con Maria Rita capii che quell’interesse mio a sfogliare quelle riviste era semplicemente la fotografia che attirava la mia attenzione, quell’immagine pulita senza difetti, era proprio la magia della foto a incuriosirmi scattata da professionisti. Lei meravigliata di quel mio desiderio poco agricolo, ma più artistico, mi disse allora perchè non cerchiamo qualche scuola di fotografia?.
Che cos’è un ritratto, una foto nel mondo in cui viviamo?
Un ritratto per me non è altro che racchiudere un attimo di vita, tirando fuori tutto ciò che in quel momento il suo animo possa avere di meglio da esprimere.
Lei ha un grande rispetto per gli animali, che cosa pensa del circo con gli animali costretti a “lavorare” per il divertimento del pubblico?
Del circo ho un grande considerazione, e degli artisti che lo frequentano, sicuramente delle persone che dell’arte fanno veramente motivo di vita, ma purtroppo non posso accettare l’idea che per divertire la gente, animali indifesi devono essere sacrificati una vita dietro le sbarre, ci possono essere mille altri modi per divertire il pubblico, ma sicuramente non così!
Lei ha amato molto il mondo dei carretti e dei carrettieri. Il cavallo riusciva a trovare la via anche se il carrettiere si addormentava al ritorno nelle mulattiere nel pesto buio della notte. Ma esiste ancora qualcosa nella sua memoria?
Io ho amato molto il mondo di quando i carretti erano l’unico mezzo di locomozione, peccato che ho solo potuto vedere solo stralci di questa vita, oggi ormai abbandonata, ma solo quei pochi ricordi mi proiettano in un passato che non ho potuto vedere di concreto ma posso solo immaginarlo con la vita che si poteva vivere, sicuramente piena di valori e di profumi ormai dimenticati, il rapporto dell’uomo che c’era con gli animali prima, era molto intrinseco, forte, sicuramente di vitale importanza, al punto che anche se il carrettiere si addormentava il cavallo fedele al suo padrone lo portava sicuramente a casa anche a sfidare il buio e le insidie della strada.
Ispirandosi al mondo dei disegnatori di carretti, alcuni di questi artigiani vivevano a Bagheria, ma se ne trovavano in tutta la Sicilia, lei ha costruito la prima bicicletta di legno che fa pensare alle origini del mondo. In una particolare ricerca da me compiuta ho scoperto che un architetto Olandese Paul Timmer ha costruito una bicicletta in frassino e massello con le forcelle progettate con il telaio mentre le parti non in legno erano in alluminio stampato su 3 D. Ma il suo lavoro è ancora più originale e più avanzato…
Dovendo realizzare delle fotografie di luoghi e mestieri siciliani che dovevano essere pubblicate su un calendario fotografico a livello regionale in abbinamento al Giornale di Sicilia chiamato “Contrasti Siciliani” mi sono trovato a fotografare artisti di vario genere: dai comici conterranei ad artigiani di varia natura, tra questi ho avuto la fortuna di fotografare uno dei pochi carradori rimasti: il maestro Alfio Pulvirenti, e anche il Maestro pittore di carretti Domenico Di Mauro, un maestro con una carriera alle spalle di 90 anni di pittura di carretti, riconosciuto a livello internazionale ormai morto da quasi 3 anni ad un’età di 102 anni circa.
Quando e come l’è venuta questa idea geniale?
Solo nel 2016 dopo un pò di tempo da quell’incontro con questi personaggi, in me ha fatto scaturire ancora di più quell’interesse per questa meravigliosa arte ricca di storia, e così tutte queste emozioni dentro la mia mente si sono trasformate in una bicicletta in legno che potesse fare da tramite da una generazione del 1817 che vide nascere la prima bicicletta in legno chiamata Dryisienne, unendosi a quella generazione del 1833 data che si legge nel romanzo di Jean Baptist Gonsales De Nuervo “ Viaggio in Sicilia” quando descrive i primi carretti siciliani visti nell’isola.
E così chissà, forse per caso? Non so. Ma dopo 200 anni esatti nasce la Folisiémme 971 Sicilia, come a voler dire: ecco oggi ci sono io, l’erede di questi due mezzi, unendo quella generazione e quella di oggi che sconosce sia la prima che la seconda storia, avvicinandosi a loro come mezzo di utilità giornaliera ma carica e ricca di 200 anni di arte e storia, trasformando così le due ruote del carretto prima in parallelo, oggi su un mezzo con ruote in linea.
La prima bicicletta Folisiémme 971 sicilia è stata scolpita dal Maestro Carradore Alfio Pulvirenti di Belpasso e pitturata dal Maestro Alessandro Forte di Paternò, giovane e grande talento.
La pittura sui carretti siciliani la raccontano tanti maestri Catanesi e Bagheresi, (Palermo) Folisiémme ha iniziato con la pittura Catanese, in seguito anche la pittura alla palermitana.
