Giuseppe Maurizio Piscopo
Conosco Maurizio Diliberto da una vita. Dai miei inizi di collaborazione con la Rai siciliana. In via Cerda in quegli anni incontravo tutti gli appassionati di Cinema, Giuseppe Tornatore, Giuseppe Gigliorosso, Pasquale Scimeca, Maurizio Diliberto, il duo Ciprì e Maresco. Qualcuno di loro l’ho intervistato alla Radio insieme a Marilena Monti. Più volte mi sono fermato a parlare di cinema, di documentari con questi registi e con Maurizio Diliberto in particolare. Ero molto giovane quando ebbi il piacere e l’onore di vedere in anteprima un film capolavoro di Diliberto tratto da un’opera di Maria Messina: “La casa paterna” prodotto dalla Rai. Allora la Sede regionale era molto seguita e affollata di Artisti. Via Cerda è una via molto piccola di Palermo, ma da questa via è passata tutta la storia italiana. Dopo moltissimi anni su suggerimento di Rosario Neri che mi ha dato il contatto, ho cercato Maurizio Diliberto un grande del Cinema italiano.
Ecco l’intervista.
Quando inizia la sua storia con il Cinema?
Da ragazzino, mi piaceva descrivere quello che vedevo nei minimi particolari.
Dove ha vissuto?
Sempre a Palermo a Corso Olivuzza. In via Alessio Narbone una zona mai bombardata. Qui vi abitava Charles Poletti una importante spia americana, grazie a lui molti colonnelli, militari, vigili del fuoco vennero a vivere qui tranquillamente.
In che anno siamo?
Anni 50.
Come era da bambino?
Raccontavo storie sempre con un taglio cinematografico e non teatrale.
Da dove nasce il suo interesse per il cinematografo?
Avevo iniziato per caso a fare il fotografo. Mi piaceva ritrarre i personaggi comuni, quelli del mio quartiere. Alcune foto sono state pubblicate dal giornale l’Ora e dal Giornale di Sicilia. Ricordo che ero attratto dalle storie vere che poi reinventavo.
Ha mai lavorato con il videotape?
Si sono stato uno dei primi e mi sono attirato anche molte critiche.
Lei è stato uno dei pochi registi che ha scoperto per prima la scrittrice Maria Messina?
Fui attratto cercando nella libreria Sellerio, da un testo della scrittrice Maria Messina dal titolo: Casa paterna. Era un tema attuale scritto in maniera scorrevole ed originale. Maria Messina aveva previsto tutto, aveva previsto il futuro: l’indipendenza della donna nella nostra società.
E dopo avere realizzato questo film per la Rai, cosa ha fatto?
Ho vissuto tre anni in Inghilterra, ho lavorato per Telemontecarlo, ho realizzato alcuni documentari, ho realizzato un programma dal titolo: “The news must go on”, con una società che avevo inventato a Londra.
Che mi può dire degli inglesi?
Sono puntuali ed efficienti.
Nei lavori di suo figlio Pierfrancesco notissimo come Pif, io ho colto la sua mano. E’ così?
Da quando aveva 13 anni ha lavorato con me, ne parla sempre nelle interviste…
Per lei che cos’è il Cinema?
Per me è quello che uno vorrebbe vedere e pensare…
Quali sono i registi che ama di più?
Alfred Hitchcock, Giuseppe Tornatore, Gabriele Muccino.
E del passato?
Rossellini e De Sica. Li che considero miei maestri. La mia cultura è nata con loro che venivano dal dopoguerra ed hanno realizzato film straordinari senza soldi. Anche a me è capitato di realizzare dei lavori senza soldi, con l’aiuto di tutti gli abitanti del paese.
Cosa pensa del Cinema di oggi?
E’ un cinema fuori dalle mie dimensioni.
Quando è nato il suo rapporto con l’attore Accursio Di Leo?
E’ nato nel 74. Allora volevo fare del cinema, volevo sapere alcune cose sulla sceneggiatura. Di Leo mi invitò a fare una regia e lo sostituii in una scuola con alcuni ragazzi. E’ stato lui il tramite, poi ha fatto l’attore in una mia regia.
Che cosa sta preparando in questo momento della sua vita?
Realizzerò un film per raccontare la strada dove ho vissuto da bambino. Racconterò la poesia di un mondo costretto dannatamente all’oblio. Allora c’era un grande rispetto degli altri, del mondo popolare. In quella strada vivevano contrabbandieri, fruttivendoli, ufficiali della prima e della seconda guerra mondiale, un commissario della pubblica sicurezza, il senatore Drago. Fifi che faceva il contrabbandiere e veniva arrestato di continuo e ogni volta che usciva dal carcere e tornava a casa erano grandi festeggiamenti. Era il 1953. I tempi stavano per cambiare, infatti, stava per arrivare il primo televisore e tutto il vicinato andava a spiare i pochi privilegiati che ne possedevano uno.
Che cos’è il cinema archeologico?
Per me è importantissimo. E’ un viaggio nell’archeologia per scoprire chi siamo e dove stiamo andando. Amo molto il culto di Demetra, il Ratto di Proserpina .
Quali sono le cose curiose che ha realizzato negli anni della sua vita?
Negli anni 90 il Tg in lingua araba. Una bella esperienza durata molto poco, con un direttore responsabile che conosceva l’arabo e mi garantiva sui contenuti trasmessi.
Com’è il suo rapporto con suo figlio Pierfrancesco?
Ho un rapporto stupendo con Pierfrancesco, un feeling particolare. Dopo il film io faccio il backstage e osservo se c’è qualcosa che non va. Ne parliamo ma non interferisco nelle sue scelte.
Lui vive a Roma , ma viene spesso a Palermo. Quando realizza un film seguo tutte le scene. Francesco ha studiato molto con me, poi ha fatto un corso di 3 anni a Londra e spesso mi ha confessato che lì ha studiato le stesse cose che ha studiato con me. Vedi ha lavorato con le mie attrezzature… Ti posso dire che con Pierfrancesco ho intrapreso il ciclo che avevo iniziato.
Si racconta di una curiosità con il grande attore Antony Quin che le ha fatto sfumare un importante progetto cinematografico. Cosa è successo realmente?
Era un film che avrebbe raccontato una bella storia d’amore per il cinema. Andai a cercarlo a Londra, a New York, ma egli era andato a ritirare un premio a Zurigo in Svizzera, così a Venezia dove c’era il produttore che l’aspettava, arrivò con due giorni di ritardo e per questa ragione il progetto sfumò… Sono cose che capitano nella vita.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Continuare ad insegnare in una scuola di recitazione, realizzare alcuni progetti. Senza dimenticare che ho già compiuto 73 anni.
Auguri Maestro e grazie per questa intervista.