Giuseppe Maurizio Piscopo
Salvatore Cangelosi è nato a Monreale nel 1956. Dal 1979 lavora in libreria. Ha pubblicato due lunghi racconti presso la casa editrice Prova d’Autore: Inchiesta in Sicilia e La difficile indagine sentimentale. Nel 2014 presso Torri del Vento ha pubblicato: La città e i libri, Avventure di un libraio e nel 2017 Collezione privata. Scrittori persone e libri.
Salvatore Cangelosi è nato a Monreale nel 1956. Dal 1979 lavora in libreria. Ha pubblicato due lunghi racconti presso la casa editrice Prova d’Autore: Inchiesta in Sicilia e La difficile indagine sentimentale. Nel 2014 presso Torri del Vento ha pubblicato: La città e i libri, Avventure di un libraio e nel 2017 Collezione privata. Scrittori persone e libri.
Quando nasce la tua passione per i libri?
La mia passione per i libri nasce verso i sedici diciassette anni. Come ho già scritto nella mia infanzia e adolescenza non vi fu il libro. A casa nostra non ne circolavano. Il primo scrittore che mi spinse verso la lettura sistematica fu Georges Simenon, il grande scrittore belga, e segnatamente le inchieste del commissario Maigret. Poi a Simenon subentrarono altri scrittori, altri classici.
La mia passione per i libri nasce verso i sedici diciassette anni. Come ho già scritto nella mia infanzia e adolescenza non vi fu il libro. A casa nostra non ne circolavano. Il primo scrittore che mi spinse verso la lettura sistematica fu Georges Simenon, il grande scrittore belga, e segnatamente le inchieste del commissario Maigret. Poi a Simenon subentrarono altri scrittori, altri classici.
Che cos’è per te un libro e quando incidono il titolo e la copertina nella scelta di un acquisto?
Per me il libro è il risultato di un lungo ragionamento, di un’attività dell’intelletto. Ma il libro è pure l’incontro con l’ignoto. Nelle mie scelte di lettore non contano nulla nè la veste tipografica né tantomeno il titolo.
Per me il libro è il risultato di un lungo ragionamento, di un’attività dell’intelletto. Ma il libro è pure l’incontro con l’ignoto. Nelle mie scelte di lettore non contano nulla nè la veste tipografica né tantomeno il titolo.
Qual è il primo libro che hai letto?
Purtroppo non ho memoria del primo libro che ho letto: potrei dire Cuore di Edmondo De Amicis, ma con riserva.
Purtroppo non ho memoria del primo libro che ho letto: potrei dire Cuore di Edmondo De Amicis, ma con riserva.
Come eri da bambino, quali ricordi conservi di Monreale tuo paese natio, del Maestro, del tuo primo giorno di scuola, dei compagni dell’atmosfera di allora?
Da bambino ero solitario e chiuso, mi piaceva di più ascoltare. Del mio paese ho un ricordo che sconfina nel mito, con certe figure care di parenti, che ai miei infantili occhi assurgevano a presenze imprescindibili. Le mie nonne ebbero una parte notevole nella mia formazione. La mia maestra delle elementari si chiamava Gullo Messina Giuseppina, era molto severa, ma senza sconfinare nel fanatismo. Era anche molto religiosa e la sua figura emanava qualcosa di maternale. Ci parlava spesso del padre morto in battaglia nella guerra del 15-18. Ricordo che prima delle lezioni recitavamo una preghiera. Però devo riconoscere che gli anni delle elementari li ho vissuti con angoscia per via della mia insicurezza. I miei compagni erano più ribaldi e sfrontati e quindi primeggiavano. A volte me ne stavo a ciondolare per i vasti corridoi ad osservare certi animali impagliati, chiusi dentro le teche di vetro che ci servivano per le lezioni di scienza.
Da bambino ero solitario e chiuso, mi piaceva di più ascoltare. Del mio paese ho un ricordo che sconfina nel mito, con certe figure care di parenti, che ai miei infantili occhi assurgevano a presenze imprescindibili. Le mie nonne ebbero una parte notevole nella mia formazione. La mia maestra delle elementari si chiamava Gullo Messina Giuseppina, era molto severa, ma senza sconfinare nel fanatismo. Era anche molto religiosa e la sua figura emanava qualcosa di maternale. Ci parlava spesso del padre morto in battaglia nella guerra del 15-18. Ricordo che prima delle lezioni recitavamo una preghiera. Però devo riconoscere che gli anni delle elementari li ho vissuti con angoscia per via della mia insicurezza. I miei compagni erano più ribaldi e sfrontati e quindi primeggiavano. A volte me ne stavo a ciondolare per i vasti corridoi ad osservare certi animali impagliati, chiusi dentro le teche di vetro che ci servivano per le lezioni di scienza.
