“Italiano” trentaquattrenne, solo senza più familiari vive una vita di stenti.
Da qualche settimana noto in giro per la città un giovane, magrissimo, trasandato nell’abbigliamento, pulito nella persona, barbetta curata, a vederlo si intuisce che sta vivendo un momento difficile della sua vita, che potrebbe superare se aiutato.
Imbarazzato chiede l’elemosina, in una occasione l’ho incontrato con buste che contenevano, molto probabilmente, generi alimentari che gli saranno stati donati. Gracile, debilitato, visibilmente in difficoltà ho deciso di saperne di più, di conoscere il suo nome e la sua storia.
Stasera ho avuto l’occasione attesa. L’ho incontrato alla fine della Santa Messa in Chiesa Madre, mi ha raccontato la sua storia.
Ha 34 anni, è originario di Canicattì, da oltre venti anni vive a Favara con la sua famiglia, la madre e un fratello. Purtroppo, prima il fratello e l’anno scorso la mamma sono morti ed è rimasto solo. Ha dovuto abbandonare la casa dove viveva con la sua famiglia e adesso occupa una catapecchia nel quartiere Oliva. Cerca lavoro e a volte lo trova nel volantinaggio o in piccoli servizi. “Chiedo l’elemosina per mangiare”.
Sto parlando di un nostro giovane, che molti abbiamo visto e che forse stanno riconoscendo leggendo l’articolo. Deve essere aiutato a superare questo momento difficile della sua esistenza, attraverso, innanzitutto, l’ascolto da parte degli assistenti sociali del Comune, ma anche di volontari. E’ povero, di più, è solo e nella sua solitudine non riuscirà a trovare le soluzioni giuste per sfuggire al disagio. Mi ha promesso che martedì prossimo si recherà in Comune, andrà a cercare gli amministratori che non si lasceranno sfuggire l’occasione per ascoltarlo e aiutarlo.