Ciò che è accaduto ieri nella Parrocchia di Don Marco non ha precedenti nella storia del servizio idrico agrigentino. Cittadini e associazioni a difesa dell’acqua in un confronto diretto con l’Ati e Girgenti Acque.
Le cose cambiano, quando qualcuno si mette in testa di cambiarle davvero. Don Marco Damanti, parroco della Chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo “avamposto” nella periferia di Favara si è messo, per l’appunto, in testa di cambiare le cose nel servizio idrico della provincia di Agrigento. Non stiamo esaltando il lavoro del prete, ne vogliamo farne un eroe a tutti i costi, ma mentre la politica che ha generato il pasticcio continua ad essere latitante, il sacerdote, armato di pazienza e buona volontà sta aprendo il libro segreto del servizio idrico, vuole girarne le pagine, ad una, ad una, per riaffermare il diritto all’acqua, bene essenziale. Diritto e non carità.
Ieri sera si è consumata la terza tappa di un percorso iniziato, circa un mese fa, con un primo incontro voluto da Marco Campione, presidente di Girgenti acque, con don Marco Damanti che lo ha accolto nella sua parrocchia. A distanza di una settimana ne è seguito un secondo confronto questa volta il sacerdote ospite dell’Azienda di Campione. Ieri, dicevamo, il terzo tavolo con la presenza di Vincenzo Lotà, presidente dell’Ati, il vicesindaco di Favara, l’onorevole Margherita La Rocca, Girgenti acque al gran completo, le associazioni a difesa dell’acqua, Cittadinanza attiva e Prometeo ius, i cittadini.
In pratica, don Marco ha fatto sedere intorno ad un tavolo soggetti che hanno gridato le loro ragioni a distanza mai direttamente guardandosi nelle palle degli occhi e tutti insieme. La meta del percorso è il costo dell’acqua elevato al punto tale da essere negato alle famiglie più deboli. Lungo il percorso si sono consumate alcune tappe e altre se ne consumeranno, martedì prossimo è previsto l’altro incontro sempre in parrocchia.
I lavori si sono iniziati con l’intervento del presidente dell’Ambito territoriale idrico, Vincenzo Lotà, che ha precisato il taglio netto tra due aspetti, il primo legato alle controversie tra l’Ati e Girgenti acque e alla decisione di rescindere il contratto con l’azienda che oggi gestisce il servizio idrico, decisione che continuerà per la sua strada, il secondo è la volontà di risolvere nell’immediato i problemi dell’utenza, ragione per la quale ha partecipato all’incontro.
In un parliamo, discutiamo, ma alla fine qualcosa la dobbiamo decidere, Lotà si è impegnato a fare inserire nel nuovo regolamento il diritto all’acqua a chi per povertà non può pagare, con l’assegnazione di 50 litri al giorno e l’abolizione del taglio per morosità. Si è impegnato, altresì, di migliorare l’accesso al fondo di solidarietà con regole uguali in tutti i Comuni che fanno parte dell’Ati. Un risultato che si aggiunge al precedente relativo alla disponibilità di Campione di accogliere le varie richieste presentate dai parroci su casi di reale difficoltà economiche di alcuni utenti. Si va avanti.
Bravi, precisi, nei loro interventi Salvatore Licata, Gaetano Milioti, Rosario Patti, l’avvocato Bellomo, Lia Delpopolo, Cittadinanza attiva di Casteltermini, e di altri cittadini che hanno esposto i problemi e suggerito le soluzioni. Ricordo a me stesso che dobbiamo molto alle associazioni e ai singoli componenti per il grande lavoro svolto in questi anni. Sono il faro acceso dell’attenzione sul servizio idrico integrato.
Prezioso anche l’intervento di Margherita La Rocca, sindaco di Montevago e deputata regionale, che è tornata sull’argomento dei tagli per morosità e sul diritto all’acqua. Si spera molto sul nuovo Governo regionale che uscirà dalle votazioni di Novembre prossimo, mentre Crocetta ha già scritto il suo totale fallimento sul diritto all’acqua dei siciliani e, in particolare degli agrigentini.
E Girgenti Acque? Girgenti acque non si è seduta sul banco degli imputati e non è stata messa all’angolo. In un dialogo rispettoso e sereno, Marco Campione ha sottolineato che la sua azienda opera nel rispetto delle regole che altri hanno scritto, all’interno delle quali ha cercato di rendere il meno possibile gravosi gli effetti negativi che, giocoforza, si abbattono sull’anello più debole della società civile. Di più, ha confermato la massima e completa disponibilità a collaborare per migliorare l’accesso al bene essenziale. Ovviamente, così come sostenuto anche da don Marco Damanti, va tenuto in considerazione chi non può pagare e non chi non vuole pagare.
In estrema sintesi e per concludere, quale è il risultato reale dell’incontro di ieri? Intanto, dicevamo, le varie parti, semplici cittadini compresi, si sono seduti intorno allo stesso tavolo, c’è la decisione del presidente dell’Ati di garantire 50 litri al giorno, di mettere la parola fine ai tagli alle utenze economicamente povere, di dettare le stesse regole di accesso al fondo di solidarietà nei diversi Comuni che costituiscono l’Ati di Agrigento.
Chiaramente non tutto dipende direttamente dall’Ati, sui 50 litri al giorno occorre l’autorizzazione romana dell’AEEGSI (autorità, energia elettrica, gas, servizio idrico), ma oltre lo stretto di Messina arriveranno, comunque, i problemi dell’utenza agrigentina, che già non è cosa di poco conto, considerato che sono rimasti, quasi sempre, all’interno della provincia e, a volte, all’interno delle mura della povera gente. Problemi ignorati, da una politica miope, assente, incapace di regolare e governare il servizio di un bene primario.