Esperto di tematiche legate al Vicino, Medio ed Estremo Oriente cui ha dedicato parte della sua attività giornalistica. Ha intervistato 62 Premi Nobel. E’ uno dei giornalisti più amati e apprezzati in Italia.
Quando nasce la tua passione per il giornalismo?
Fin da ragazzo. La passione per la storia, per il racconto ma soprattutto la passione per cercare di comprendere i fenomeni per raccontarli sono stati il primo motore per fare questa professione. Che poi tanta professione non è per me ma riveste molto di più i colori della passione.
Che cosa provi quando scrivi una notizia e la racconti al mondo?
Ripeto passione, però mediata da (spero) capacità di comprendere quello che si va cercando di spiegare agli altri. L’umiltà nel capire è un altro dei segreti, come la passione, di questo nostro bislacco mestiere.
Rispetto. Mai avere l’atteggiamento: “Ora vi spiego io…”. Il pubblico vede, osserva, compra e paga il nostro lavoro e naturalmente, a suo insindacabile giudizio, lo valuta.
Si dice che tu abbia intervistato i Beatles a Londra? Come erano di presenza?
Non sono così vecchio da averli visti insieme, magari. Però ho conosciuto ed intervistato Paul McCartney e Ringo Starr. Due persone e due artisti eccezionali, campioni anche di umiltà. Moltissime altre Rockstar che ho intervistato e conosciuto: Gli U2, Sting, Billy Joel, Brian Adams, Elton John, Bob Dylan, Vasco Rossi e tanti altri quando sono veramente grandi hanno in comune l’umiltà ed il rispetto totale per gli altri. E’ una dote comune dei grandi. Un vero e proprio minimo comune denominatore.
Tanti. Ho intervistato 62 premi Nobel la maniera di porsi di Orhan Pamuk, il premio Nobel turco di Istanbul che parla della sua terra multiculturale come noi siciliani descriviamo a chi non la conosce la nostra isola dei mille popoli. Poi Muhamed Junus, l’economista del Bangladesh, Nobel per la Pace, fondatore del microcredito. Ha puntato sulle donne povere di questo paese a maggioranza musulmana per risollevarne l’economia e ha messo in moto un processo di modernizzazione senza precedenti. Un titano del pensiero. Una donna su tutte Shirin Ebadi, Nobel della Pace, iraniana. Un baluardo dei diritti delle donne in una teocrazia.
Qual è secondo te il futuro della carta stampata?
Discorso lungo. Con tante responsabilità. Partiamo dalle nostre. Quelle dei giornalisti. Dovremmo fare meglio il nostro lavoro. Essere interessanti ed accattivanti nei contenuti senza sbragare sulla attendibilità dei contenuti che forniamo. La carta stampata che si salverà è solo quella di qualità.
Che cosa cambieresti nei Tg della televisione se tu dovessi dirigerli?
Niente urla. Niente titoli sparati stile Mentana. Sbraitare non aumenta l’attendibilità della notizia e di chi la dice. Il giornalismo “battutaro”, figlio dell’ignoranza, ha per fortuna un tempo contato. Cambierei l’approccio alla notizia. La valuterei prima di darla per poi non dimenticarla il giorno dopo. Oggi è esattamente il contrario. Un racconto sincopato di brutte storie facendo a gara a chi racconta al peggio le più brutte.
Mettere un filtro non vuol dire essere ipocriti. Sono venti anni che non si fanno più vedere i morti perché il pubblico si impressiona, però facciamo a gara a parlare solo di orrore. Dunque l’orrore evocato diventa abitudine e stato d’animo. Quello visto invece un fatto circoscritto. Meglio dunque creare un callo ai giovani che vivono in questo mondo che tutelarli all’esasperazione cercando di pilotarli su fenomeni di costume come certa televisione, a mio avviso molto più deleteria che immagini di guerra per la loro educazione. Meglio dunque far vedere achei e troiani che si affrontano davanti alle porte Scee con tanto di sangue, sudore e morte che indagare su quale biancheria intima abbia indossato Elena prima di scappare con Paride abbandonando marito e figlia e scatenando quel putiferio…Lasciamo qualcosa all’immaginazione.
Qual è il tuo rapporto con la Sicilia?
Come quello di chi se ne è andato. Un luogo mitico della mia infanzia.
Un posto da cui fuggire e nello stesso momento un approdo da riconquistare.
Hai pubblicato dei libri per raccontare la storia della tua vita?
Per carità. Le storie che preferisco raccontare per ora sono quelle degli altri.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Vivere innanzi tutto. Poi scrivere un romanzo non autobiografico. Ma non c’è urgenza.