C’è qualcuno interessato al suo progetto?
Da subito capisco che questa bicicletta è nata per far parlare di sè. Dalla prima esposizione in una mostra di auto e moto d’epoca ad Agira, dove le persone alla sua vista si fermavano restando senza parole, esclamando solo: “ Ma chì iè sta cosa”? Leggendo nei loro visi uno stupore mai visto prima, leggendo nei loro occhi quella nostalgia di un passato che forse avrebbero voluto vivere ma ormai ahimè forse perduto per sempre…
Proponendomi di voler utilizzare la bicicletta in scene di film o in pubblicità dove potesse esprimere tutto il suo essere storia.
So che il suo modello corrisponde ad una bici adulta, alla 28, ha mai pensato di costruire un modello per i bambini che sono attratti dalle novità?
Questo modello è nato con delle dimensioni per adulti cioè 28 pollici, ma a richiesta la Folisiémme sarà prodotta in versioni anche per i bambini.
Che cos’è per lei la natura, qual è il suo rapporto con gli alberi e con gli animali?
Per me la natura è tutto, sin da quando avevo 6 anni sono stato a contatto stretto con la natura ho il massimo rispetto per essa, poiché tutto viene dalla terra, e così se noi rispettiamo lei, lei rispetterà noi.
Quanto tempo impiega per realizzare una bici di legno?
Il tempo richiesto per la realizzazione di una bicicletta 971 Sicilia è di circa due mesi, considerando i momenti si e i momenti no di ispirazione.
Ha mai pensato di realizzare un casco per bici con i temi della Sicilia?
Non credo che realizzerei mai un casco decorato con i temi della Sicilia, poiché non lo riuscirei a collocare in nessuna parte della storia dei carretti siciliani, ma diventerebbe solo un uso improprio della pittura; se dovessi esprimermi sulla realizzazione di un casco lo vedrei sottoforma di Zucca, come il popolo siciliano si riferisce alla testa: Cucuzza. Scusi la battuta.
Quali materiali usa?
I materiali usati nella bicicletta sono gli stessi usati sul carretto siciliano e cioè:
legno di faggio evaporato, chiodi passanti, e pittura con colori ad olio e terra.
Al Festival del Cinema di Marzameni lei ha esposto la sua bici, come ha reagito il pubblico?
Al Festival del Cinema di Marzamemi, la risposta più bella che il responsabile del palter dove la bicicletta è stata esposta fu: Signor Folisi, se per ogni fotografia che le persone hanno fatto in questa settimana alla bicicletta mi sarei fatto dare 1 euro credo che potrei anche chiudere la stagione…incredulo da come le persone si facevano fotografare accanto la bicicletta, come fosse una diva…tanti artisti che hanno partecipato al Festival internazionale del cinema, si soffermavano a guardare la bici con crescente curiosità, come a cercare…forse qualche ispirazione? Chissà…
Come si vive a Calascibetta nell’anno di grazia 2017?
Bella domanda…
E’ triste vedere il paese vuoto, evacuato, tanti talenti si sono allontanati per cercare chissà cosa altrove, non si parla più di arte uscendo da Calascibetta, ma solo di informatica.
Tutte queste cellule si ritrovano in una piazza ad avere gli stessi sogni: un computer, una scrivania, e una poltrona.
Peccato che tanti si ritrovano in una mentalità multimediale, e che pochi riescono a vedere quella Sicilia dei profumi, dei colori e sapori che ormai è sparita.
Quale messaggio intende dare ai siciliani con la sua bici che lei ha reso più leggera montando un ingranaggio speciale?
L’idea della bici in legno subito porta alla domanda: ma quanto pesa? Come a voler pensare che con questa bici si dovrà scalare l’Everest, ma invece è una bici pensata per portare in giro insieme alla famiglia: storia, arte, ed eleganza.
E comunque ho reso la pedalata molto leggera adottando un ingranaggio adeguato al peso, portando la bicicletta ad una normalissima bici prima dei rapporti intercambiabili.
Ha mai pensato di raccontare la sua bella storia in un libro, in un documentario o in un film?
Ho avuto una bella infanzia, stando a contatto con la natura, imparando tante cose da essa, e oggi la racconto con fierezza di come mi ha nutrito. Mi auguro che tra tanti uditori, ci possa essere un regista cinematografico o uno scrittore che prenda a cuore e con amore i miei racconti.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Rifare tutto quello che Le ho raccontato.
Ho saputo di un concorso: International Tech Award Bike Exhibition, Cosmo Bike show dal 15 al 18 settembre 2017 a Verona.
Parteciperò al concorso augurandomi di trovare una giuria sensibile all’arte, e non solamente alle tecnologie.
Sono certo che vincerà il primo premio, glielo auguro di cuore…