In un film americano dal titolo: Serendipity una bella storia d’amore nasce in una libreria di New York, è bello pensare che una love story possa nascere in una libreria. Avviene anche da noi?
Può succedere che la libreria diventi il set per la nascita di una storia d’amore, d’altronde il luogo di per sé è altamente suggestivo e seduttivo. Anche se a me non risulta.
Può succedere che la libreria diventi il set per la nascita di una storia d’amore, d’altronde il luogo di per sé è altamente suggestivo e seduttivo. Anche se a me non risulta.
Cosa è cambiato realmente negli ultimi dieci anni nelle librerie di Palermo?
Negli ultimi 10 anni, le librerie palermitane hanno subito le trasformazioni tipiche che ciclicamente investono il mondo del libro. Certo è deprimente assistere alla chiusura della libreria Flaccovio o a quella della Mondadori, ma sono cicli che si chiudono. Il libro è regolato dalla legge della domanda e dell’offerta . Senza dimenticare che la libreria è pur sempre un’impresa commerciale che può fallire.
Negli ultimi 10 anni, le librerie palermitane hanno subito le trasformazioni tipiche che ciclicamente investono il mondo del libro. Certo è deprimente assistere alla chiusura della libreria Flaccovio o a quella della Mondadori, ma sono cicli che si chiudono. Il libro è regolato dalla legge della domanda e dell’offerta . Senza dimenticare che la libreria è pur sempre un’impresa commerciale che può fallire.
Il tuo libro dal titolo : Collezione privata è un viaggio tra gli scrittori, i libri e la gente comune. Quando è nata questa ispirazione?
Il mio è un libro molto personale. L’ho scritto per me, per ricordare certe figure e certi libri che hanno accompagnato il mio cammino di libraio. E’ una selezione, e come tutte le selezioni ho dovuto sacrificare, anche per non appesantire il testo. Ma se avrò la forza e il tempo è mia intenzione vararne una seconda serie.
Nel libro racconti dei tuoi incontri con Bufalino, Einaudi, Mirabelli, Tusa. Cosa ti hanno dato questi grandi personaggi?
Mi è capitato di incontrare scrittori molto importanti. Con alcuni è nata un’amicizia, anche se l’amicizia presuppone la conoscenza. Alcuni li ho osservati da lontano. Aver letto i loro libri è una forma di conoscenza. Bufalino ed Einaudi li ho conosciuti in maniera superficiale mentre Tusa e Mirabelli li ho frequentati per anni. Loro mi hanno arricchito con osservazioni e consigli. Ma oggi, ahimè, la conversazione non esiste più, purtroppo.
Quanti libri hai letto nella tua vita e al quale ti senti più legato e perchè?
Non posso precisare quanti libri ho letto, penso molti. Io sono più per la qualità che per la quantità. Io però sono uno che rilegge molto. Dire a quale mi senta più legato è difficile perché il nostro interesse si evolve e un classico può scalzarne un altro. Posso fare un nome: Alessandro Manzoni, I promessi sposi. Perchè è un libro molto italiano, molto profetico sul carattere degli italiani di oggi. Manzoni aveva già capito tutto.
Non posso precisare quanti libri ho letto, penso molti. Io sono più per la qualità che per la quantità. Io però sono uno che rilegge molto. Dire a quale mi senta più legato è difficile perché il nostro interesse si evolve e un classico può scalzarne un altro. Posso fare un nome: Alessandro Manzoni, I promessi sposi. Perchè è un libro molto italiano, molto profetico sul carattere degli italiani di oggi. Manzoni aveva già capito tutto.
Parafrasando Nicola Piovani, il quale sosteneva che la musica è pericolosa, il libro è pericoloso?
Certo che il libro può essere pericoloso, però io sono contrario a quelli che brandiscono il libro come una clava. La lettura può essere pericolosa, certo. Bisogna leggere i libri giusti, ma bisogna possedere il fiuto per sceglierli.
