Il “non vado a votare” sta lasciando spazio al voto di protesta.
A pochi giorni dall’elezioni si profila chiaramente il voto contro tutti quelli che hanno rappresentato il sistema politico siciliano. Sarà peggio o sarà meglio non importa e non ci si pone il problema. Quello che conta è l’intenzione di una significativa parte dell’elettorato a rendere la pariglia.
Si sbaglia a pensare che a esprimere il voto di protesta sarà solo l’elettorato della fascia debole, ché diversamente è molto diversificato, dall’imprenditore al professionista, dall’operaio al disoccupato, al commerciante, al pensionato. Praticamente, sono stati capaci di scontentare tutti. Nello stesso tempo si sbaglierebbe ad ipotizzare che una sola componente sarà beneficiaria del voto di protesta.
Questa sarà la tornata elettorale delle sorprese, in provincia di Agrigento e su scala regionale.
Del resto, giunti con le spalle a muro gli elettori dovranno pur dare uno scossone al sistema consolidato da decenni fondato sul clientelismo, sulle facili promesse e sui compromessi. E’ diffuso ed è forte il sentimento di condanna attraverso il voto. Sentimento di un mondo confuso e disilluso che ha preso il sopravvento rispetto ai programmi elettorali. Possono promettere tre volte Natale e festa tutto l’anno, in pochi crederanno. E poi, dicevamo, la spinta emotiva ad andare a votare è rendere la pariglia ad alcuni politici.
Nessuna rivoluzione, ma la spallata ci sarà in un panorama che vede avvantaggiati i volti nuovi e i partiti che non sono stati al governo e che cavalcano la tigre del disagio popolare.
Questo è quanto si avverte al momento e non c’è da rallegrarsene, quando sarebbe più opportuna la migliore scelta per tirare fuori dalle emergenze la nostra Isola.