Ieri pomeriggio all’hotel della Valle di Agrigento, una sala gremita di gente, ha accolto Vincenzo Giambrone per la presentazione della sua candidatura al Senato della Repubblica.
Vincenzo Giambrone, Sindaco di Cammarata al terzo mandato, già Deputato Regionale nella XIII Legislatura, Direttore Generale del Consorzio di Bonifica di Agrigento e Presidente Regionale dell’Unione Dirigenti della Bonifica é candidato al Senato dal Forza Italia per la coalizione di Centro Destra.
“La mia candidatura al Senato, nell’Uninominale del Collegio di Agrigento, nella coalizione di Centro Destra, arriva a fronte della mia lunga e coerente militanza in Forza Italia- a parlare é l’On. Giambrone- oltre che per la costante presenza nel territorio. Sento il peso della grande responsabilità cui sono stato chiamato- continua il Sindaco di Cammarata- nel dover rappresentare, in questa competizione elettorale, l’intera Provincia di Agrigento e gli otto Comuni della Provincia di Trapani, con a capo Mazara del Vallo. Sono fiducioso, però, che il risultato sarà nostro, perché riscontro molto entusiasmo e notevoli manifestazioni di sincero affetto. Tutto ciò mi inorgoglisce e mi stimola ad operare bene e concretamente nell’interesse della comunità agrigentina e trapanese. Voglio mettere a disposizione le mie maturate esperienze a servizio del nostro territorio, per individuare le migliori ed urgenti soluzioni che ci aiutino ad uscire dal guado. Il momento che stiamo attraversando è uno dei più bui e difficili che mai si era registrato dal dopoguerra. La disoccupazione ha raggiunto livelli insopportabili; i poveri sono in costante aumento; tanti pensionati non ce la fanno ad arrivare a fine mese; i giovani costretti a lasciare affetti familiari e la loro terra in cerca di lavoro; le imprese, gli artigiani, i commercianti, gli agricoltori, gli studi professionali costretti a chiudere e chi coraggiosamente resiste ed insiste subisce perdite economiche giorno dopo giorno; gli Enti Locali, abbandonati al loro destino, sono all’asfissia, relegati ormai al ruolo di impositori ed esattori a causa dei minori trasferimenti economici e dei maggiori compiti attribuiti. Tutto ciò è assai preoccupante ed occorre intervenire energicamente. Lo Stato deve tornare ad essere Stato. È urgente ricorrere all’indebitamento produttivo perché se lo Stato investe si innesca un circuito virtuoso: le Imprese lavorano, assumono dipendenti, pagano IVA e tasse (al 23%) e così lo Stato recupera i propri investimenti. È compito della Politica, con vero senso di responsabilità, effettuare investimenti produttivi. È quello che sta facendo Trump, tanto vituperato dalle elite mondiali di sinistra. Pur non condividendo i suoi atteggiamenti e’ riuscito ad abbassare drasticamente le tasse; sta facendo rientrare in Patria migliaia di Imprese che si erano trasferite all’estero; sta regolando la bilancia commerciale americana imponendo forti dazi nei confronti di quelle merci provenienti dai Paesi ove non esiste alcuna tutela degli operai né il controllo della qualità. Così facendo ha protetto le Imprese nazionali che, viceversa, non potevano risultare competitive con i Paesi ove si sconoscono le regole ed i diritti. La borsa americana ha realizzato record su record; si sono creati migliaia di posti di lavoro e sta facendo un programma di investimenti in opere pubbliche in svariati miliardi di dollari. Le nostre Imprese, se aiutate, potranno aprirsi ai mercati europei ed internazionali creando ricchezze e lavoro. L’Italia, per il clima, le invidiate bellezze naturali e paesaggistiche, può essere la Florida d’Europa. L’euro non è da respingere, anzi è il mezzo che può agevolare tutto questo. L’errore semmai nasce all’atto del suo esordio, quando fu stabilito un tasso di cambio che non ha tenuto conto della nostra economia reale. Immaginiamo se avessero stabilito il cambio di un euro con mille lire. Non possiamo essere schiacciati dalla scellerata crisi bancaria. Le banche hanno perso il ruolo sociale che serviva da stimolo all’economia reale. Hanno investito in titoli spazzatura, cosiddetti derivati, che offrivano larghi margini di guadagno e però si sono ritrovate nei loro portafogli diversi miliardi di titoli che mai potranno essere recuperati. Tutto ciò le ha messe in crisi costringendole a stringere sulle erogazioni di credito alle nostre Imprese ed operatori in genere, mettendoli in ginocchio. Lo Stato, invece, irresponsabilmente distratto, si è concentrato sulle prescrizioni europee, strangolando ulteriormente il già malato sistema economico. Ha attuato una folle politica di austerità, che ha comportato tagli assurdi agli investimenti, ha ridotto i trasferimenti, scaricando tutto sulle già precarie spalle del cittadino. Occorre, pertanto, avere il coraggio di porre in essere tutti gli strumenti atti a far ripartire l’attuale sistema gravemente ammalato, indirizzando la spesa sulla produzione e sul patrimonio culturale-artistico-paesaggistico italiano. Ed ancora, lo Stato deve essere più attento alle fasce più deboli: giovani, anziani e ammalati, attuando una politica sociale che li ponga in una condizione più vivibile e creando tutte le opportunità perché i giovani non vadano via. Occorre avere il coraggio di investire ed incentivare tutte le attività produttive. Ce la possiamo fare”.