Certo che il libro può essere pericoloso, però io sono contrario a quelli che brandiscono il libro come una clava. La lettura può essere pericolosa, certo. Bisogna leggere i libri giusti, ma bisogna possedere il fiuto per sceglierli.
Nel tuo libro finalmente chiudi una vecchia polemica sul Gattopardo, sul fatto che non è stata assolutamente colpa di Vittorini se il libro non è stato pubblicato ma dai burocrati della Mondadori? Puoi spiegarci come sono andate le cose?
A proposito di Vittorini, questa è una vecchia storia che ha stancato. Vittorini non disse mai di non pubblicare il Gattopardo. Egli diede parere sulla scorta delle relazioni che avevano fatto i redattori della Mondadori. Vittorini consigliò di trattenere l’autore e chiedergli di accettare di sottoporre il libro a una sorta di editing. Ma i sordi funzionari nulla fecero, e rimandarono indietro il libro all’autore. Quando il libro arrivò da Einaudi già Vittorini conosceva la materia. Rispose a Tomasi inviando una lettera che è una sorta di recensione. La collana dei Gettoni che Vittorini dirigeva era in smobilitazione. Egli lodò il libro anche se non era nelle sue corde di lettore. Quando Tomasi oramai morente lesse la lettera disse: ”Come recensione non è male”. E questo dice tutto. Un certo ambiente letterario ha creato la favola di Vittorini “carnefice” di Tomasi.
Quali sono i tuoi scrittori di riferimento?
I miei scrittori di riferimento per fare qualche nome di italiani, sono: Manzoni, Carlo Emilio Gadda, Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo, Paolo Volponi, Alberto Arbasino. Di stranieri amo molto Gustave Flaubert.
I miei scrittori di riferimento per fare qualche nome di italiani, sono: Manzoni, Carlo Emilio Gadda, Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo, Paolo Volponi, Alberto Arbasino. Di stranieri amo molto Gustave Flaubert.
Qual è il potere di un libro?
Il potere di un libro? In realtà il libro se è degno è portatore di diversi poteri. Sta sempre al lettore, scoprirli.
Il potere di un libro? In realtà il libro se è degno è portatore di diversi poteri. Sta sempre al lettore, scoprirli.
Che futuro prevedi per i libri? E’ vero che l’e- book è stato un fallimento?
Non sono in grado di prevedere quale futuro sarà riservato al libro. Ma siccome tante volte è stato dato per morto, penso che sopravvivrà ancora. Il libro ci sarà, non so i lettori. L’e-book in Italia non ha sfondato come prevedevano in tanti, mi pare che la sua quota di mercato viaggi intorno al 5%, un po’ poco se si pensa a quello americano che è sopra il 30%. Bisognerà valutare tra qualche anno.
Cosa pensi delle fiere del libro di Torino, di Milano di quelle estere?
Devo dire che in generale le fiere del libro non mi piacciono. Vedere tutti quei libri messi in mostra mi intristisce. E’ la libreria il posto eletto, solo in libreria il libro diventa “libro”. Negli anni novanta visitai la fiera del libro di Francoforte, la più importante del mondo, ma quella è pensata per gli editori che comprano e vendono titoli, come in una Borsa valori. Torino o Milano? Meglio astenersi, le fiere non hanno mai fatto bene alla salute del libro.
E dei libri online?
Le vendite dei libri online è un problema serio che nel prossimo futuro potrà dare seri fastidi alle librerie. Però bisogna ricordare anche che molti editori hanno dei loro siti di vendita e praticano pure degli sconti. E’ il classico cane che si morde la coda.
Le vendite dei libri online è un problema serio che nel prossimo futuro potrà dare seri fastidi alle librerie. Però bisogna ricordare anche che molti editori hanno dei loro siti di vendita e praticano pure degli sconti. E’ il classico cane che si morde la coda.
Perchè i siciliani leggono così poco?
I siciliani leggono poco forse per pigrizia. La letteratura siciliana è una delle prime in Europa basterebbe scorrere l’elenco dei nomi fra Ottocento e Novecento, eppure l’assorbimento regionale è inchiodato al 5% dal 1960. E’ difficile dare una spiegazione plausibile. Siamo fatti per non leggere, chissà. D’altronde non si può imporre la lettura per decreto, no?
Perchè i libri dei bambini non hanno un prezzo simbolico che permetta loro di avvicinarsi ancora di più alla lettura?
