Comincia il racconto del suo essere uomo d’onore Giuseppe Quaranta il cinquantenne di Favara, neo pentito di Cosa Nostra, ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo che lo stanno ascoltando dopo la sua decisione di collaborare con la giustizia a seguito del suo arresto nell’ambito dell’Operazione antimafia denominata “Montagna”.
Il primo importante incarico tra l’anno 2002/2003. “Mi proposero di prendere una casa e di darmi in affidamento il latitante Maurizio Di Gati. Io ho risposto che avevo bisogno del tempo necessario per trovarla. Mi proposero di vedere a Grancifone, nelle campagne di Naro vicino la diga. Sentivo dire che Di Gati era ricercato”. Giuseppe Quaranta riesce a trovare una casa in vendita per €. 7.000 ma il proprietario, che era all’oscuro di tutto, non poteva fare l’atto ma una semplice scrittura privata. “Si poteva fare, mi diedero un assegno di €. 5.000 e contante per i restanti €.2.000. Comprata la casa – continua il suo racconto Quaranta – dopo 2 o 3 giorni mi fu affidato il Di Gati che io non avevo mai visto e l’ho portato a Grancifone, provvedendo ad allestire la casa per lui e giornalmente gli portavo personalmente da mangiare”.
Quindi Giuseppe Quaranta racconta il momento della sua investitura e del suo ingresso ufficiale come uomo d’onore in Cosa Nostra. “Io sono stato “combinato” formalmente con cerimonia da Francesco Fragapane nel 2010 a Santa Elisabetta. Non è facile essere combinati. La cerimonia avveniva con la santina in mano e la punciuta. Non tutti sono autorizzati a combinare, ma va fatto da una persona con spessore criminale”. Ed ecco quindi il racconto della “cerimonia”. “La santina viene bruciata e si dice che se uno tradirà sarà bruciato coma la santina. La formula è: “DA OGGI SEI UN UOMO D’ONORE DI COSA NOSTRA, SE TRADIRAI, DIRAI BUGIE BRUCERAI COME QUESTA SANTINA”. La mia santina – ricorda Quaranta – raffigurava Sant’Antonio da Padova. La formula l’ha letta il Fragapane ed io l’ho ripetuta e la puncitura fu con un ago e le nostre dita si unirono a sancire un patto di sangue. Eravamo soli nella sua masseria d Santa Elisabetta. Diventai così uomo d’onore e in quel momento stesso Fragapane mi diede il comando della famiglia mafiosa di Favara”.
Giuseppe Quaranta, come ammette egli stesso, riveste il suo ruolo di vertice nella famiglia mafiosa di Favara fino agli inizi del 2014. Continua il suo racconto, durante l’interrogatorio da parte dei magistrati della Dda, indicando nomi e cognomi de componenti della famiglia di Favara: “Vella Giuseppe, Pasquale Fanara, Valenti Stefano, Valenti Gerlando, Blando Giuseppe, Limblici Calogero, Pullara Luigi e Angelo Di Giovanni. Almeno questo succedeva nel periodo in cui c’ero io. L’unica famiglia mafiosa presente a Favara appartiene a Cosa nostra. Ci sono altri gruppi criminali che noi chiamiamo ‘Paraccari’ che hanno un capo e un sottocapo. Questi gruppi non hanno lo stesso potere di Cosa Nostra. Se devono fare attività criminali devono chiedere a noi di Cosa nostra. Un gruppo se ha i soldi si va a comprare la droga si gestisce il traffico da solo, indipendentemente da Cosa Nostra, cui non deve pagare nulla”. Giuseppe Quaranta dichiara di avere avuto rapporti con le famiglie mafiose San Biagio Platani, Cammarata, Giardina Gallotti, Catania, Enna, Palermo, ma anche con famiglie fuori dalla Sicilia