E’ difficile che ciò accada. I libri per bambini sono costosi perché richiedono illustrazioni che sono costose e a volte eccessive, facendo lievitare oltre misura il costo. I veri libri per bambini erano quelli della mia adolescenza, ruvidi ma belli. Quelli di oggi sono più libri oggetto che altro. E’ ciò non è un bene, semmai una forma di consumismo.
Il tuo rapporto con il lettore è cambiato negli anni della maturità?
I rapporti con i lettori cambiano ogni giorno. L’avvento di una editoria “nuova” fatta di autori giovanissimi, impone uno sguardo un po’ meno rigido sul presente. Il vecchio lettore come sono abituato a conoscerlo e frequentarlo, mi pare un caro estinto. E questo non è un bene.
Come mai nel libro hai parlato di molti scrittori e ti sei dimenticato di Salvatore Ferlita che per me rappresenta il fiore all’occhiello degli scrittori siciliani?
Ho in programma una serie di cammei su scrittori e libri siciliani, e lì, troverà posto anche Salvatore Ferlita. E’ superfluo ricordare il suo valore di scrittore e critico letterario. Egli è una delle leve più interessanti della giovane critica italiana. Dalla lettura dei suoi libri e dei suoi articoli ho imparato molto, e tanto ancora imparerò.
Ho in programma una serie di cammei su scrittori e libri siciliani, e lì, troverà posto anche Salvatore Ferlita. E’ superfluo ricordare il suo valore di scrittore e critico letterario. Egli è una delle leve più interessanti della giovane critica italiana. Dalla lettura dei suoi libri e dei suoi articoli ho imparato molto, e tanto ancora imparerò.
La tua è la scrittura di una bella mano, continuerai a scrivere altri libri?
Per quanto riguarda “la bella mano”, io non posso essere giudice di me stesso. Certo che come scrittore mi darei un 6 meno. Scrivere mi costa fatica nervosa e non sono mai contento del risultato finale. Certo non potrei scrivere un romanzo, mi manca la capacità di creare l’intreccio. Così la forma che sento a me più congeniale è quella del “memoir”.
Ma è veramente così bello il libro di Stefano D’Arrigo Horcynus Orca, considerate le 1200 pagine se ne potrebbe fare una riduzione?
Stefano D’Arrigo è stato uno scrittore inclassificabile come lo furono Proust o Joyce. Non per niente si è sempre parlato di lui come di un “caso irripetibile”. D’Arrigo o lo ami o lo detesti. Io l’ho sempre amato e ciclicamente lo rileggo. D’Arrigo è lo scrittore di un solo libro: il libro della vita. Pensare a una riduzione sarebbe un’operazione priva di senso.
I librai all’antica stanno scomparendo eppure hanno accompagnato la nostra vita. Nel 1989 a Parigi ho incontrato lo scrittore Leonardo Sciascia in una libreria ambulante ai bordi della Senna. Tutte le librerie nascondono dei tesori, mi confidò sorridendo il Maestro di Racalmuto…
E’ vero. Ogni libreria nasconde tesori, sta a noi scovarli. Quando ancora non lavoravo in libreria, mi accadde di scoprirne qualcuno di questi tesori, come i libri di Leonardo Sciascia. Mi sono formato leggendo anche i suoi libri, e da lontano ancora oggi, gli dico grazie. I librai di una volta non esistono più. Si sono estinti come accadde per i dinosauri.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In realtà non ho progetti imminenti per il mio futuro di scrittore, per il semplice fatto che io non sono uno scrittore in senso stretto. Io scrivo con molta lentezza, impiego anni per scrivere un libro. Non mi ritengo scrittore, bensì un testimone. Vorrei conservare la forza e la freschezza mentale per portare al termine un secondo volume di cammei o ritratti. Spero di farcela. Quindi appuntamento fra tre anni. Sempre che ne valga la pena.
In realtà non ho progetti imminenti per il mio futuro di scrittore, per il semplice fatto che io non sono uno scrittore in senso stretto. Io scrivo con molta lentezza, impiego anni per scrivere un libro. Non mi ritengo scrittore, bensì un testimone. Vorrei conservare la forza e la freschezza mentale per portare al termine un secondo volume di cammei o ritratti. Spero di farcela. Quindi appuntamento fra tre anni. Sempre che ne valga la pena.